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Dalla redazione
mercoledì 22 luglio 2015

Alla scoperta del territorio del Piave

Un pomeriggio all'azienda Sandre

Lorena Ceolin


Un pomeriggio dedicato alla scoperta della DOC Piave. A ospitarci è stato Marco Sandre, viticoltore di Campodipietra che con passione, tenacia e scrupolosa ricerca conduce questa azienda di lunga tradizione.

Ci accoglie una tipica dimora rurale, con attorno una verde pianura tutta vitata. L'ordine è scrupoloso, ogni filare è decorato con una pianta di rose e un piccolo recinto con le caprette ci fa sentire in campagna.
Marco un giovane ragazzotto alto e vigoroso ci mette a proprio agio, ci trasmette semplicità nei modi ma grande competenza nel settore. A coadiuvarlo nella visita anche gli enologi Giorgio e Denis, che si occupano rispettivamente di vigna e di cantina.

La passeggiata inizia tra i filari di Marzemino: il sole è cocente e cerchiamo di mettere la massima attenzione alle informazioni che riceviamo. 30 sono gli ettari vitati, tutti di proprietà. Si tratta di viticoltura convenzionale e le bottiglie prodotte sono circa 100.000. Il terreno è di natura prevalentemente argillosa con degli strati di caranto, tipici di queste zone, ragion per cui tutti i vigneti sono dotati di impianto drenante per evitare ristagni d’acqua e favorire lo sviluppo delle radici della vite in profondità.

A ridosso dei vigneti di Cabernet ci sono i resti di una vecchia polveriera: il Piave e la storia sua storia si mescolano alla filosofia dell’azienda, che custodisce gelosamente le tradizioni tramandate da padre in figlio, ma che allo stesso tempo si rivolge all’utilizzo di moderne tecnologie.

L'azienda si avvale di vendemmia meccanizzata per tutta la produzione, attrezzature moderne e preciso controllo delle temperature durante tutte le fasi fermentative, lieviti selezionati, ma anche botti grandi (da 20 hl) e barrique (da 225 lt) per la sosta di qualche vino rosso e bianco.

Troviamo un po’ di ristoro proprio in cantina, avvolti dai profumi tipici della svinatura e del legno di rovere, per poi accomodarci nella colorata sala di degustazione dai toni caldi e dallo stile country.

Il primo vino che ci viene versato è un Manzoni bianco 2014, ottenuto da un vitigno autoctono, con fermentazione e maturazione in barrique. Già alla mescita apprezziamo il suo colore giallo paglierino con tenui riflessi verdi, una media consistenza e struttura. A naso colpiscono prima i profumi di mela e salvia, poi di albicocca e fiori di campo fusi ad una leggera nota vanigliata e a un ricordo di nocciola tostata. In bocca è secco, asciutto con un bel tenore alcolico dotato di buona acidità e piacevolezza. L’aggettivo con cui può essere identificato è affascinante.

Segue il Traminer Acini Bianchi 2014 (o traminer aromatico vinificato in acciaio e non filtrato) di un giallo paglierino luminoso e compatto. Un naso suadente che sfodera gradevoli note di pesca bianca, litchi, buccia di pompelmo, bergamotto, rosa, timo e cannella. Il sorso lo identifica, esuberante nel tenore alcolico, retrogusto amaricante tipico varietale. L’aggettivo che meglio lo descrive è elegante.

Passando ai rossi, la prima proposta è il Merlot DOC Piave 2013, vinificato e affinato in acciaio con uve 100% merlot. Il suo colore è rosso rubino intenso con riflessi violacei. Al naso lascia emergere dei piccoli frutti neri come il mirtillo, la mora, la marasca, mescolato ad un pot-pourri di petali di rosa e viola, cui seguono leggeri sentori di torrefazione e tabacco da pipa. Un vino ampio in bocca, di spessore, il tannino è evidente ma vellutato, la freschezza ci fa pensare ad una lunga longevità. Che dire, avvolgente e coinvolgente.

Ci viene poi versato il Cuor di Vigna 2010 (60% merlot, 35% cabernet Sauvignon, 5% cabernet Franc – maturazione per 27 mesi in botti grandi di rovere). Il colore è compatto e sfuma dal rosso rubino al violaceo. Inizialmente il naso è un po’ timido, non si concede subito, ma dopo qualche attimo e delle leggere roteazioni del bicchiere ecco esprimersi nella sua ampia complessità. È un tripudio di piccola frutta a bacca nera, mallo di noce, carruba e cardamomo. Si sentono le note speziate di chiodo di garofano, liquirizia e striature balsamiche e mentolate. In bocca si dona pieno, caldo, vellutato e persistente. Armonia e piacevolezza di beva: un rosso strepitoso.

Non poteva mancare il Raboso DOC Piave, vino storicamente importante per il riscatto che ha avuto negli anni, un emblema della DOC Piave, l’annata che ci viene proposta è il 2008; vendemmia quasi tardiva, affinamento in botti grandi e barrique per circa 30 mesi

Nel calice scorre veloce questo vino rosso rubino pieno, vivido e lucente. Si percepiscono prima le note eteree, i sentori balsamici e speziati di liquirizia e anice stellato, una lieve nota amaricante di china e rabarbaro, poi arriva il fruttato di ciliegia e ribes. In bocca è decisamente fresco, con adeguata morbidezza e tannini arrotondati, vino di grande spessore. Marco lo definisce come “un pugno di ferro in un guanto di velluto”, noi lo vogliamo ricordare come un vino intrigante.

Ed è il momento delle sorprese: Marco ci sfida con una bottiglia coperta, un vino da indovinare e noi non possiamo che accettare la sfida! Il calice si tinge di un nobile rosso granato, che scivola consistente sulle pareti del bicchiere, capiamo subito che è un vino importante.

Strepitosa intensità e meravigliosa complessità olfattiva. Ciliegia in confettura, frutti di bosco maturi, dolci note speziate e tostate, di torrefazione e di cacao, sfumature balsamiche, sentori minerali che ci riportano alla graffite. Non da meno la trama gustativa, invitante ed estremamente levigata, che appaga il palato e lo accompagna a lungo con ritorni di frutta e caffè. Un vino austero dal piglio maschile e in piena maturità, che ben si abbina a un petto d’anatra con salsa di prugne.

Il segreto è sciolto: la nostra esperienza gustativa termina con un Cuor di Vigna 2005.

Non poteva concludersi in miglior modo questo nostro appuntamento di approfondimento del territorio, grazie a Marco e a tutti i suoi collaboratori per averci ospitato e trasmesso l’impegno, l’entusiasmo e il coraggio di chi lavora in vigna.

 

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