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Dalla redazione
martedì 22 dicembre 2015

AIS Rovigo una lezione tra le vigne dell’Abbazia benedettina di Praglia

Il sapore antico di una vita monastica in un progetto enologico attuale vocato alla ricerca e alla qualità

Federica Fenzi


Una lezione in cantina all’Abbazia di Praglia a Teolo – Padova. I corsisti di primo livello, oltre al personale della delegazione, sono stati accompagnati nel loro itinerario formativo sul campo dal cantiniere Emanuele e dal responsabile commerciale Davide Ragno. La lezione inizia direttamente in vigna con una premessa storica: la fondazione dell’Abbazia benedettina di Praglia risale infatti all’XI sec e i primi documenti attinenti alle attività di vinificazione risalgono al 113, così nel tempo la produzione vitivinicola ha sempre accompagnato la vita della comunità monastica.
L'attenzione dei corsisti si è particolarmente focalizzata sui terreni (di medio impasto e limoso), sulle forme di allevamento (a guyot e a cordone speronato) e sulle diverse pratiche degli interventi in vigna. I monaci sono supportati da un agronomo e da un enologo e ai corsisti è stata trasmessa la consapevolezza di quanto una virtuosa pratica agricola debba rispettare l’ambiente ed i consumatori, portando a limitare e per quanto possibile evitare l’uso di prodotti chimici sia in vigna che in cantina.
A partire dal 2005 sono stati effettuati diversi reimpianti privilegiando vitigni tradizionali locali quali il moscato, la garganega, il raboso e il merlot. Tutto il gruppo percepisce dalle parole di chi li accompagna la presenza di tanta passione, sapienza e ricerca per arrivare a produrre diverse tipologie di vini fino ad arrivare ad un progetto enologico, nato una decina di anni fa, al fine di ottenere uno spumante metodo classico a base di raboso, chardonnay e garganega che ora, dopo la sboccatura riposa nel cuore dell’antica cantina di Praglia, ove è ancora visibile l’autentico pavimento del monastero. Lo spumante vedrà la luce tra dicembre e febbraio 2016.
Varie parti del monastero hanno fatto parte di un progetto di restauro coinvolgendo diversi spazi già un tempo adibiti a cantina. Quello che ha più affascinato i discenti in visita e che merita di essere menzionato è il “pozzo veneziano”, ove riposano le barrique di rovere. Questo era un pozzo costruito nel 1300 e in uso fino al 1920, utilizzato dai monaci per raccogliere l’acqua piovana proveniente dai tetti e dotato di un sistema particolare di filtrazione per rendere la stessa idonea al consumo ed essere così attinta dai monaci. La cisterna del pozzo a forma quasi quadrata con pareti di circa 12 metri è costituita da nove volte a crocera e in posizione centrale vi è il pozzo verticale che sale per sfociare all’esterno. Un luogo di un fascino particolare attiguo alla cantina a condizioni microclimatiche di temperatura e umidità costante, degno per il riposo del vino. Tra questi il vino rosso riserva “Decanus” e il vino bianco “Hora Prima” e i vini passiti. Dopo aver visto la zona dedicata all’imbottigliamento finalmente i corsisti arrivano alla sala dedicata alla degustazione dei vini. Così il Delegato e il Coordinatore della didattica hanno accompagnato i corsisti nella degustazione di alcuni vini, cercando il loro coinvolgimento attivo, sapendo che la lezione successiva riguardava la loro autovalutazione, comprensiva della prova della tecnica di degustazione. I due relatori si sono così intercalati tra un vino e l’altro nella seguente successione dei vini cercando di condividere con i corsisti le note più salienti e significative dell’analisi sensoriale, ovvero:
Colli Euganei Fior D’Arancio DOCG 2013 “Sollemnis”
Bianco delle Venezie IGT 2012 “Hora Prima”
Colli Euganei DOC Raboso 2014 “Rubidus”
Colli Euganei DOC Rosso 2012 “Decanus”
Moscato IGT Veneto Passito “Claustrum”
 

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