Assaggiato per voi
Dalla redazione
domenica 24 aprile 2016

I vini del ghiaccio

Un percorso degustativo tra le più diverse interpretazioni di Eiswein

Vanessa Olivo


Eiswein, Icewine, Vin de glace, Jégbor, Ľadové víno… tanti nomi per comunicare un tanto unico quanto raro vino, il “vino del ghiaccio”. Venerdì 22 aprile, il presidente AIS Trentino, Mariano Francesconi, ha accompagnato i presenti alla scoperta di queste diverse interpretazioni di icewine, condividendone la recente storia e toccandone i principali paesi produttori. Pare che la nascita di questi vini sia avvenuta nel 1794 in Franconia, precisamente nella città di Würzburg, quando un’inattesa gelata causò il congelamento delle uve. I viticoltori non si persero d’animo e provarono comunque a pigiarle ricavandone un mosto estremamente dolce e concentrato. La produzione degli eiswein rimase però casuale, tanto che dal 1875 al 1962 venne prodotto solo per dieci vendemmie. Grande merito per la diffusione e l’apprezzamento di questo vino spetta al dott. Hans Georg Ambrosi, conosciuto come il “padre dell’Eiswein”, che diede inizio ad alcune sperimentazioni già nel 1955 quando si trovava in Sud Africa per motivi di studio e che, al ritorno in Germania, fondò una cantina per produrlo, seguito poi da altri produttori, facendolo diventare un prodotto tipico del suo Paese, seppur le condizioni climatiche non ne garantiscano una produzione annuale. Negli anni iniziarono a produrlo anche il Canada, l’Austria, la Slovenia, l’Ungheria e l’Italia.

E’ facile capire perché non tutti possono permettersi di produrre gli Icewine. L’uva viene vendemmiata, rigorosamente a mano, nel periodo che va da metà dicembre a fine gennaio, e deve trovarsi congelata, ad una temperatura che va dai -7° ai -14°. Alla vendemmia deve seguire un’immediata pressatura per evitare innalzamenti di temperatura, tanto che molto spesso le presse si trovano all’aperto vicine ai vigneti. Fattore di grande influenza per l’ottenimento di vini dall’accattivante complessità è la durata dei valori sottozero, ovvero quante volte la temperatura scende sottozero prima di arrivare al congelamento delle uve. Riassumendo in poche parole: gli Icewine non sono per tutti, serve sì la mano sapiente dell’uomo, ma anche condizioni che la natura regala a pochi territori eletti. E quando la loro collaborazione è così sinergica, ci si può poi sedere davanti ad un calice ed apprezzarne appagati ciò che ci hanno regalato.

In degustazione:

  • Yarden - Golan Heights Winery – 2015 – gewurztraminer – Israele – 14%. Si inizia con un vino che non è un icewine, ma utile come termine di paragone in quanto in questo caso l’uva viene congelata artificialmente, ovvero viene conservata per un mese a -12° e poi pressata, processo definito crioestrazione. Il vino si presenta nel bicchiere di una tonalità che vira al giallo paglierino, di media consistenza, con profumi prevalentemente fruttati e floreali che ricordano la frutta esotica, una lieve nota agrumata e il gelsomino. Al palato gli zuccheri e l’acidità non sono invadenti, tanto che nel finale prende il sopravvento l’alcolicità.
  • Kracher – Eiswein Cuvée – 2012 – Welschriesling, Scheurebe, Pinot Gris – Austria Burgerland – 10,3%. Roteando il bicchiere appare evidente una consistenza maggiore del campione precedente, data da una carica zuccherina e glicerica più importante. Il colore è un bel giallo paglierino che vira al dorato, di grande lucentezza. Al naso vi è un’esplosione di frutta tropicale, di pesca bianca e di agrume ben integrate con una nota di zafferano e tiglio. Al palato si avvertono tutta la potenza zuccherina e la freschezza bel amalgamate tra loro.
  • Inniskillin – 2013 –Vidal – Canada Niagara Peninsula – 9,5%. L’affinamento sul legno conferisce a questo vino una tonalità lievemente ambrata ed una maggiore complessità olfattiva. Ricorda il mango, l’albicocca, il cedro, il miele di castagno, una nota vegetale muschiata quasi resinosa. In bocca la dolcezza e la freschezza sono ben integrate fra loro, di buona persistenza.
  • Château Belà – 2012 – Alibernet - Slovacchia Šturovo Region Mužla – 7%. Dal colore rosa chiaretto brillante, questo vino sprigiona sentori che ricordano l’ibisco e il lampone non ancora maturo. Nel primo impatto al palato risalta la dolcezza, ma subito dopo arriva una grande freschezza gustativa che prevale fino alla chiusura.
  • Weingut Manz – 2012 – Riesling – Germania – 7,15%. Il vino si presenta nel bicchiere di un colore giallo paglierino carico con sfumature oro-verde. Vino di grande personalità ed eleganza, conferma che il riesling è il vitigno d’elezione per questa tipologia di vini. Emerge con predominanza il sentore di idrocarburi tipico di questo vitigno, ma è mitigato da una nota vellutata e morbida, si confonde con aromi fruttati di pera, frutto della passione, uva passa e la pungenza di un sentore agrumato. Al palato è un connubio di dolcezza, freschezza e grande aromaticità.
  • Markus Molitor – 1992 – Riesling – Germania – 10%. Splendido colore giallo dorato di grande intensità e vivacità. Nel bicchiere rotea pesantemente, con notevole aderenza alle pareti. Al naso è intenso, esprime una buona verticalità. Emerge netto l’idrocarburo, mitigato da note burrose, richiami di frutta esotica e di zafferano, espressione della presenza di botrytis. Conferma al palato la ricchezza olfattiva, il gioco tra dolcezza, freschezza e sapidità è in perfetto equilibrio, regalando sul finale una leggera nota amaricante. Ottima persistenza.
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