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Dalla redazione
lunedì 26 settembre 2016

Albino Armani e Marano

Per il ciclo "Non ci credo se non bevo" Ais Verona ha incontrato Albino Armani nella nuovissima cantina di Marano di Valpolicella

Sonia Sandri


L’ultimo sabato di Agosto, in occasione dell’uscita ‘Non ci credo se non bevo’, organizzata dalla delegazione AIS di Verona, un gruppo entusiasta di Sommelier è stato ospite nella nuova cantina Albino Armani.

Per arrivare si percorre una lunga e tortuosa stradina, che si lascia alle spalle il paese di Marano di Valpolicella, si arriva così in località Camparol. Qui lo sguardo è catturato dal verde dei vigneti e dei boschi.
Ad accogliere il gruppo c’è il proprietario in persona, Albino, sguardo vivace, perspicace, modi gentili.

Racconta la storia della sua famiglia, un’avventura iniziata nel 1607, quattrocento anni di viticoltura. Parla della sua filosofia con una semplicità disarmante, ma con la consapevolezza di chi ha già ottenuto molti successi; diverse sono le tenute di proprietà, in Val d’Adige, in Vallagarina, nella Marca Trevigiana, nella Grave Friulana.
Ora si aggiunge una nuova stella alla sua galassia, fortemente voluta, vista  l’esperienza di circa 18 anni di vinificazione in Valpolicella. Tutto il progetto parte da un’idea molto chiara, nessun dettaglio lasciato al caso. Non si tratta solo di produrre ottimo vino, ma di farsi portavoce di una filosofia: l’uomo come parte della natura stessa, ne diventa anche il custode.

Rispetto della territorialità e delle tradizioni, ogni vino deve essere l’espressione del suo terroir. Acquistato il terreno circa 3 anni fa, la ex stalla è stata trasformata in cantina interrata eco-sostenibile, con l’impiego della tecnica dei micro pali, ed il bosco annesso è stato mantenuto integro. All’esterno pietra di Prun a vista. Sopra una splendida terrazza, un giardino pensile da cui scendono edera e rosmarino selvatico, che tra qualche anno ‘ingoieranno’ la struttura facendola diventare un tutt’uno col paesaggio circostante.

La vista da qui è uno spettacolo unico, si domina tutta la vallata, uno degli scorci tra i più suggestivi della Valpolicella Classica.

Non riuscirei a produrre vini in contesti diversi da questo”,  una frase spesso ripetuta da  Albino Armani; non è difficile da credere, sopratutto dopo aver fatto due passi nel vigneto e dopo aver visitato una parte del bosco ed il piccolo laghetto. Sintetizza in poche parole tutto l’amore per il territorio, l’amore per il bello e la natura. Prossimo obiettivo il ripristino del Vaio Cellane.

Oltre ai vigneti di proprietà, circa una decina di piccoli conferitori, tutti della zona di Marano, ai quali si sta cercando di trasferire pian piano la filosofia del biologico e del biodinamico. Vengono già praticate alcun tecniche in vigna, come quella della confusione sessuale e si sta passando all’utilizzo del sovescio.

Dopo la suggestiva visita alla cantina vera e propria, dove si trovano oltre alle botti anche dieci anfore per la maturazione del Valpolicella Ripasso, si prosegue con la degustazione, nell’ampia sala  con vista sulla vallata. Tutto il Valpolicella Superiore Ripasso prodotto fermenta in acciaio, svolge la malolattica in cemento, segue una maturazione del  30% in anfora per 6 mesi e poi botte grande.
L’anfora permette una microossigenazione senza cedere aromi. Le botti grandi sono state preferite alle barrique per lasciare integra l’identità del vino. Solitamente il Ripasso esce in commercio dopo 4 anni. I primi 3 bicchieri in degustazione sono un campione da cemento, uno da anfora e uno da botte.

Campione cemento - Ripasso Valpolicella Classico Superiore 2015: la veste rubino vivace di buona trasparenza anticipa un bouquet ricco di frutta rossa, ciliegia, marasca, che svela pian piano sentori floreali. Palato fresco e discreta sapidità sostenuti da una adeguata trama tannica.

Campione da Anfora  - Ripasso Valpolicella Classico Superiore 2015: colore rosso rubino di discreta trasparenza. Apre all’olfatto con sentori ben percepibili di marasca. Frutta rossa in primo piano seguita da soffi leggeri di viola. Il sorso è rotondo e piacevole, rispetto al precedente alcune spigolosità sono già smussate, pur mantenendo un tannino ancora molto vivo.

Campione da botte - Ripasso Valpolicella Classico Superiore 2015: rubino più compatto dei precedenti. Aprono le danze sentori di ciliegia e marasca sotto spirito, seguiti da note balsamiche e speziate che il contatto con il legno ha saputo regalare. Sorso pieno e gustoso adagiato su un tannino elegante ed una buona acidità.

A seguire la degustazione del Valpolicella Classico Superiore 2014.  

Solo acciaio e cemento, per questo vino rosso rubino vivace, che sorprende per la sua eleganza in un’annata considerata non certo tra le migliori della zona. All’olfatto il continuo rincorrersi delle tipiche note di ciliegia e marasca si intreccia a sentori di ribes rosso e soffi speziati e minerali. Al gusto l’acidità dell’uva d’alta collina rende il sorso fresco e piacevole, una discreta sapidità ed un tannino elegante completano il quadro gustativo. Finale lungo con ritorni di buccia d’arancia.

Assaggi difficili da dimenticare, non facili da interpretare, ma che danno l’idea dei vini di questa zona, figli di un’uva prodotta da vigneti posti dai 350 m.slm. ai 500 m.slm, con una acidità elevata capace di regalare ai vini un’ottima freschezza.

Sono vini che riflettono il terroir e l’animo di chi li produce. L’uomo al centro della scena, l’uomo e madre natura, l’uomo che trasforma senza stravolgere. Si conclude la visita salendo in terrazza, o meglio sul giardino/terrazza: una vista mozzafiato, pane e affettati da condividere, l’ultimo calice di vino...impossibile non lasciarsi scappare un sorriso!

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