Assaggiato per voi
Dalla redazione
venerdì 28 ottobre 2016

Brunello Riserva Poggio all’Oro - la verticale

Il cru di Castello Banfi, prodotto solo in annate speciali, ha offerto una magnifica prova di carattere in una degustazione che ha raccolto 20 anni in 6 bicchieri

Corinna Gianesini


Il Brunello Riserva Poggio all’Oro di Castello Banfi è stato il protagonista di una serata esclusiva in cui un ristretto numero di fortunati sommelier della delegazione di Verona ha potuto gustarlo in una verticale guidata da Jgor Marini, brand manager del gruppo Banfi e collega sommelier della nostra delegazione. La location è l’elegante ristorante Maffei, in piazza delle Erbe, nel centro di Verona. La Delegazione di Verona ha voluto inaugurare così la prima di una serie di serate che avranno come protagonista un importante vino italiano e la sua evoluzione nel tempo.

Prima di affrontare la verticale, Jgor ci racconta la storia di Harry e John Mariani, due fratelli italoamericani alla riscoperta delle proprie origini, che con il supporto tecnico dell’enologo Ezio Rivella fondarono l’azienda nel 1978. Non erano tempi facili, la Toscana all’epoca era un insieme di piccoli proprietari terrieri che lavoravano per il commercio locale, distante anni luce dalla ribalta dei supertuscans. L’ingresso di investitori così potenti era considerata una minaccia. Ma i fratelli non si fecero intimidire e acquisirono anno dopo anno sempre più terreni, tutti adiacenti. La cantina, la cui costruzione ha impiegato 3 anni di lavoro incessante, era concepita in modo avvenieristico e dotata perfino di un asilo nido. Molto moderno era lo stesso approccio all’agricoltura: all’inizio degli anni Ottanta venne eseguito un ampio studio di zonazione, vinificando le singole parcelle. Nel 1983 Attilio Scienza, attraverso uno studio minuzioso che coinvolgeva più di 600 cloni di sangiovese, individuò i 15 biotipi più adatti alla filosofia produttiva dell’azienda che sono tuttora in uso.

L’azienda oggi si estende per 2830 ettari accorpati, vitati per un terzo della superficie, di cui 170 destinati alla produzione di Brunello. Nel mezzo dell’enorme tenuta sta il Castello di Poggio alle Mura, un imponente edificio del 1300, ora quartier generale dell’azienda. Sentendo parlare Igor si ha l’impressione che, nonostante le grandi dimensioni dell’azienda, a Castello Banfi ogni aspetto della produzione sia curato con minuzia: la cernita degli acini prima della pigiatura, la selezione dei legni, l’importanza della tecnologia nelle lavorazioni, l’attenzione per ridurre al minimo l’impatto ambientale.

Ma veniamo finalmente al vero protagonista della serata. Poggio all’Oro è un cru, posto nella zona settentrionale della Tenuta Banfi, coltivato unicamente con 3 diversi cloni di Sangiovese, con un’età media delle vigne di 25 anni. Il terreno, posto a 250 mt slm è calcareo, ricco di scheletro e ben drenato. Questo vino viene prodotto solo nelle annate ritenute adatte dall’azienda. Dei 6 millesimi proposti nella verticale 5 hanno fermentato in acciaio per circa 15 giorni.

L‘annata più recente, la 2010, ha fermentato all’interno dell’innovativo tino troncoconico Horizon, un tino in legno con fondo e cima in acciaio. L’affinamento è invece è stato lo stesso per per tutte le annate: barrique per almeno 30 mesi e poi in bottiglia per altri 12-18 mesi.

Rompiamo il ghiaccio con il millesimo 2010. Il colore è un velluto rosso. All’olfatto è subito coinvolgente, in un girotondo di frutta croccante, note speziate e arancia rossa. Al palato è decisamente fresco, fa salivare, ma appena si allarga in bocca arriva il tannino, deciso ma non ruvido, a chiudere il sorso. E’ già un vino godibile, ma alla luce degli assaggi successivi ha ancora molta strada da fare. #bevibilità

Il successivo assaggio è Poggio all’Oro 2006. I fugaci sentori ematici dell’apertura lasciano spazio velocemente ad un ventaglio vegetale che spazia dalle note più balsamiche, alle erbe aromatiche fino alla paglia secca. Quello che colpisce è però un sentore succoso di prugna che invita decisamente alla beva. Al palato mostra tutta la sua eleganza, in un sorso vellutato e succoso al tempo stesso, asciugato dolcemente dai tannini. #fascino

Facciamo ancora un passo indietro nel tempo e questa volta passiamo il secolo per degustare il Brunello Riserva dell’annata 1997. All’olfatto si avvertono note di fieno e prugna disidratata, su un sottofondo sapido deciso, un humami che libera poi un lieve sentore ematico. E’ un vino molto serio, con un tannino deciso e persistente che lascia la bocca asciutta, quasi neutra, con una scia di tabacco da pipa sul finale, insieme ad una persistente scia sapida. #austerità

Questo viaggio nel tempo a suon di Brunello ci conquista sempre più e ora è il turno del millesimo 1995. L’olfatto è dominato da sentori dolci-amari che ricordano l’arancia rossa, la moka, il caffè zuccherato, il sacco di juta. L’opulenza dell’olfatto nasconde un palato molto sobrio. Il sorso è nitido, deterso perfettamente dal tannino. Montalcino in un bicchiere. #tradizione

Ancora un salto all’indietro e nostro prossimo assaggio è il millesimo 1993. L’apertura all’olfatto è piuttosto scura, con un sentore di liquirizia in apertura, poi humami e sentore di fungo secco. Solo successivamente trova spazio un lieve sentore di fiori secchi. Al palato conferma tutta la sapidità immaginata al naso, e stimola molto la salivazione. Il tannino è molto fine e tiene bene a bada l’alcolicità. Dopo la deglutizione rimane un piacevole sentore di sigaro. #sapidità

E siamo giunti all’ultima bottiglia, Poggio all’Oro 1990. Nel bicchiere il vino si presenta di un vivido rosso aranciato. L’olfatto è subito conquistato da un insieme complesso di sensazioni in cui i sentori fruttati di prugna secca si fondono perfettamente il petalo di viola essiccato, le note di sigaro toscano ed i ricordi di arancia rossa. Al palato l’acidità è ancora viva, la trama tannica è avvolgente e delicata, perfettamente integrata con la sapidità e l’alcolicità. Una prova di estremo equilibrio e di grande vitalità. #emozione

Questa verticale ha messo in luce aspetti diversi del Brunello Riserva Poggio all’Oro, con delle differenze evidenti che rispecchiano le diverse annate. La caratteristica comune che è emersa è il carattere forte di questo vino, capace di affrontare con pazienza lo scorrere del tempo e che esige da noi la stessa pazienza per degustarlo al meglio delle sue potenzialità.

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