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Dalla redazione
mercoledì 7 dicembre 2016

La Ribera del Duero

La Delegazione di Verona ha ospitato un'ampia e interessante degustazione che ha svelato l'anima dei vini della regione spagnola

Enrica Girelli


Un fiume leggendario, il Duero. Per i pellegrini che nel Medioevo giungevano fin qui, la vista delle sue acque era il segno che la meta, la città di Santiago de Compostela, era vicina. Ed erano prossimi anche i conventi benedettini che, oltre a offrire ristoro ai viandanti, erano dediti alla coltivazione della vite. La regione vitivinicola della Ribera del Duero, nella regione di Castilla Y Leon, ha dunque radici molto antiche. Una Spagna profonda e caratteristica esplorata dalla Delegazione di Verona con la guida del collega Carlos Juste Rossini e di Leon Herrera, console economico e commerciale dell’ambasciata iberica.

Ci troviamo nell’area della Meseta Central. Qui per sfidare altitudini montane, mai inferiori ai 500 mt slm, serve un vitigno di gran carattere qual è il Tempranillo, localmente chiamato Tinto Fino. La sua buccia spessa possiede una carica antocianica e tannica che solo il tempo e l’uso sapiente del legno riescono a domare.

A metà dell’Ottocento, il Tinto Fino incontra i tre vitigni principi dello stile bordolese. Le prime barbatelle di Cabernet e Merlot vengono importate da Don Chaves, enologo di Bodega Vega Sicilia, incuriosito dall’idea di produrre in quella regione vini dallo stile francese. Una scommessa che prende il nome di un vino, l’Unico, riconosciuto tutt’ora tra i più longevi e prestigiosi al mondo assieme, al Tinto Pesquera creato da Alejandro Fernandez quasi un secolo dopo.

Queste eccellenze enologiche non derivano solo dall’intuito dei loro creatori, ma sono anche l’espressione più vera della Ribera del Duero, del suo terreno scistoso e calcareo, delle importanti escursioni termiche, di viti molto vecchie e resistenti dalle rese piuttosto basse. Queste peculiarità sono finalmente riconosciute con l’attribuzione della Denominacion de Origen nel 1982: uno stimolo per i suoi produttori ad elevare il livello qualitativo e ad aprirsi al mercato esterno.

La degustazione proposta alla sala è una variazione sul tema del Tinto Fino. Dieci interpretazioni, accomunate dal colore, intenso e denso. Ad eccezione della prima: un singolare rosato vendemmia 2013 di Dominio del Aguila, la cui maturazione in legno crea un intrigante gioco tra speziature e sapidità. Seguono alcuni Tinto Joven, che prevedono un affinamento di massimo 12 mesi, come ad esempio il Protos Roble: tannino potente accompagnato da una freschezza che lascia ben intuire le potenzialità evolutive di questo vitigno. I Crianza, con un affinamento che può variare dai 12 ai 24 mesi, lasciano spazio alla mano dell’enologo nel domare la trama tannica di un vino che pare non voler mai uscire dalla sua adolescenza. Ne sono alcuni esempi Emilio Moro, Fuentespina di Avelino Vegas e Penafalcòn Siglo XI.  Vini che, una volta versati nel bicchiere, possono accompagnare una serata intera, aprendosi a nuove fragranze  e sensazioni, proprio come il ventaglio di una ballerina di Flamenco.

Un doveroso ringraziamento da parte della Delegazione di Verona al Consorzio di Tutela della D.O. Ribera del Duero, a Carlos Juste Rossini  e al Console Leon Herrera che hanno permesso di realizzare questa degustazione.

Le foto dell'evento sono visibili all'album Flickr:  https://www.flickr.com/photos/aisverona/sets/72157676759979916

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