Carnet di viaggio
Dalla redazione
giovedì 26 gennaio 2017

La raffinatezza del buon gusto

La delegazione di Venezia in visita alla Tenuta San Leonardo, storica realtà della Vallagarina

Vanessa Olivo


Tra le montagne della Vallagarina si trova una delle realtà vinicole più importanti e apprezzate nel panorama internazionale: Tenuta San Leonardo. Man mano che ci avviciniamo la possiamo ammirare immersa nella natura, circondata da circa 270 ettari di bosco e abbracciata dai Monti Lessini che la proteggono dai freddi venti del nord. Varchiamo il cancello posto sulle mura medioevali oltre il quale si apre un suggestivo viale innevato dove ci accoglie Fulvio Rimini, responsabile commerciale dell’azienda, pronto a guidarci alla scoperta di questa nobile realtà. Camminiamo tra la neve e i vigneti, passando a fianco della bellissima Villa de Gresti, e nel fascino di questo paesaggio ci vengono raccontate la storia e la filosofia della Tenuta. Una storia iniziata verso la fine del ‘700, quando la famiglia de Gresti, che divenne poi Guerrieri Gonzaga, la acquistò dalla Curia. La svolta vinicola arrivò solo alla fine degli anni Sessanta, quando il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga prese in mano le redini dell’azienda di famiglia. Gli studi presso la scuola enologica di Losanna, diversi viaggi formativi in Francia e in Toscana, l’esperienza a Tenuta San Guido affiancato dal marchese Mario Incisa della Rocchetta, la riorganizzazione dei vigneti della Tenuta, sono stati gli ingredienti che gli permisero di esordire nel 1982 con la prima vendemmia che avrebbe poi portato alla creazione del vino più conosciuto dell’azienda, il San Leonardo. Nel 1985 iniziò la collaborazione che durò fino al 1999 con Giacomo Tachis, grande enologo italiano, grazie al quale vennero attuati ulteriori accorgimenti atti ad accrescere il potenziale del San Leonardo.

La visita prosegue in cantina, dalle vasche di fermentazione rigorosamente in cemento, alla suggestiva barricaia, per poi arrivare al museo ricavato in un antico granaio dove vengono custoditi gli attrezzi utilizzati nel tempo per le attività agricole svolte nella Tenuta e l’archivio storico di documenti risalenti fino al 1500. Adiacente alla cantina si può ammirare la chiesa dedicata al Culto di San Leonard de Noblac, protettore dei prigionieri, costruita nel 940 e affrescata dai frati crociferi nel 1200.

La sala degustazione ci attende e ci raggiunge il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga per assaggiare questi grandi vini.

Iniziamo con Terre 2013, vol. 12,5%, uvaggio di merlot, cabernet sauvignon e carmenère che si presenta nel calice di un colore rosso rubino sprigionando profumi di frutta rossa matura, ciliegia e prugna, un tocco erbaceo e una buona speziatura. Al palato regala una buona freschezza gustativa che ben si accompagna con un tannino elegante e una discreta morbidezza.

Il secondo vino è il Villa Gresti 2011, vol. 13%, blend di merlot e carmènere, esprime sentori di ribes e mirtillo, accompagnati da una nota di vaniglia e la speziatura del tabacco. All’assaggio freschezza, morbidezza e un tannino evoluto si fondono in un perfetto equilibrio di grande persistenza.

Ci aspetta poi una verticale del vino di punta dell’azienda, il San Leonardo, taglio bordolese di cabernet sauvignon, carmenère e merlot. La prima annata, 2011, sfoggia un bel colore rosso rubino con riflessi che virano al granato. All’esame olfattivo si avvertono frutti di bosco, confettura di prugna, note leggermente balsamiche, cioccolato, vaniglia e rabarbaro. Il sorso è pieno, deciso, con un tannino setoso e un’elegante struttura. Scopriamo l’annata 2000, caratterizzata da una delle estati più asciutte, dove la parte fruttata dei profumi ha ceduto un po’ il passo a sentori prevalentemente terziari, note eteree, china e tabacco. Al palato mantiene un buon equilibrio gusto olfattivo, di buona persistenza. Ma il millesimo che più stupisce è il 1999: il colore ha mantenuto la vivacità nel suo rosso rubino tendente al granato, mentre la complessità olfattiva spazia tra note di mora e mirtillo, sottobosco, tabacco dolce, vaniglia, fiori secchi, eucalipto e sentori vegetali. Il sorso è vitale e polposo, ben presenti freschezza, sapidità e un tannino evoluto che si legano sinergicamente a morbidezza e calore rivelando grande struttura. Nel finale chiude con grande persistenza, regalando sensazioni retronasali che ricordano i sentori fruttati avvertiti all’analisi olfattiva.

 

[foto di Bruno Bellato]

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