Vanessa Olivo
Una sala gremita di persone ha partecipato martedì 7 marzo ad una serata dove Vito D’Amanti, docente AIS, con grande competenza ha intrapreso un percorso sensoriale attraverso le più diverse tipologie di uno dei vitigni più diffusi al mondo: il moscato. Una famiglia numerosa e diversificata quella dei moscati, il cui filo comune è l’aromaticità del profumo che ricorda, appunto, le note muschiate (muscum). Un dibattito controverso durato decenni ruota intorno alla sua terra di origine e diverse ricerche hanno cercato di classificarne i tanti biotipi, vuoi per la forma della foglia, vuoi per il sapore, fino ad arrivare in tempi più recenti all’utilizzo combinato di metodologie ampelografiche, chimiche e biomolecolari. L’ipotesi più attendibile è che il moscato giallo o sirio partendo dal Caucaso sia arrivato in Grecia dove per mutazione spontanea ha dato origine al moscato bianco. Quest’ultimo, seguendo le rotte commerciali, è sbarcato in Egitto generando il moscato di Alessandria. Partendo quindi da queste tre varietà, il moscato si è diffuso lungo tutto il bacino del Mare Mediterraneo, dando origine a nuovi cloni: dal moscato fior d’arancio al moscatello nero, dal moscato rosa al moscato d’Amburgo e molti altri.
In degustazione una selezione di moscati provenienti da diversi biotipi e zone d’Italia e del mondo:
[foto di Bruno Bellato]