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Dalla redazione
lunedì 29 gennaio 2018

Riedel: ad ogni vino il suo calice

Serata di approfondimento con Georg Riedel per scoprire come il calice influisca sull’emozionalità del vino

Vanessa Olivo


Uno dei grandi dilemmi che si trovano ad affrontare gli amanti del vino di fronte a una bottiglia è la scelta del bicchiere giusto, quello che si incastra alla perfezione valorizzandone al meglio le caratteristiche organolettiche e varietali. Chi meglio di Georg Riedel, patron dell’omonima azienda austriaca, poteva accompagnarci in un viaggio sensoriale legato al mondo dei calici di cristallo? Un’opportunità unica dedicata in primis ai Degustatori Ufficiali e agli appartenenti al Gruppo Servizi che, nella serata del 17 gennaio, ha raccolto l’adesione di oltre 100 sommelier AIS al Novotel di Mestre. Ogni postazione è stata accuratamente preparata con disposto il tasting set di 3 calici della linea Riedel Veritas, in ordine: Pinor Noir New World, Sirah Old World e Cabernet/Merlot. A questi si affiancava un quarto bicchiere, dedicato alla “bollicina” sorpresa di fine serata.

La scelta del calice giusto si basa su una questione di fisica, ovvero di come la forma del calice possa influenzare lo scorrere di un liquido nella cavità orale e, di conseguenza, il gusto e il retrogusto dello stesso, non influendo naturalmente sulla chimica, dato che la composizione del vino non cambia. Proprio per comprendere al meglio questo passaggio, l’approccio ai calici Riedel è iniziato testandoli con un liquido neutro, dell’acqua molto fredda: nel primo calice la sensazione tattile di freschezza si avverte per lo più sulla punta della lingua, nel secondo alla parte posteriore mentre nel terzo si allarga a tutta la bocca.

Con questa premessa si è potuto intraprendere l’assaggio dei vini, dove la chiave della degustazione è stata percepire le diversità organolettiche legate al differente impatto dei tre calici.

Il primo vino in degustazione è il Santa Lucia Highlands Pinot Noir 2015 – Gallo Signature Series (USA). Il primo calice (Pinor Noir New World) esalta le sensazioni floreali e fruttate con un accenno di note vegetali. Al palato spicca l’equilibrio tra la freschezza e morbidezza, regalando un finale che ricalca le note fruttate avvertite all’olfatto. Nel terzo calice (Cabernet/Merlot) la qualità del profumo cambia, risaltano le note vegetali, mentre al sorso domina la freschezza accompagnata da un tannino più incisivo. Nel secondo calice (Sirah Old World) viene messa in risalto la mineralità del vino, non avvertita nei campioni precedenti, che risulta dominante sia dal punto di vista olfattivo che gusto-olfattivo.

Provando l’abbinamento del Pinot Nero nel primo calice con il cioccolato bianco Lindt secondo Georg Riedel si può parlare di “flirt”, quasi un incontro tra questi due sapori diversi che si studiano a vicenda, mentre utilizzando il terzo bicchiere il vino predomina nettamente sul cioccolato finendo con una nota amaricante.

Con il secondo vino, Bin 128 Coonawarra Shiraz 2014 – Penfolds (Australia), proviamo un esperimento in più assaggiandolo dal bicchiere di plastica dove, pur non sprigionando profumi, regala al palato una piacevole prevalenza di sensazioni morbide. Nel terzo calice i profumi sono polverosi, cupi, mentre al gusto spicca una nota amarognola e finisce con un aroma sassoso. Nel primo calice è ancora più marcata un’amara nota tannica che risulta sgradita. Si può paradossalmente dire che il sorso migliore di questi tre ce l’ha regalato il bicchiere di plastica (!). Il secondo calice, invece, accentua i profumi di ciliegia, liquirizia e cannella. Al palato vi è una sensazione tattile di cremosità, la nota tannica è ridimensionata e piacevole, il retrogusto morbido e fruttato.

Abbinando il cioccolato fondente con peperoncino Lindt con il vino nel secondo bicchiere, la sensazione piccante si amplifica piacevolmente. Un abbinamento che, come definito da Georg Riedel, regala i fuochi d’artificio.

Il terzo vino, Napa Valley Cabernet Sauvignon 2013 – Robert Mondavi (USA), assaggiato nel primo bicchiere vede esaltati i profumi balsamici di menta ed eucalipto, mentre al palato primeggia un tannino troppo irruento. Nel secondo calice il tannino è più mansueto, prevalgono note morbide e fruttate, tanto da far pensare a un’annata più vecchia. Nel terzo calice l’impatto olfattivo è meno intenso ma più complesso, spaziando tra note fruttate, floreali, speziate e vegetali. Al palato è morbido e vellutato, la nota tannica è ben integrata con la struttura del vino e risulta meno invasiva. L’abbinamento di questo calice con il cioccolato fondente 70% Lindt si può definire, secondo Georg Riedel, un matrimonio d’amore.

Ma dopo tre vini rossi è il momento di svelare la sorpresa finale, la “bollicina che non ti aspetti”, ovvero la Coca Cola in bottiglia di vetro. Assaggiando direttamente dalla bottiglia si avverte la dolcezza, la bollicina esplode immediatamente al palato ma svanisce subito. Nel bicchiere di plastica, invece, emergono profumi di limone e cedro, mentre al sorso risulta meno dolce, più minerale con una percezione dell’anidride carbonica dimezzata rispetto al precedente. E ora è il momento del bicchiere Riedel appositamente creato per la famosa azienda di Atlanta: i profumi ora ricalcano l’arancia, la bollicina risulta più piccola e cremosa, e ben si sposa con la cioccolata fondente Orange Intense Lindt.

Una serata che ha senz’altro rivoluzionato il modo di molti di porre attenzione non solo, come siamo abituati, al contenuto del bicchiere, ma anche all’impatto che ha il bicchiere stesso sull’emozione che un vino può dare.

 

[foto di Bruno Bellato]

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