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Dalla redazione
sabato 10 marzo 2018

MASO VALLAROM

I Vini di Filippo Scienza

Giulio Fanton


La bassa Vallagarina è un’area privilegiata per la coltura della vite. Ristretta fra i Lessini da un lato e il Monte Baldo dall’altro, è caratterizzata da depositi alluvionali e terrazzi fluviali argillosi, con suoli poco profondi e scheletro abbondante.

Anche il microclima è peculiare, grazie all’influenza di venti periodici giornalieri che risalgono dalla pianura padana o scendono dalle Alpi.

La presenza della vite qui è documentata da oltre mille anni, dall’epoca in cui fu eretto il castello di Avio, con il quale i Conti di Castelbarco controllavano la valle dell’Adige. Nel 1300, le difese della valle vennero rinforzate con una torre di avvistamento posta sul lato sinistro del fiume, in faccia al castello. Nei secoli la torre andò incontro ad alterne vicende – si racconta che nel 1600 fosse tana di briganti che taglieggiavano i viandanti – finché assunse la fisionomia di un maso, nominato Vallarom a ricordare l’oscuro vallone che lo sovrasta.

Nel 1963 il maso fu acquistato dalla famiglia Scienza e dal 1998 l'azienda è condotta da Filippo Scienza, subentrato ai nonni dopo anni di studi agronomici ed enologici ed esperienze in Italia e all'estero. Diciassette ettari, di cui sette vitati, disposti lungo un conoide calcareo-dolomitico disseminato di frammenti piroclastici e sulle terrazze fluviali argillose di fondo valle.

La filosofia produttiva di Filippo è riassunta in poche parole e tanto lavoro: coltivazione biologica, sostenibilità ambientale, grande lavoro in vigna e interventi minimi in cantina, basse rese, trasparenza.

Nella sua proprietà ha preservato ampie superfici boschive e tra un vigneto e l'altro ha lasciato zone incolte con vegetazione spontanea per spezzare la monocoltura e favorire la biodiversità. È attento a ridurre il compattamento del terreno nell’interfila. Usa solo rame e zolfo, irrorando con concentratori che limitano sensibilmente la quantità di acqua rispetto ai tradizionali atomizzatori e facendolo solo in condizioni climatiche favorevoli, cioè in assenza di vento, con le temperature miti della sera e con le foglie asciutte. Ha abbandonato la concimazione chimica a favore di quella organica, per passare negli ultimi anni a quella vegetale: sovescio e trinciato di sarmenti. Utilizza la "confusione sessuale" per combattere gli insetti nocivi.

La vendemmia è manuale e l’uva ammostata rapidamente grazie anche alla disposizione delle vigne intorno al maso. In cantina, la fermentazione è lasciata ai lieviti indigeni e ai batteri lattici spontanei.

Filippo Scienza produce in media 66.000 bottiglie con etichette di vini bianchi, rossi e spumanti. Nel corso di una recente visita di AIS Verona, i partecipanti hanno potuto assaggiarne quattro: Vo’ dosaggio zero, Trentatrè, Foglia Frastagliata, Fuflus.

All’assaggio, denominatore comune dei vini è apparso il frutto maturo, la nettezza dei sentori, la totale assenza di zuccheri residui, l’eleganza e la bevibilità.

Vo’ dosaggio zero. 100% chardonnay senza annata. Si presenta con spuma vivace e cremosa e bella veste paglierina. Intenso all’olfatto con sentori di miele millefiori spalmato su crosta di pane, di sambuco, pesca nettarina e mela gialla. Fresco e avvolgente, chiude lungamente e in dolcezza. Ottimo aperitivo, può accompagnare delicati risotti e carni bianche, oltre a crostacei e pesci magri.

Trentatrè 2016. Uvaggio di moscato giallo (50%), nosiola (40%), verdealbara (10%). La curiosità è il verdealbara, vitigno rustico a bacca bianca della bassa Vallagarina un tempo relegato a produrre vino da taglio. La veste è paglierino chiaro. Colpiscono piacevolmente i sentori del moscato - albicocca, melone, salvia – che si ritrovano anche in bocca assieme a quelli agrumati del verdealbara. Abbastanza persistente, chiude con noti dolci di mandorla fresca. Ideale sugli 8-10°C, degustato in un tardo pomeriggio estivo.

Lambrusco Foglia Frastagliata 2016. 100% lambrusco foglia frastagliata. L’interpretazione che Federico Scienza dà di questo vino è di elegante rusticità. Si veste di rosso rubino vivace ancora illuminato di riflessi porpora. I profumi sono freschi e puliti: domina un erbaceo maturo che rinvigorisce i piccoli frutti e la spezia pungente. Entra in bocca con tannini vigorosi, un po’ selvatici, sapori di uva e di frutti di bosco croccanti. Chiama a sé la grassezza della mortandela, la leggera untuosità del tortel di patate e l’aromaticità della carne salada alla piastra.

Fuflus 2011. Uvaggio di cabernet sauvignon (40%), syrah (20%), merlot (20%), cabernet franc (20%). Si presenta denso con veste granato. Avvolge il naso di frutta matura (ciliegia, prugna appassita), pepe nero, tabacco, cioccolato e sbuffi balsamici che ricordano la menta. Al sorso, tannino vellutato e gentile, dolce freschezza in equilibrio con l’alcol e la morbidezza. La persistenza è lunghissima e rotonda. Mette voglia di un filetto al pepe verde o di bocconcini di cinghiale in salmì con purè di topinambur.

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