Wine Experience
Dalla redazione
domenica 15 marzo 2015

Roberto Cipresso, Malbec e tango argentino

Un successo per Ais Vicenza la serata del 12 marzo al Viest Hotel di Vicenza

Raffaella Zanovello


Lo scorso 12 marzo abbiamo vissuto in diretta dall'Argentina la vendemmia 2015, con la partecipazione di Roberto Cipresso che ci guidato attraverso una degustazione unica nel suo genere. Un'esperienza speciale, con i vini assaggiati in contemporanea da due parti diverse del mondo. Una grande serata ricca di emozioni e di cultura. Un viaggio verso l'Argentina quasi onirico, grazie alla bellezza delle immagini, alla seduzione dei maestri di tango Silvia Libondi e Andrea Schiavo e al calore dei vini in degustazione. Ospite per l'occasione, il presidente di Ais Veneto Marco Aldegheri, assieme a Roberta Moresco e a Gianfranco Cipresso, fratello di Roberto.

Federico Bruera, wine ambassador di importanti cantine sud-americane, ha aperto la serata con una panoramica sul grande territorio di Mendoza, a ridosso dell'importante Cordigliera delle Ande. Una zona con grandi differenze climatiche, di terreno, e vigneti di malbec ancora su piede franco. Subito dopo è stata la volta di Roberto Cipresso, direttamente dal vigneto per i primi saluti. «C'è una suggestione fortissima che si respira in questo luogo - spiega Roberto, sorridente ma al tempo stesso emozionato per l'occasione -. Qui il senso del "fare vino" riporta ai momenti drammatici dell'esodo di moltissimi italiani, che sono partiti con la valigia di cartone legata con lo spago e sono giunti qui per costruirsi una nuova vita, mantenendo però lo spirito italiano. Il malbec è un'uva presente in Francia, che ha note dure, crude, amare e che ha bisogno di tempo per smussare l'aggressività. Qui in Argentina il malbec si è ben acclimatato alla forte luce ed è diventato più armonico. Un vitigno che in 200 anni è mutato pian piano e che è diventato la bandiera di questa terra. Produce un'uva che sa ben raccontare l'uomo che la gestisce. Da qui sono partito per fare vini da terroir, non certo vini da Nuovo Mondo stile Hollywood».

Per ogni vino portato in degustazione, Roberto Cipresso si spostava dalla vigna alla veranda, dalla cantina alla bottaia, mostrandoci in quale meraviglioso posto in cui si trovava. Cipresso ha aperto con noi ogni bottiglia, ha annusato e assaggiato con il sorriso, donandoci una sua personale versione degustativa, fatta di passione, di impegno e di soddisfazione.

Malbec Mendoza 2011, un vino che ha conquistato il mercato americano. «Al naso è romantico, tabacco nero da sigaro, note cupe, di grafite. In bocca è coerente con l'esame olfattivo, vivo e vibrante. Ricorda lo spirito delle nostre case ed è la chiave d'accesso per capire meglio gli altri vini».

Quimera 2010, un blend, un sogno. «Un'alchimia nell'assemblaggio, finalizzato ad individuare un nuovo gusto, un vino d'autore. Al naso ricorda un po' l'Europa, perché la prima nota che arriva è quella della ciliegia. Un vino che dà soddisfazione per la lunghezza, in cui non si riesce a capire dove comincia un'uva che partecipa a questo blend e dove finisce un'altra».

Malbec Finca Mirador 2010, da un vigneto speciale. «Questo è un vigneto vecchio, un grande cru (finca) che esisteva prima del trattore. Qui c'è lo spirito e la ricerca che appartiene soltanto a chi coglie l'essenza del vino e il luogo dove è prodotto. Un vino che cambia in ogni minuto, un'esperienza che richiede tempo. Tanta emozione».

Malbec Finca Bella Vista 2011, un prodotto che come gli altri ottiene sempre altissimi punteggi e che racconta l'Argentina di un altro tempo. «Siamo nella strada più antica del vino, perché un tempo i vigneti si piantavano al limite delle strade. È un vino che raccoglie il diverso ecosistema donando un misto di frutta rossa e nera, con un'espressione balsamica forte. Ha tutto questo vino: volume, cremosità, è vellutato con un ricordo anche di liquirizia. È un po' più ruffiano, più sexy come dicono gli americani, e infatti ha avuto 98 punti negli Stati Uniti».

Malbec Finca Altamira 2012, rese molto basse e poche bottiglie. «Coltivato in una zona "di moda" per il malbec, tra i 1000 e i 1400 metri di altitudine, vicino alla Cordigliera delle Ande. Ho visto questo vigneto abbandonato, con l'erba era più alta delle viti secolari. Sono rimasto colpito e scosso. Volevo comprare il vigneto ad occhi chiusi e a pochi soldi. E qui è iniziata un'avventura di grande successo. Il vino sembra un estratto di mirtillo, con una nota balsamica che è come un colpo di frusta al naso. Note di frutta, di cioccomenta, molta salivazione. 99 punti».

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