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Dalla redazione
lunedì 21 gennaio 2019

Pinot grigio delle Venezie

l’Italian Style riconosciuto dal mondo ma sconosciuto dagli italiani

Fabio Poli


Parafrasando una rubrica di una nota rivista di enigmistica forse non tutti sanno che l’Italia è il primo produttore al mondo di Pinot grigio, con il 43% dell’intera superficie viticola del pianeta; a sua volta, l’85% della produzione nazionale è prodotta nel solo Triveneto. Curiosamente Pinot grigio, Pinot bianco e carmenère, pur avendo avuto origine in Francia, hanno poi raccolto il successo anche internazionale per la coltivazione in Italia e sono stati, per la verità soprattutto i secondi due, pressoché dimenticati dai francesi. Se chiedessimo poi ad uno statunitense di cultura enogastronomica media un nome di un vino italiano, o addirittura che gli ricordi Venezia, complice sicuramente anche la serie televisiva The Sopranos, probabilmente ci direbbe Pinot grigio e lo stesso probabilmente succederebbe in Russia con Pino Gridzhio.

Fortissima quindi la propensione all’export, solo il 4% del Pinot grigio prodotto é infatti consumato in Italia, il 44% viene esportato tra USA e Canada, il 27% in UK, il 10% in Germania. Pinot grigio quindi sinonimo di Italianità, legame con l’ambiente territoriale del nordest nonché spirito di triveneti laboriosi, che non stanno mai fermi anche negli investimenti: dal 2010 la superficie nel solo Veneto è più che raddoppiata. Piace perché viene sempre bene, succoso, morbido, vellutato e setoso, dal bel corpo e dalla sobria eleganza. Il bello della porta accanto, talmente scontato che non lo hai mai notato perché c’è sempre stato, e ti disturba, poi, che siano stati gli altri a scoprirlo prima di te. 
Ecco quindi la necessità di “garantire e garantirsi” tanto successo con il lavoro del Consorzio delle Venezie e dell’organismo di controllo Triveneta Certificazioni, che forti di un Disciplinare di Produzione coraggioso si impegnano a difendere un fenomeno del territorio certificando ogni fase del processo produttivo. Rispetto alle tante storicamente precedenti IGT, si riduce la produzione di ben 26 ettolitri ad ettaro e si accorpa la produzione sotto un’unica bandiera che comprende un territorio molto ampio, il primo per estensione territoriale, soprattutto primo esperimento di portata sovraregionale su tre territori: Friuli Venezia Giulia, Trentino e Veneto. Ben 24.500 ettari nella sua prima vendemmia, la 2017, a partire dalla quale tutte le bottiglie prodotte saranno esclusivamente D.O.C., delle Venezie o di una delle 20 D.O.C. storiche territoriali. Non sarà più I.G.T., avrà la fascetta di Stato, sarà sottoposto a maggiori controlli, compresa la commissione d’assaggio; un progetto stimolante ed ambizioso pure per i produttori, a garanzia del consumatore e del far bene italiano. Versatile nelle tipologie, il disciplinare di produzione lo prevede fermo, Frizzante, Spumante e anche ramato; l’uva, come il gewürztraminer, è a bacca grigio-rosa.

Siamo tutti invitati a conoscerlo meglio a Prowein, ma soprattutto al nostro Vinitaly e nella location più affascinante di Vinitaly & the City: sopra la Torre dei Lamberti dove, pare, ci sarà qualche sorpresa. 
Sarà stata questa sua propensione ad un mercato internazionale, quell’aspetto da ragazzo figlio del mondo, ma a cui piace tornare sempre a casa, che ha fatto sì che si fosse scelto il punto più in alto di questa bella manifestazione, con 800 anni di storia e dove la vista mozzafiato può spaziare lontano?

https://www.vinitaly.com/it/vinitaly-and-the-city

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