Redazione
Un recente studio di neuromarketing lascerebbe peraltro intravedere l’ipotesi che la popolarità dei rosé su Instagram sia legata non tanto all’immagine della bottiglia o del bicchiere in primo piano, quanto semmai allo sfondo, quel blu delle piscine o del mare che – coincidenza? – è il colore più apprezzato a livello universale. Un vaso di Rubin sui generis, in cui testo e contesto sono intimamente legati. Il clima festaiolo che caratterizza il consumo dei rosé, imprescindibili a bordo piscina, rischia però di vincolare in maniera stringente l’occasione di consumo. La tipologia subisce infatti in maniera nitida il fascino delle stagioni, con un aumento esponenziale di vendite – e pubblicazioni – con lo sbocciare della primavera, che declina fino poi a sfiorire in autunno, nonostante i recenti tentativi di proporre il rosé anche d’inverno. La modalità di consumo – con il rosé servito ghiacciato, il cosiddetto frosé, frozen rosé – rischia tuttavia di avere effetti ben più invasivi che intaccano l’identità stessa del prodotto e lo assimilano ad un vero e proprio cocktail – di cui già spesso è fra gli ingredienti principali, soprattutto nelle versioni a base di frutta.
L'articolo completo è consultabile su Sommelier Veneto n° 2/2019