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Dalla redazione
martedì 21 aprile 2015

Colfondo: il Prosecco che non ti aspetti

Effervescente, aromatico, minerale, fragrante, torbido. La delegazione di Verona ha ospitato il 16 aprile una degustazione di Prosecco che rifermenta in bottiglia

Corinna Gianesini


La sala di Casa Bastia è gremita di persone e tra loro anche cinque produttori trevigiani. Hanno età, esperienze, vigne e cantine diverse, ma sono tutti accomunati dalla grande passione per il Prosecco Colfondo. Gianpaolo Giacobbo, noto giornalista enogastronomico, conduce la serata con maestria e competenza e ci racconta le origini di questo vino poco conosciuto fuori dalla sua terra natìa. Il Prosecco Colfondo è sempre esistito sulla tavola dei trevigiani. Le uve, vendemmiate in ottobre, sono vinificate con i loro lieviti indigeni. La fermentazione si ferma in modo autonomo a causa del calo delle temperature e il vino viene imbottigliato nel perdiodo di Pasqua. La primavera risveglia dal torpore i lieviti contenuti nella bottiglia, che fanno ripartire la fermentazione, nutrendosi degli zuccheri residui e dei tannini contenuti nel vino. Alla fine del banchetto i lieviti, esausti, ricadono sul fondo della bottiglia e lì rimangono, fino a che questa non viene stappata per servire il vino.

L’aspetto è giallo paglierino, torbido, con una piacevole e persistente effervescenza. Al naso inizialmente è un po’ timido, poi dalla pervasiva fragranza di lievito emergono note floreali e fruttate, soprattutto di pera e di mela, assieme ad una mineralità decisa e continua. La vena fresca di questi vini fa pensare che possano rimanere in compagnia dei loro lieviti per diversi anni, senza perdere lo smalto.

Ogni bottiglia di prosecco Colfondo rinchiude in sè, oltre al vino, una certa dose di incertezza, poichè una volta imbottigliato non c’è più modo di modificarlo o di correggerlo. Anche per questo il Prosecco Colfondo ha un fascino particolare. Luca Ferraro, Bele Casel, ci spiega che questo vino va progettato fin dalla vigna per poter sentire “l’anima, la polpa e l’uva dentro la bottiglia”. Martino Tormena, Mongarda, illustra la grande importanza della biodiversità all’interno di vigne, preservata dalle alture boschive pedemontane, e allo stesso modo Cristian Zanardo (detto Zago), di Ca’ dei Zago, ci dimostra come nella sua vigna tante piante diverse facciano da coreografia alla vite che cresce. Umberto Marchiori ci racconta invece dei terreni fatti di marna calcarea e conglomerati di roccia e della diversità dei vitigni autoctoni che vi trovano asilo: oltre all’aromaticità della glera si possono percepire nel bicchiere la freschezza del verdisio, il tannino delicato ceduto dalla bianchetta e il sentore distintivo di pera donato dalla perera. Infine Umberto Cosmo, di Bellenda, ci parla dell’ultima frontiera di vinificazione della glera: il metodo Classico.

Questa serata, interessante e utile per cominciare a conoscere e ad apprezzare il Prosecco Colfondo, ci lascia con il desiderio di visitare le vigne e le cantine in cui viene prodotto questo vino antico e particolare.

Tutte le foto sono visibili nell'album Flickr della serata

I vini degustati:

  • Conegliano Valdobbiadene Frizzante Naturalmente 2013 - Casa Coste Piane

  • Frizzante Colfondo 2013 - Mongarda

  • Sottoriva Colfondo per tradizione 2013 - Malibràn

  • Prosecco Colfondo 2013 - Ca’ dei Zago

  • Fondamentale Rive Alte 2013 - Marchiori

  • Asolo Prosecco Colfondo 2010 - Bele Casel

  • Valdobbiadene Metodo Classico Dosaggio Zero 2012 - Ca’ dei Zago

  • S.C. 1931 Metodo Classico Brut Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 2012 - Bellenda

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