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Dalla redazione
venerdì 24 febbraio 2017

Pinot Grigio delle Venezie: nasce la Doc

Dopo due anni di lavoro nasce una Doc interregionale che riunisce Trentino, Veneto e Friuli.

Ada Sinigalia


DOC “Delle Venezie” del Pinot Grigio e presto sarà la volta anche del Consorzio. Lo ha annunciato Albino Armani, presidente dell’ATS, Associazione Temporanea di Scopo” costituita ad hoc da Antonio Rallo, Presidente di Unione Italiana Vini e Paolo Castelletti, Segretario Generale Unione Italiana Vini. Sono stati necessari circa due anni per arrivare al risultato di costituire la nuova Doc che comprende tre regioni: Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia. La produzione di Pinot Grigio nel solo Triveneto costituisce oggi l'85% della produzione complessiva nazionale e il 43% di quella mondiale, con circa 2 milioni di ettolitri (260 milioni di bottiglie) distribuiti su oltre 20 mila ettari: circa 11.500 ettari in Veneto, 6.000 in Friuli Venezia Giulia e 2.800 nella sola provincia di Trento. Il Pinot Grigio rappresenta la quarta varietà di uva maggiormente coltivata in Italia, segnando una crescita negli ultimi cinque anni pari al 144%. Il nuovo Pinot Grigio Doc 'delle Venezie' comprenderà la produzione della vecchia IGT e tutta la produzione del Pinot Grigio DOC del Triveneto, pur mantenendo le caratterizzazioni territoriali di ciascuna zona. Il ministero dell'Agricoltura ha dato il via al disciplinare della DOC delle Tre Venezie. Tocca ora a Bruxelles il riconoscimento finale. Intanto, dalla vendemmia 2017 si potrà raccogliere l'uva per vinificare all'insegna della nuova denominazione.

“Tutto è nato circa un anno fa - spiega Albino Armani – e in questo tempo siamo riusciti ad arrivare a questo risultato. Con l’invio al Ministero dello Statuto del Consorzio abbiamo fatto un altro passo importante verso l’organizzazione della nuova DOC 'delle Venezie', segnando un importante risultato per il settore, che ci qualifica come riferimento nazionale e mondiale per la produzione del Pinot Grigio. La lungimiranza e la determinazione dimostrate da tutti i soggetti delle regioni Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia coinvolti trasversalmente, hanno consentito di individuare un terreno comune su cui dialogare e progettare in sinergia il futuro di una denominazione che, di fatto, raccoglie nel suo complesso le peculiarità di questi tre territori. Ora la filiera potrà muoversi finalmente come sistema organizzato costituendosi in Consorzio di Tutela e portando gli standard qualitativi di produzione a un deciso innalzamento”.

Oltre alla nascita della DOC, è stata istituita anche la nuova dell’IGT “Trevenezie”. Antonio Rallo  ha aggiunto: “È un momento importante per il vino. L’Unione Italiana Vini si è impegnata per favorire il dialogo tra i soggetti coinvolti, sostenendo e agevolando la preziosa attività di mediazione e relazione, associativa ed istituzionale. Un lavoro coordinato da Albino Armani, che ringraziamo e sollecitiamo a proseguire con lo stesso passo verso la costituzione del Consorzio. Strumento grazie al quale sarà possibile riorganizzare e valorizzare la produzione di Pinot Grigio del Triveneto, riferimento nazionale per questa varietà. La nuova Doc sarà garanzia di migliore qualità, controlli efficaci delle produzioni e valorizzazione di un vino che in tutto il mondo è sinonimo di italianità”.

Uno degli obiettivi del Consorzio sarà infatti adottare controlli puntuali ed efficaci sulla produzione. A tal proposito è stato individuato Triveneta Certificazioni, come ente unico al posto dei precedenti quattro che si occupavano del «sistema Pinot Grigio» e con la costituzione di una commissione unica di degustazione per l'accertamento delle caratteristiche tecniche e organolettiche.  “Il mercato – aggiunge Armani – in questo modo guadagnerà in stabilità, accompagnata da una visione condivisa delle strategie di promozione che permetterà al Consorzio di aprire a nuove prospettive di crescita nel panorama internazionale. Dalla vite alla bottiglia saranno tracciato 24mila ettari di produzione di Pinot grigio”. Si prevede già un possibile calo delle produzioni: 20 ettolitri in meno per ettaro. Un “sacrificio” considerato necessario per migliorare la qualità.

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