Wine Experience
Dalla redazione
venerdì 20 novembre 2015

Sua maestà il Barolo

Un successo la degustazione organizzata da Ais Vicenza al Castello Superiore di Marostica con il re dei vini: il Barolo

Raffaella Zanovello


Era l'atmosfera tipica delle grandi occasioni, quella che è stata sentita giovedì 19 novembre con la degustazione dedicata al grande territorio delle Langhe e quindi al Barolo. Un grandissimo vino e lo si scopre anche con un sol bicchiere. 5 nomi rappresentativi e un po' di confronto. A illustrare la serata Roberto Anesi, che è ormai di casa in delegazione a Vicenza, sia per i corsi come relatore che per le varie degustazioni a cui presenzia.

Parte subito con una ricca spiegazione del territorio del Barolo, il Piemonte, dove questo vitigno, il nebbiolo, ama le colline delle Langhe, questi paesaggi che tutti ci invidiano. Un bellissimo esempio di architettura viticola ora patrimonio dell'Unesco.

Attraverso le parole di Anesi, accompagnate da fotografie e documenti, si entra partecipi della storia, agli albori, si percorre il tempo tra coloro che hanno portato alto il nome del Barolo, come Camillo Benso Conte di Cavour e anche Giulietta Vittorina Colbert, marchesa Falletti. Si ascolta incuriositi, si comprendono i diversi territori, i dettagli, i nomi con cui il nebbiolo si conosce a seconda se lo si trova fuori dalla zona classica. Curiosi annotiamo le grandi annate, come il 1922 e 1931 ormai nei ricordi, ma non si sa mai, ricercando si potrebbero ancora scovare bottiglie del 1947, o 1961.

Con un linguaggio semplice ed accattivante si passa alla degustazione. Roberto Anesi ha un approccio diverso, ama variare la terminologia, specialmente quando come in queste occasioni è possibile farlo. E lo fa cercando immagini, mentre osserva il bicchiere, crea trasporto e va un po' controcorrente nella ricerca delle sensazioni tattili, proiettato nei ricordi.

La degustazione:

Diego Conterno, Ginestra 2011 – 14,5%

«E' prima di tutto un produttore molto tradizionale, qui il Barolo è sicuramente potenza, struttura, alcol e anche colore, con una grandissima trasparenza e lucentezza. Al naso si colgono quelle spezie fini, un po' di pepe e una dolcezza fresca di cannella; mentre in bocca risulta molto secco come lo si aspettava. Buona la presenza alcolica, non ci sono ricordi di morbidezza benzì le durezze sono più accentuate con tannino piuttosto rigido. Un vino che dimostra a sua gioventù, ma che se lo si lascia nel bicchiere regala una buona nota di violetta, iris, poi timida esce la liquirizia, su di un tratto rinfrescante nel finale, a degustazione ormai ultimata».

 

Pio Cesare, Riserva Ornato 2011 – 14,5%

«Siamo a Serralunga d'Alba, 12 ettari di superficie e di bellezza allo stato puro, questa è una riserva, ha fatto 25 giorni in acciaio, 36 mesi in legno, più 12 mesi in barrique. Al naso si percepisce la vaniglia, la marasca. E' complesso, emerge la speziatura, qualche tratto ddi tabacco; mentre assaporandolo in bocca scopriamo una trama molto nobile, l'accordo alcolico è lo stesso più generoso, piace il retrogusto, da liquirizia, da legno. Un tannino più importante. È vibrante l'acidità che tiene in piedi e darà tanto spazio per crescere ed evolvere».

 

Germano Ettore, Riserva Lazzarito 2008 – 15%

«Il lavoro in questa azienda si tramanda di generazione in generazione, un vigneto piuttosto ampio che risale al 1931. 30 mesi in botti grandi secondo la tradizione del Barolo. Il colore appare un po' più granato, conserva una buona trasparenza, bella limpidezza. Al naso si presenta con pulizia degli aromi, aperto, una bella intensità olfattina con piccoli frutti, spezie, un buon tabacco e liquirizia e questa piccola nota terrosa che viene fuori col tempo. Ha sicuramente un buon tenore alcolico, tannino di grande fattura, qui c'è tanto Barolo, tanta tipicità».

 

Roberto Massolino, Vigna Rionda 2006 – 14%

«Questo 2006 ci riporta alla stagione della vendemmia, ottima ma un po' precoce, è un Barolo promettente da un vigneto di nebbiolo grande ed importante. Il colore è maggiormente concentrato e meno trasparente, ma sempre molto vivo e luminoso. Portato al naso spicca la viola ed è suadente questa dolcezza. Spezie, cardamomo, tabacco continuano ad uscire, la freschezza della menta dova piacevolezza assieme alla ciliegia. Austero nei profumi, riportati anche nel gusto. È una bella combinazione tra acidità, ricchezza di tannino generoso e eleganza nel corpo e nella struttura. C'è nobiltà, c'è tanto Barolo!».

 

Gaja, Spress 1999 – 14%

«Non è una Docg ma siamo davanti a un vino e a un produttore che non ha bisogno di tante presentazioni. Angelo Gaja e le sue vigne di oltre i 50 anni. Il colore qui delinea i tratti di una annata di grandi nebbiolo. E il primo impatto nasale racconta subito i terziari, salta decisamente i preliminari, va valutato per la sua complessità. Un leggero fogliame che ricorda forse anche il tartufo nascosto, qualche nota di marmellate. Bisogna attendere. Incominciamo a sentire che questo vino accompagna il tempo in maniera austera. In bocca è caldo e ricco e con una grande finezza gustativa. Morbido con chiusura in spezie, ginepro. E' sfacettato il suo gusto e i suoi anni non li dimostra affatto».

Non poteva mancare alla fine un piatto al Barolo, un delicato risotto gustato ripercorrendo in rassegna i 5 vini. Non si poteva far altro che riannusarli tutti per scoprire la loro personale apertura, i cambiamenti, quasi a scombinare i ricordi fissati in precedenza, tranne che per alcune certezze indiscutibili.

 

 

 

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