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Vinitaly 2025: Tour tra le gemme d’Italia

Parte II: Il sud e le isole

Luca Ballarini e Daniele Adorno

 

Umbria: Montefalco Sagrantino Molino dell’Attone, cantina Antonelli San Marco
Dall’alto delle colline umbre presso località San Marco nelle vicinanze di Montefalco non vi è traccia della cantina Antonelli San Marco; si sviluppa infatti a livello ipogeo poiché la cura verso la materia prima ne impone la vinificazione a caduta. L’autoctono sagrantino è declinato in ben tre cru da rispettivi vigneti per valorizzare le singolarità dei terroir che, per il Molino dell’Attone, consiste in un’esclusiva esposizione a est su terreni che vedono compresenza di ghiaie su base argillosa. La tipicità del vitigno si esprime con percezioni di mora di rovo e rosa canina che spiccano su un austero sottofondo di cardamomo esaltato dal guizzo balsamico della mentuccia; il noto tannino, intenso ma mai ingombrante ne conferma la personalità.  


Lazio: La torre a Civitella 2022, Sergio Mottura
Spostandosi da Montefalco verso sud ovest lungo i crinali umbri ed oltrepassando il lago artificiale di Corbara si arriva in Lazio in una zona di confine chiamata Tuscia anticamente abitata dall’affascinante quanto misterioso popolo Etrusco. Qui a Civitella di Agliano in provincia di Viterbo, l’azienda vitivinicola Sergio Mottura ha incentrato tutta la sua produzione sul grechetto che raggiunge tra le sue versioni più sublimi grazie ad un territorio eletto e cinto dal lago di Bolsena, il più grande lago d’Italia di origine vulcanica, la valle dei calanchi dove erge silenziosa e spettrale su di un colle tufaceo Civita di Bagnoregio, e la valle del Tevere. Il basalto,  l’argilla, l’affinamento in barrique di Louis Fabrice Latour nella cantina di tufo adiacente  alla torre dei Monaldeschi di Civitella, da cui il vino prende il nome, forgiano freschezza e sapidità a cui sono incastonate come gemme preziose note di frutta tropicale, salmastre e di miele.       


Abruzzo: Trebbiano d’Abruzzo Vigneto di Popoli 2021, Valle Reale
A 400 metri di altitudine, nell’entroterra abruzzese accerchiate dal Gran Sasso, le montagne della Maiella ed il massiccio montuoso di Sirente Verino, parco naturale regionale, si ergono i filari delle vigne dell’azienda Valle Reale, prospicienti ai resti risalenti al XIII secolo di una grotta adibita a cantina dai Monaci Benedettini che solevano qui vinificare e conservare i propri vini durante le loro discese dal convento di Benedetto in Perillis. Tra le sorgenti del fiume Tirino, le più pulite d’Europa, troviamo una delle espressioni più pure ed autentiche del trebbiano d’Abruzzo. La vibrante acidità dote di importanti escursioni termiche e altitudine, la sapidità unica e distintiva di suoli sassosi drenanti e ricchi di scheletro fanno ammaliare per il richiamo della natura che qui come da nessun altra parte irrompe maestoso. 


Molise: Aglianico del Molise Riserva Sassius 2017, Majo Norante 
Continuando il viaggio tra le unicità della penisola italica non si può che approdare tra gli appezzamenti di terra di Contrada Camarda, da cui si intravedono le Tremiti, e che si affacciano sul mar Adriatico vicino a Porto Cannone comune di lontane origini albanesi dove il dialetto locale è questa antica lingua indoeuropea di origine illirica. Qui sorge la parcella di Aglianico da cui ogni anno parte la storica corsa dei carri trainati dai buoi per le vie dei borghi. I terreni sono ricchi di limo, calcare, argilla ed una leggera surmaturazione in pianta danno i natali ad un aglianico succoso, complesso, dagli eleganti sbuffi balsamici il cui tannino domato da un anno in legni nuovi di barrique e tonneau, completa un sorso appagante e dinamico. Carattere da vendere come quello di questa regione di piccola estensione ma di grandi tradizioni.   


Campania: Taurasi, Macchia dei Goti 2020, Cantine Antonio Caggiano
Nel 1993, in Borgogna, Antonio conosce Luigi Moio e lo porta in Irpinia, che diventerà la sua terra d’adozione, per intraprendere un ambizioso progetto che darà i natali a Cantine Antonio Caggiano. Nel comune di Taurasi, patria della prestigiosa denominazione, dall’omonima vigna che affonda le radici nei terreni di argilla e sabbia calcarea nasce Macchia dei Goti. Già il colore rubino splendente prelude ad un’eleganza che accompagnerà tutte le fasi della degustazione e la longevità per cui è noto viene pienamente confermata con il privilegio dell’assaggio dell’annata 2005.

 

Puglia: Castel del monte nero di troia Le More riserva 2020, Santa Lucia
Nota al mondo intero per l’emblematico maniero ottagonale, Castel del Monte è anche terra di un eccellente autoctono. Siamo sulle Murgie, dove i tavolati di roccia calcarea scendono verso il mare ed è qui che, da un clone aziendale dell’appezzamento Castigliola, nasce un vino vellutato ed elegante, forse grazie al tocco femminile dell’enologa, tale da domare l’irruenza del vitigno estrapolandone un raffinato bouquet di arancia rossa, ribes nero e mirtillo in connubio con un altrettanto elegante profilo speziato di caffè, liquirizia, cannella e pepe rosa. 


Basilicata: Aglianico del Vulture Il Sigillo 2018, Cantine del Notaio
Si arriva quindi in Basilicata, tra Melfi e Venosa, la citta di Orazio, ai piedi del Vulture dove il tufo “allatta le vigne”. A 500 metri di altitudine dove le viti beneficiano di forti escursioni termiche, le bacche del cosiddetto barolo del sud appassiscono per venti giorni direttamente sulla pianta per poi, vinificare in acciaio e affinare due anni in botti dormienti nelle grotte di tufo. Dopo due anni in bottiglia nasce il Sigillo, un Aglianico del Vulture in purezza insolitamente morbido e vellutato che combina le note di frutta matura e viola appassita ad un munifico mosaico speziato.   


Calabria: Cirò rosso classico superiore Riserva Ripe del Falco 2017, Ippolito 1845
Giungendo in Calabria, antica terra di colonizzazione ellenica, e muovendosi lungo la costa ionica verso Crotone, si raggiunge Cirò centro abitato risalente all’età del bronzo la cui fondazione sembrerebbe riconducibile all’eroe omerico Filottete come testimoniato da differenti fonti storico-letterarie. Nel 1951 il comune si sdoppia creando le municipalità di Cirò e Cirò Marina, l’una collinare e con suoli ricchi di argilla e l’altra ricca di arenaria. Le uve di gaglioppo della riserva Ripe del Falco, nascono da una singola parcella prospiciente un bosco dove annidano i falchi, nel cuore della denominazione in cui il nome del comune si fonde indissolubilmente a quello del gaglioppo, vitigno che dona al vino un colore scarico ma vivido ed un sorso intenso ma dal tannino sottile, fitto ed elegante come le origini della Calabria.   


Sicilia: Sicilia Nero d’Avola Duca Enrico 2020, cantina Duca di Salaparuta
Attraversato lo Stretto di Messina e guidati lungo l’appennino siculo si arriva nei pressi di Bagheria, terra di artisti che la cantina Duca di Salaparuta vuole celebrare attraverso le etichette di molti dei propri vini. Tra i diversi appezzamenti di proprietà tutti nelle zone più vocate dell’intera regione ci si sofferma su quelli di Riesi, terra d’elezione del nero d’Avola. Dal vernacolare impianto ad alberello posto su suolo argilloso con forti presenze calcaree, ben esposto ai venti e avvolto nella magia della tenuta di Suor Marchesa si estraggono soltanto 50 quintali per ettaro per tradurre nel vino tutta la potenza della Sicilia verace in un sorso di interminabile persistenza. 


Sardegna: Turriga 2020, Argiolas
Con la nostalgia di un viaggio prossimo alla conclusione si arriva in Sardegna da Argiolas, cantina storica situata nell'altrettanto storica microregione della Trexenta. A pochi passi dai più antichi insediamenti nuragici le marne calcaree della collina accolgono le viti di bovale, malvasia nera e del nobile cannonau mentre nei suoli sabbiosi di Solinas trova terra d’elezione il carignano. Turriga nasce dal blend di queste uve autoctone fatte affinare per quattro anni; l’ampio ventaglio olfattivo spazia dai frutti neri alle spezie dolci tra cui ben si identificano anice stellato e cacao, il tutto avvolto dal carattere balsamico con cui il caricante restituisce al bicchiere il respiro del mare.

 

De nihilo nihilum, in nihilum nil posse reverti. (Persio Flacco, Aulo 34 d.C - 62 d.C.)

 

Pubblicato: 21 aprile 2025
Provincia: Verona
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