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Una sera al Filò delle Vigne

Vino, paesaggio ed emozioni dei Colli Euganei

C’è un momento, al tramonto, in cui la luce si fa morbida e dorata e tutto rallenta. Al Filò delle Vigne, a Baone, quel momento sembra durare più a lungo del previsto. Sarà per l’abbraccio dei Colli Euganei, o forse per la forza quieta della vigna, che qui non è solo coltura ma anche cultura e memoria. È in questo scenario che si è svolta venerdì 27 giugno 2025, una delle serate della rassegna “Cene in vigna”, promossa da Soluzione Eventi e dalla Strada del Vino dei Colli Euganei, che si prefigge di raccontare il territorio attraverso il calice e la tavola.

La famiglia Giordani conduce con passione l’azienda agricola Filò delle Vigne, il Dott. Carlo Giordani è il capitano di questa squadra vincente. A guidarci con autentico entusiasmo, Matteo Zanaica, storico cantiniere dell’azienda, affiancato da Anna Cambrai, responsabile delle vendite e da Nicola Vellington appassionato custode dei filari.

L’accoglienza si apre con un grissino con crudo Veneto Dop di Montagnana, pane croccante accarezzato dall’olio extravergine di oliva dell’azienda. Il primo vino in abbinamento è il Terralba di Baone con uve di chardonnay, riesling e tai; un bianco che profuma di erbe spontanee e di primavera. Un sorso teso, minerale, fresco come l’alba in collina: perfetto per aprire lo sguardo e lo spirito.

Poi, ci si incammina verso la vigna. Lì ci attende una tavolata lunga, lunghissima, sospesa tra filari in piena vegetazione, come un trampolino affacciato su un paesaggio che ti lascia senza fiato. A rendere l’atmosfera ancor più intima e raffinata, le delicate note musicali di Patrik Roncolato, che hanno avvolto la sera con discrezione e poesia.

Inizia la cena vera e propria, e il secondo vino in degustazione è l’Ophrys Rosè a base di uve merlot, abbinato a un delicato risotto al rosmarino con petto di quaglia. Il rosè ha un colore tenue ma brillante. Al naso, piccoli frutti rossi, in bocca è setoso, elegante con una nota sapida che chiude il sorso che ben rispecchia i terreni vulcanici dei nostri Colli.

Segue un piatto dal carattere più deciso: costine cotte a bassa temperatura, laccate con salsa barbecue. In abbinamento il Casa del Merlo, uno dei rossi simbolo dell’azienda. Un merlot in purezza che non cede mai alla pesantezza. Al naso è un mosaico di sensazioni: frutta rossa matura, spezie calde, accenni balsamici. Il sorso è effettivamente complesso ma equilibrato e la beva è facile nonostante i suoi 14 gradi che proprio non si avvertono. Un vino che ha molto da dire oggi, ma chissà cos’altro ci sussurrerà tra qualche lustro.

Il finale della cena è una carezza dolce e salina: sponge cake con crema al cioccolato e cristalli di sale. In abbinamento il Fior d’Arancio Spumante, ottenuto da moscato giallo in metodo Charmat: profumo di albicocca candita, agrumi leggeri e poi quella dolcezza misurata, mai invadente o stucchevole, che accompagna il dessert con giovialità.

Dopo il brindisi conclusivo ci si muove verso la cantina, guidati ancora una volta da Matteo. Lì, tra botti in cemento - dove “fa la nanna” il Cecilia di Baone -, file di barrique e silenzi “divini”, scopriamo i “vini che verranno”, ancora in maturazione. Ed è come entrare nel cuore nascosto di una storia che non finisce mai, perché Matteo - dopo aver tessuto le lodi di Andrea Boaretti, storico enologo dell’azienda -, semplicemente ti rapisce con la sua disarmante semplicità, i suoi racconti e con l’entusiasmo e la passione con cui parla del suo lavoro.

Pubblicato: 18 luglio 2025
Autore: Claudio Calvello
Provincia: Padova
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