Valle del Rodano meridionale
Continua l’avventura lungo il corso del fiume Rodano. Dopo aver esplorato la parte settentrionale della Valle del Rodano di Madame La Syrah, è ora il momento di incontrare l’animo ardente e complesso della zona meridionale. Qui la dominanza non è più della syrah, comunque sempre presente, ma di Monsieur Le Grenache, già nel titolo affiancato da un vero e proprio ordine di Cavalieri: gli altri vitigni che, insieme a lui, compongono gli assemblaggi più celebri e dinamici della parte sud della valle.
La seconda parte del seminario Il fascino del Rodano: dai vigneti al calice, organizzato da AIS Veneto e curato da Samuel Cogliati Gorlier il 4 ottobre a Verona, ha completato il ritratto di un territorio che ha in sé un doppio volto: un nord aristocratico e strutturato, un sud pulsante di energia, calore e movimento.
Un territorio caldo, generoso e complesso
Il vigneto della Valle del Rodano meridionale ha dei punti in comune con il suo fratello del nord. Ad esempio, si sviluppa quasi verticalmente da nord a sud lungo il fiume, produce più vini rossi che bianchi e gode del fresco soffio del Mistral. È però una zona dalle temperature più elevate, clima più mediterraneo e suoli per lo più calcarei, argillosi o ricchi di ciottoli: un patrimonio che conferisce ai suoi vini il carattere ricco, avvolgente e spesso potente che li contraddistingue.
Come abbiamo anticipato, Monsieur le Grenache è protagonista, ma non cammina mai da solo: la sua vera forza e la sua elegante complessità nascono dagli assemblaggi con i suoi "cavalieri" in armi: mourvèdre, carignan e cinsault in primis, oltre alla già ben nota syrah e ad altri meno conosciuti ma comunque preziosi, che entrano in scena con ruoli precisi e complementari. Qui, la diversità degli uvaggi è la regola, perché il clima e il terroir del sud richiedono equilibrio e attenzioni che nessun singolo vitigno potrebbe mai garantire.
La Valle del Rodano meridionale copre una superficie molto più ampia rispetto al nord, circa dodici volte quella del settore settentrionale. Le estati sono calde e secche, con un’illuminazione solare particolarmente intensa che può superare le 2800 ore di sole l’anno. Il Mistral soffia anche qui, ma l’influsso mediterraneo accompagna il vigneto e si riflette nei profumi dei vini.
La parola al calice
La degustazione di questa seconda parte del seminario ha seguito un percorso disegnato per valorizzare la ricchezza e la varietà di questa vasta regione, presentando una selezione di vini rappresentativi delle denominazioni più significative. I vini, in ordine di degustazione, evidenziano la complessa identità dei terroir e la sapiente arte degli assemblaggi lungo il Rodano sud.
1- Châteauneuf-du-Pape Rouge 2021 – Domaine Charvin
Châteauneuf-du-Pape è probabilmente la denominazione più prestigiosa del Rodano meridionale e vanta un'area vitata di circa 3.300 ettari tra i comuni nella zona di Avignone. I suoli sono tipicamente sabbiosi e ciottolosi, con i famosi galets roulés, che irraggiano calore e favoriscono la maturazione ottimale del grenache. Il Domaine Charvin assaggiato è un rosso potente e ricco, caratterizzato da intensi profumi di frutti rossi maturi, note speziate dolci e una struttura tannica equilibrata. La complessità e la longevità sono assicurate dalla sapiente combinazione degli altri vitigni complementari: mourvèdre, syrah e cinsault, con l’aggiunta di vaccarèse e counoise.
«Pensate: questo vino non vede una traccia di legno. Degustandolo alla cieca, quindi non conoscendo questo dettaglio, è sorprendente constatare la bellezza della sua tessitura tannica e la naturalezza, la confidenza, la pienezza del suo tannino e di come si svolge.» (Samuel Cogliati Gorlier)
2- Côtes du Rhône “La Mémé” 2023 – Gramenon
Questa etichetta rappresenta la denominazione regionale Côtes du Rhône, che copre un territorio esteso e variegato. "La Mémé" (la nonna) di Gramenon si distingue per la sua freschezza e naturalezza, derivanti da viti di grenache di oltre 100 anni coltivate su suoli calcarei e argillosi, con un’ottima esposizione al vento Mistral. Il vino è di notevole carattere, con profumi fruttati di lamponi e ribes rosso, note vegetali di erbe aromatiche e macchia mediterranea.
«Il primo descrittore - e direi il più appropriato - per il naso di questo vino è “Yaba-daba-du”: c'è una certa squillantezza di frutto, una precisione, una golosità pazzesca che mette voglia di fare subito festa, di chiamare gli amici e mettere un disco degli Earth, Wind & Fire o della dance anni ‘70.» (Samuel Cogliati Gorlier)
3- Rastaud “Les Adrès” 2020 – Domaine Trapadis
Rastaud si estende sulla riva sinistra del Rodano, su marne bianche e calcare. In questo vino troviamo grenache, mourvèdre e carignan. "Les Adrès" è vigoroso, rustico, quasi severo, con una freschezza e una definizione che lo rendono ritmato e quasi nervoso. Il suo carattere, spiccato ed evoluto, è tipicamente mediterraneo: potrebbe essere interpretato come un vino proveniente da Languedoc, Rioja o Toscana.
«Potremmo definirlo un vino tutto d’un pezzo; è qualcuno con cui conviene non litigare, perché se ti mette le mani addosso potresti trovarti in guai seri.» (Samuel Cogliati Gorlier)
4- Châteauneuf-du-Pape Rouge 2018 – Domaine Pierre André
Un secondo Châteauneuf-du-Pape della selezione che testimonia la varietà e la stratificazione possibile all'interno della denominazione. Queste viti storiche - con un’età media di 75 anni - sono coltivate su suoli vari: sabbiosi, ciottolosi, argillosi e argilloso-calcarei. Aromi complessi di sughero, alloro e timo, legna arsa, tabacco amaro. All’assaggio, cattura l’umami che ricorda il fondo bruno, ma il tutto in un equilibrio elegante che preannuncia di essere ancora lontano dal proprio apice espressivo.
«È il classico vino che, nei concorsi in cui il giudice ha un massimo di 3 minuti da dedicare a ciascuna referenza, viene valutato con un punteggio molto basso. Questo vino richiede tempo, pazienza, concentrazione e apertura mentale. Io lo trovo estremamente affascinante nel suo proporsi in modo stratificato e graduale, ma a suo modo diretto.» (Samuel Cogliati Gorlier)
5- Cairanne Rouge 2020 – Domaine Richaud
La denominazione Cairanne si caratterizza per i suoi suoli ciottolosi e sottosuoli calcarei che conferiscono al vino finezza e profondità. In questo Domaine Richaud, le uve grenache sono combinate con syrah, mourvèdre, carignan e counoise. Al naso è molto intenso, quasi stordisce con il frutto sotto spirito, specie l’amarena, e l’incenso. Potenza, opulenza ed esuberanza trovano una dimensione sorprendentemente garbata, confermata da un tannino dolce e rotondo.
«Questo vino ha un'intensità e una spinta immediate, che non si affievoliscono. È grunge, è Nirvana di “Nevermind”, è l’attacco di “Smells like teen spirit”: attacca con quattro colpi di batteria, lo bevi e vai a pogare.» (Samuel Cogliati Gorlier)
6- Côtes du Rhône Blanc “La vie on y est” 2022 – Gramenon
Siamo sulla riva sinistra, nel comune di Montbrison-sur-Lez. Anche nel Rodano meridionale si producono bianchi intriganti, e questo Côtes du Rhône Blanc ne è una prova. Le uve sono viognier e clairette raccolte da vigneti su suoli di arenaria silicea e sabbia. Il vino si distingue per il suo profilo croccante e leggermente fumé. Nella sua precisione aromatica emergono aromi di frutta a polpa bianca, nocciola fresca e un tocco di tartufo. Molto fine e schietto: un bianco di pronta beva, equilibrato e versatile.
«Già al naso, questo vino coinvolge in modo semplice e dinamico. Non richiede alcuno sforzo particolare, anzi: ti viene incontro con una generosità straordinaria; è come un bambino che insiste perché tu vada a giocare con lui.» (Samuel Cogliati Gorlier)
7- Châteauneuf-du-Pape Blanc 2023 – Clos des Papes
A completare la degustazione, un bianco d’eccellenza. Sempre dalla riva sinistra, questo Clos des Papes assembla grenache blanc, clairette, roussanne, picpoul bourboulenc e picardan. I vigneti, con età media di 30 anni, si trovano su suoli prevalentemente ciottolosi. Il vino è tanto complesso quanto disciplinato; forse un po’ introverso, ma raffinato nei suoi sentori di fiori bianchi, miele e pop-corn. Adatto all’invecchiamento e a un raffinato abbinamento gastronomico come con escargots.
«In questo vino, quel che dice il naso un po’ introverso è confermato dall’assaggio: anche i bianchi possono avere disperatamente bisogno di tempo. Qui c’è classe da vendere, ma non possiamo forzare la progressione: è il vino che deve decidere la propria tempistica.» (Samuel Cogliati Gorlier)
C’è ancora molto da dire
Il Rodano meridionale, con la sua energia vitivinicola, è un territorio in vivo fermento. Genera vini di grande potenza, ma anche di grande eleganza. Sono vini capaci di esprimere con ardore e forza la propria terra, e anche di sorprendere con nuove sfumature, magari ancora poco conosciute.
Il viaggio e il racconto di questo seminario si concludono qui, ma non prima di lasciare una finestra aperta su una zona che ha ancora molto da raccontare. La Valle del Rodano, nelle diversità e nei tratti in comune tra nord e sud, rappresenta uno scrigno di potenzialità e di storie scritte, ma ancora da leggere.