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Vini bellunesi e altri territori di montagna

Affinità e divergenze: questione di terroir...

Le serate migliori, spesso, sono quelle che nascono un po’ per caso. Ed è stato proprio così che è nata la serata del 16 ottobre presso la Locanda San Lorenzo in Alpago, dal tema ambizioso: “Affinità-divergenze tra i vini bellunesi e altri territori di montagna” pensata dal giovane produttore castionese Alex Della Vecchia che, parlando con il patron del San Lorenzo Renzo Dal Farra, ha voluto affrontare un tema caro ad entrambi: capire le potenzialità dei vini di montagna bellunesi, mettendoli per la prima volta a confronto con altre zone similari del mondo maggiormente blasonate e con una tradizione vitivinicola più consolidata.

 Il moderatore è il calbrese Matteo Gallello. Dopo la laurea in Editoria è stato il cofondatore del magazine Verticale e della rivista Bromio; è la figura ideale per quella che, più che una degustazione, è stato un dibattito aperto e sincero tra i circa venti commensali presenti. Un gruppo eterogeneo di produttori, sommelier, ristoratori e appassionati, per fare il punto sui vini montani del bellunese e sulle loro potenzialità future ancora, forse, non del tutto espresse.

La folta chioma riccia e la barba di Gallello ne fanno un mix tra il cantante impegnato Simone Cristicchi e una vena piacevolmente esuberante del rapper Caparezza. Non solo nell’aspetto, ma anche nelle parole usate da Gallello per introdurre la serata, c’è molta filosofia e rispetto per il territorio. Proprio sul territorio anzi, per l’esattezza, sul Terroir, si sofferma Matteo. Questa magica parola francese, che non ha un vero e proprio corrispettivo in italiano, costituisce il fulcro della serata: non vuole dire banalmente “terreno”, ma è una sinergia di tanti fattori: il terreno sì, ma anche il clima, l’altitudine, l’esposizione delle viti e, non ultima, la mano dell’uomo. <E cosa rende un territorio terroir >? chiede Matteo Gallello, perché è proprio questa la base sulla quale creare un’unità d’intenti condivisa. <Senza un insieme di interazioni e di rapporti umani – continua Gallello - il terroir non si genera. Da qualche anno si sta sperimentando e riscoprendo la montagna come luogo ideale in cui produrre vino grazie anche al cambiamento climatico, ma l’obiettivo, soprattutto, è quello di creare una coesione sociale condivisa.

La degustazione alla cieca è stata pensata per provare a tessere delle relazioni tra i vini che verranno proposti, sfruttando solamente il background e le sensazioni di ogni ospite, senza essere condizionati da informazioni che potrebbero distogliere dai sensi e influenzare il pensiero: scoprire quindi le affinità o le divergenze, laddove ce ne siano, e creare un dibattito spontaneo, senza altri filtri.

Otto assaggi divisi in batterie di due ciascuno: due spumanti e due bianchi, poi due rossi e ancora due bianchi: Il tutto accompagnato dai piatti raffinati proposti dalla cucina del San Lorenzo.

Ogni coppia di vini prevede un campione del bellunese e un campione di altre regioni italiane e non, che presentano caratteristiche pedoclimatiche similari.

È interessante mettere il naso e confrontare le varie sfaccettature dei profumi nei calici, senza avere punti di riferimento: quali sono del bellunese e quali no? Qui il dibattito, moderato da Gallello, entra nel vivo: i produttori della zona, sommelier e appassionati sono impegnati a “Sentire”,con la "s" maiuscola quello che trovano nel calice: si fanno supposizioni, interpretazioni di quello che si sta degustando, il tutto di pancia, aprendo tutti i cassetti dei ricordi, senza altre informazioni o distrazioni. L’unico a conoscere la sequenza dei vini che di tanto in tanto butta là qualche informazione è Della Vecchia, che si dimostra un’ottima spalla per Gellello.

I pareri non sono univoci, ovviamente, ma non viene messo in discussione il livello della degustazione: tutti i campioni testati hanno una loro personalità.

La serata scorre piacevole e la coppia Gallello-Della Vecchia tiene alta l’attenzione. Quando finalmente vengono scoperte le etichette, gli ospiti in sala si sciolgono in piacevoli risate, ammiccamenti e sorprese per i vini che sono stati proposti.

C’è una riflessione finale da farsi: i vini di montagna hanno delle grandi potenzialità. Soltanto dieci o quindici anni fa una degustazione del genere, e di questo livello, nel bellunese sarebbe stata impensabile; ora vengono messi a confronto, reggendolo egregiamente, con vini della Borgogna, del Trentino e di altre zone in cui la viticoltura è affermata da decenni. La conclusione che lo stesso Gallello fa, potrebbe risultare profetica: <Bisogna avere rispetto del luogo, della cultura e del territorio, perché qui la storia è ancora tutta da scrivere; siamo ancora in una fase sperimentale per i vini bellunesi e chissà dove potranno arrivare...> conclude Gallello.

 

IN DEGUSTAZIONE:

Casera Frontin Vino spumante bianco Brut Nature 10,5% - bianchetta trevigiana, chardonnay, riesling, petit arvine , manzoni bianco

I Nadre - A Chiara 2021 - Vino spumante metodo classico dosaggio zero - chardonnay 

Case Lunghe - Filippo De Martin 13%

Fontana Santa 2017 - Vigneti delle Dolomiti IGT - nosiola

Val de Pol  Còrs - pinot nero - Vigneti delle Dolomiti IGT 12,5%

Bourgogne Cote d'Or - Pinot Noir - Domeine Fabien Coche 2022

Pedecastello - Della Vecchia Alex - bianco riserva 10,5%

Cote de Jura AOC Sovagne e Chardonnay

in abbinamento: Tartelletta di zucca, caprino e mostarda di Bre

 

IN ABBINAMENTO

Gelato alla rapa rossa, robiola affumicata e sessamo

Stufato di pecora dell'Alpago e polenta

Paccheri con ragù di cervo

 

Pubblicato: 25 ottobre 2025
Autore: Francesco Mancini
Provincia: Belluno
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