Wine Experience
Dalla redazione
mercoledì 14 marzo 2018

LIS NERIS WINE EXPERIENCE

Gioventù, maturità e varianti di due vitigni che hanno fatto la storia del Friuli moderno.

Giuseppe Conte


8 marzo 2018, una festa per le donne di AIS Padova e non solo. Alavaro Pecorari, enologo e patròn di Lis Neris ci ha raccontato come, nel corso di quattro generazioni di viticoltori, la sua famiglia è riuscita a cambiare la storia dei vini bianchi friulani, passando dai vini Soave, Frascati, Orvieto, alle odierne eccellenze, alcune delle quali sono state presentate in questa occasione.

Accanto a lui tre degustatrici d’eccellenza, Serena, Roberta e Ornella, hanno illustrato i vini proposti.

Professionista serio, con una spiccata personalità e un’indiscussa competenza, è animato da una straordinaria passione per il suo lavoro e per la sua terra: è proprio dal Friuli, precisamente da San Lorenzo Isontino (GO), che ha cominciato infatti la sua lezione, ripercorrendo le vicissitudini di un territorio particolare considerato l’ombelico d’Europa grazie alla sua posizione strategica.

In tempi lontani, Roma ha usato il Friuli per le sue conquiste: partendo da Aquileia i soldati romani erano comodi dirigersi in qualsiasi direzione. Anche Venezia ha usato il Friuli come perno difensivo; Palmanova, ma anche Gradisca d’Isonzo (fondata nel 1300), chiamata “la fortezza”, erano basi difensive contro i turchi. Proprio grazie a Venezia le ribolle e le malvasie sono arrivate in Friuli.

Dal 1495 al 1918 il Friuli diventa territorio controllato dagli Asburgo, lo sbocco sul mare è una risorsa fondamentale, fa diventare Trieste il sesto porto mondiale per movimentazioni di merci. Anche dal punto di vista enologico c’è un’eredità austriaca: Gorizia era considerata la Nizza degli Asburgo, quindi i vitigni francesi quali merlot, cabernet, sauvignon blanc, pinot bianco e chardonnay, a quel tempo già presenti, erano di provenienza francese.

Per capire il Friuli e l’eccellente qualità dei vini prodotti, in particolare i bianchi, non si può non parlare della sua peculiare collocazione geografica e climatica.

Gorizia è baricentrica rispetto all’intera regione e in meno di 30 minuti, verso nord, si raggiungono le Alpi e quindi il clima alpino; allo stesso modo, verso sud, si raggiunge il mare con un clima mediterraneo. La regione si trova nel 46° parallelo, che congiunge i territori più importanti al mondo per la produzione dei vini rossi, dalla Crimea fino a Bordeaux, con un clima caldo che ne esalta la concentrazione e la struttura.

Per il Friuli, però non vale questa regola, in quanto le montagne e il mare creano un notevole contrasto termico che favorisce il ricambio delle masse d’aria, con conseguente esaltazione del gusto e dei profumi del vino. Sbalzi termici importanti dovuti alla bora che arriva dalla valle del Vipacco e impatta la montagna diramandosi quindi verso Gorizia e verso Trieste. Infine l’importanza del terreno, di origine marina per quanto riguarda le colline, di origine glaciale invece per quanto riguarda la valle dell’Isonzo. Questa breve e interessante introduzione di storia, clima e territorio del signor Pecorari risulterà determinante per capire le motivazioni per cui considera autoctoni alcuni vitigni tipo il pinot grigio e il sauvignon blanc.

Sei i vini in degustazione, divisi in due gruppi, tre Pinot Grigi e tre Sauvignon Blanc.

1. Pinot grigio 2016: un “solista” da vitigno monovarietale, acciaio fino a maggio con bâtonnage.
Colore giallo paglierino con lampi verdolini, consistente. All’olfatto intenso con sentori di agrumi, ananas, fiori di campo e gelsomino, ma anche una nota erbacea di foglie verdi. Vino diretto e immediato, caldo e abbastanza morbido, sostenuto da una buona acidità e sapidità. Un vino giovane, ma che può durare nel tempo e da abbinarsi con un piatto di piovra e olive taggiasche.

2. Pinot grigio “Gris 2016”: prodotto da un vigneto di 35 anni, con fermentazione in legno. Cristallino, di un colore giallo paglierino, con riflessi verdolini, consistente. Naso intenso che racconta di pesca gialla, buccia di cedro, ma anche profumi di ginestra e giglio, con una chiusura di noccioline. Morbido in bocca e ben equilibrato dalla buona freschezza e sapidità, una lunga persistenza, con un finale mentolato. In questo caso il formaggio potrebbe essere uno degli abbinamenti per un vino con una marcia in più rispetto al primo.

3. Pinot grigio “Gris 2008”: vino evoluto che esprime la nuova strategia aziendale, con vini che possono durare negli anni. Disegna il bicchiere con movimenti lenti, il giallo dorato luminoso a tradire il passaggio in legno. Naso importante, con profumi di mela cotogna matura, magnolia, ma anche sentori di tiglio, ginestra e note di timo e rosmarino, con una chiusura salmastra. Sorso morbido, caldo e avvolgente, equilibrato dalla giusta freschezza e sapidità. Vino da tutto pasto, destinato a durare anche più di vent’anni, che non ha nulla da invidiare ai vini alsaziani. Abbinamento con carni bianche o pesce in guazzetto.

Si passa quindi ai Sauvignon Blanc, vini con buona capacità aromatica che aiutano ad avvicinarsi a questo mondo. I profumi però devono essere ben equilibrati, dove la potenza arriva dal calore e l’eleganza viene dal freddo.

1. Sauvignon blanc 2016: vino giovane, cristallino, di un giallo paglierino, luminoso e consistente. Entra diretto al naso, con profumi di agrumi (pompelmo), ma anche foglia di pomodoro, ortica, e un fiore di sambuco. Al sorso caldo e morbido, con una elegante freschezza e la giusta sapidità. Calore e ricchezza aromatica hanno raccontato il valore del vitigno senza esagerare. Abbinamento con tagliolini agli asparagi.

2. Sauvignon blanc “Picol 2015”: vigneto che si chiama picol, con più di trent’anni, quindi più maturo, con uso del legno in ambiente ossidativo. Solo il 30% del vino va in legno, quindi un lavoro di cantina molto impegnativo. Di un colore giallo paglierino, luminoso, consistente. Si presenta con sentori di citronella, margherita e note di salvia, ortica e geranio. In bocca la morbidezza e il calore risultano ben equilibrati dalla freschezza e sapidità, una chiusura persistente con un finale di cioccolato bianco. Abbinamento con prosciutto San Daniele 36 mesi.

3. Sauvignon blanc “Picol 2011”: nonostante i 7 anni, colore paglierino vivace con guizzi dorati, consistente. Intenso al naso, con aromi di foglie di pomodoro, agrumi, lime, sentori di salvia, basilico e origano. Morbidezza e freschezza ben equilibrate anche dalla giusta sapidità e una persistenza che richiama al sorso. Abbinamento con pasta e fagioli.

 

Dopo i meritati applausi a Serena, Roberta e Ornella, si è passati al “blind tasting”: due vini alla cieca che si sono poi scoperti essere gli stessi vitigni (pinot grigio, sauvignon e chardonnay), ma di annate diverse, degustati da Alberto Romanato e Alvaro Pecorari: il primo un Lis 2015 fresco e intrigante e il secondo un Lis 2012 più avvolgente e complesso.

Per il brindisi finale abbiamo degustato il “nuovo” prodotto di Lis Neris: il Dom Jurosa Brut 2011, un Metodo Classico da uve chardonnay 100% che matura in legno per 8 mesi e poi rifermenta in bottiglia per altri 72 mesi. L’abbinamento di quest’ottimo spumante con il gustoso risotto di carciofi e speck è risultato perfetto, come perfetto è risultato questo evento, ancora una volta ben organizzato da Alberto Romanato e dal suo staff.

In conclusione il gradito omaggio floreale a tutte le donne presenti e un toccante momento quando Alvaro Pecorari ha ricordato la figlia Francesca, morta nel 2011, definita dal papà la locomotiva dell’azienda.

Pecorari ha poi presentato la Onlus da lui creata e gestita, ulteriore segno di valore sociale e sensibilità verso i meno fortunati. Ha orgogliosamente raccontato che, ad ora, l’opera della Onlus ha permesso di edificare scuole per 1500 bambini, un grosso e impegnativo lavoro supportato anche dall’AIS nazionale e regionale del Friuli Venezia Giulia.

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