Carnet di viaggio
Dalla redazione
mercoledì 12 ottobre 2016

Sommelier... Eroici

Scoprendo il Chianti in bicicletta nell'atmosfera fuori dal tempo de "l'Eroica"

Francesco Mancini


Sommelier, bellunesi ed… eroici. Tra i circa settemila partecipanti che hanno preso il via a Gaiole in Chianti all’Eroica numero venti, con me c’erano Tiziano Nesello e Claudio Garna. Non abbiamo resistito al richiamo delle colline del Chianti da girare in bicicletta, della tradizionale cucina toscana e, ovviamente, di qualche visita alle cantine chiantigiane. L’Eroica, nata nel 1997, è la cicloturistica rievocativa con bici e abbigliamento, rigorosamente vintage, più famosa del mondo, con percorsi prevalentemente su strade bianche e senza l’ansia della prestazione. Via le tecnologie, solo biciclette eroiche e abbigliamento in tono. Via integratori e gel; ai ristori solo prodotti della cucina tradizionale: finocchiona, pane toscano (senza sale) e olio extra vergine, ribollita e tante altre prelibatezze tipiche. Ovviamente nel beverage anche del buon Chianti. 
Il giorno prima della gara ci concediamo una visita, con degustazione, nel bellissimo Castello di Meleto, appena fuori Gaiole. L’atmosfera è accogliente e naturalmente optiamo per una panoramica completa di Chianti Classico: l’annata 2013, la riserva 2012 e la Gran Selezione 2010. 
Allietati i sensi, andiamo a letto presto che domani "noi si fa L’Eroi’a" e si pedala. La partenza mattiniera a Gaiole è affollata di gente più o meno allenata, proveniente da tutto il mondo. Cominciamo a pedalare e siamo subito in mezzo alle colline e alle vigne, alcune già vendemmiate, altre con i bei grappoli di sangiovese pronti ad essere raccolti. Il profumo del mosto inebria l’aria e rende l’esperienza ancora più emozionante. Da bravi sommelier optiamo per il nuovo percorso del Chianti Classico, introdotto proprio quest’anno per festeggiare i trecento anni del bando istituito da Cosimo III de’ Medici, che delimitava le zone di produzione: « ...per il Chianti è restato determinato e sia. Dallo Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di Siena»
Il percorso è bello, ma alquanto impervio, 115 chilometri con strappi in salita su strada bianca al 20%, tanto che quasi rimpiangiamo le nostre Dolomiti. Non importa se ci mettiamo quasi tutta la giornata: salire sulle rampe del Castello di Brolio, di quel Bettino Ricasoli a cui si deve la formula del Chianti, successivamente ripresa nel disciplinare di produzione attuale, ripaga della tanta fatica. Nel tardo pomeriggio, dopo i ristori di Fonterutoli, Bibbiano, Passignano e Volpaia, arriviamo finalmente a Gaiole, soddisfatti e appagati dall’esperienza. Brindiamo! Naturalmente con un buon Chianti Classico.

La leggenda del Gallo nero.

Perché il Chianti Classico è rappresentato dal Gallo nero? La leggenda narra che, durante il periodo in cui le Repubbliche di Firenze e di Siena si contendevano il dominio sul territorio del Chianti, decisero di risolvere la disputa in maniera singolare. Si stabilì di far partire dalle rispettive mura due cavalieri al canto del gallo che avrebbero dovuto stabilire il confine geografico tra le due città nel punto in cui si fossero incontrati. I senesi scelsero un bel gallo bianco lo rimpinzarono di cibo credendo che la mattina avrebbe cantato più forte mentre i fiorentini presero un gallo nero che lasciarono a stecchetto e al buio tutta la notte. Il gallo nero, spinto dalla fame, cominciò a cantare molto prima dell’alba, mentre il gallo bianco, ancora sazio, cantò molto più tardi facendo partire dopo il cavaliere senese, che incontrò ad appena dodici chilometri fuori le mura cittadine il collega fiorentino: in questo modo la repubblica di Firenze riuscì quindi ad annettere quasi tutto il Chianti e il gallo nero ne divenne da quel momento il simbolo.  

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