Carnet di viaggio
Dalla redazione
lunedì 1 maggio 2023

I Capitelli si raccontano


Giorgia Visintin

Sabato 22 aprile ore 8:30 nel parcheggio di fronte all’enoteca di Monteforte d’Alpone: questo l’appuntamento che ci siamo dati per iniziare la passeggiata tra le colline del Soave. Il sole splendeva alto nel cielo, giornata ideale per questa uscita dopo giorni di pioggia. Zaino in spalla e calice alla mano, siamo partiti per affrontare una parte del percorso dei 10 capitelli, itinerario storico di dieci km caratterizzato da altrettante cappelle votive che indicano la presenza del sacro nei territori da sempre vocati alla viticoltura.

Passati davanti alla cantina di Graziano Prà, abbiamo imboccato una stradina di campagna iniziando a salire tra i vigneti contornati da splendidi fiori di tutti i colori. Papaveri, tarassaco, iris, insieme a farfalle variopinte, coccinelle e altri insetti ci hanno regalato fin da subito la sensazione di essere in un luogo dove la biodiversità e l’attenzione all’ambiente vengono tenute in grande considerazione. Una delle primissime cose che abbiamo notato sono state le rocce e la terra scura. Il versante di Monteforte è interamente formato da terra basaltica, data da colate laviche raffreddate circa 50 milioni di anni fa. Le colline che ora ammiriamo in origine erano tanti vulcani, ora spenti. 
La prima tappa ci ha portati alla fontana di Prà, immersa tra i sette ettari di loro proprietà nel cru Ponsara, dove Cristina Rugolotto, che si occupa dell’accoglienza e della comunicazione per la cantina, ci attendeva con Otto 2022, il Soave Doc Classico che prende il nome dall’amato border collie di Graziano. Cristina ci ha illustrato il progetto “svitati” che sta impegnando la cantina da qualche tempo e che prevede, man mano, la sostituzione del tappo in sughero con il tappo stelvin in quanto uno studio ha dimostrato come questa tipologia di chiusura sia più idonea a mantenere le caratteristiche organolettiche dei loro vini, anche nel tempo. Ci ha inoltre anticipato che in autunno entrerà a far parte di questo progetto pure il loro Valpolicella Superiore. Ripasso e Amarone al momento manterranno il sughero, non essendo permesse alternative da disciplinare.
Otto si presenta nel calice di un bel giallo paglierino luminoso e al naso ha i sentori caratteristici del soave di queste zone: la nota sulfurea si accompagna a sbuffi di ginestra ed erbette aromatiche quali fiori di rosmarino, timo e santoreggia, contornati da refoli di piante officinali. Fresco e sapido, all’assaggio ritornano note verdi e di camomilla, con un finale lungo leggermente amaricante che invoglia al secondo sorso.


Riprendendo il cammino abbiamo attraversato la Val Ponsara dove, il 22 febbraio dell’anno 1098, la leggenda narra che apparve la Madonna ad un contadino che portava al pascolo il suo gregge. Il ragazzo si mise a pregare ai piedi di Maria chiedendo la fine della pestilenza che imperversava in quegli anni e lei, come segno di riconoscenza, creò un rigagnolo d’acqua per abbeverare il suo bestiame. Tornato in paese divulgò la notizia, la pestilenza giunse al termine e da allora in questi luoghi, oltre ai capitelli votivi, ci sono le tappe della via crucis a simboleggiare la costante presenza della religione in questi luoghi. Giunti poi al capitello San Vincenzo Ferreri, Aldo Naddeo, originario della zona e nostro relatore per questa giornata, ci ha narrato come San Vicenzo sia il protettore dei viticoltori raccontandoci la sua storia. Ha inoltre sottolineato come questo luogo rappresenti il crocevia tra le UGA Pigno, Ponsara e Tenda, dandoci la possibilità di ammirare la differenza tra i terreni vulcanici, esposti ad est, e quelli bianchi calcarei, tipici del versante collinare di Soave.

Dopo una breve pausa per la merenda con i panini del Caseificio la Casara, abbiamo ripreso la passeggiata per arrivare all'ultima tappa, presso il capitello di San Pietro, dove Roberto Biondi della cantina El Vegro e sua figlia Noemi ci hanno accolto con la propria sopressa e un calice di Soave Classico Foscarino 2021
Giallo paglierino intenso e vivace, ananas matura e frutta tropicale spiccano al naso rivelando la vendemmia tardiva che Roberto effettua nei vigneti vicini. Erbette aromatiche e camomilla, note di fiori di campo gialli contornate da una leggera nota sulfurea donano grande eleganza ai profumi di questo vino. Morbido e avvolgente con un lungo finale ammandorlato, presenta una piacevole freschezza e sapidità. Dopo aver ammaliato tutti con i suoi racconti, Roberto ci ha servito in degustazione il Recioto di Soave Classico Campi delle fate 2017. Di color ambrato brillante e acceso, all’olfatto si presenta intenso con note di dattero e albicocca disidratata, sbuffi di scorzette di arancia e mandarino. Lievi accenni di lavanda e pepe bianco, nel finale caramella al miele e cardamomo. Molto fresco al palato e morbido, presenta una calibrata sapidità. Di lunga persistenza con ricordi di mandorla tostata. Accompagnato con la Reciotina, torta al recioto fatta dal panificio Tessari di Brognoligo, e la stupenda vista sulla Val d’Alpone è stata la conclusione ideale di questa scampagnata primaverile

 

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