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Presentazione della Guida Vinetia 2026

Un racconto corale del Veneto, ieri e oggi

La conferenza di presentazione della XII edizione di Guida Vinetia, ospitata il 24 novembre da Ca’ Sagredo, a Venezia, è stata trasformata in un grande romanzo corale del vino veneto, intrecciando memoria storica, dati, territori e nuovi gusti dei consumatori. Ne è emersa l’immagine di una regione in cui tradizione e innovazione convivono: biblioteche storiche e nuove UGA, vitigni ritrovati e nuovi trend del Prosecco e del Metodo Classico, fino a un consumatore che chiede vini più snelli, freschi e leggibili.

 

L’apertura e il senso della Guida


In apertura, il Presidente di AIS Veneto Gianpaolo Breda ha dato il benvenuto a una platea volutamente variegata, con produttori, giornalisti, sommelier e degustatori ufficiali. Ha ricordato che Guida Vinetia è sì una guida ai vini del Veneto, ma anche un progetto più ampio che comprende magazine, degustazioni e una presenza nel quadro nazionale di “Vitae”.  Ha poi sottolineato come il Veneto mantenga primati nazionali per superficie vitata, produzione ed export, e come il lavoro congiunto dei degustatori permetta di restituire una fotografia delle eccellenze regionali, culminata in questa XII edizione.

Paolo Bortolazzi, curatore della XII edizione e Vicepresidente di AIS Veneto, ha parlato di Guida Vinetia 2026 come di un esercizio di stabilità ed evoluzione: fedeltà a un metodo consolidato e, al tempo stesso, capacità di intercettare i cambiamenti del gusto e del territorio. Ha ricordato i “giganti” che hanno immaginato e costruito Vinetia, i numeri raggiunti (quasi 25.000 vini degustati in dodici anni, circa 390 aziende recensite in questa edizione, oltre 6.000 schede compilate) e il ruolo delle commissioni – tecnica AIS, ristoratori, giornalisti – nella definizione dei premi, con il “Premio Vinetia” come massimo riconoscimento.
 

Memoria storica e identità del vino veneto


Il Professor Raffaele Cavalli, Vicedirettore della Biblioteca Internazionale “La Vigna” di Vicenza, ha collegato il lavoro della Guida a quello della Biblioteca, definita un “deposito vivo” di conoscenze sul rapporto tra uomo, terra, vite e vino. Ha mostrato come i testi antichi – dai trattati agronomici del Quattrocento alle opere enologiche di Cinquecento e Seicento – permettano di capire quanto la memoria storica aiuti a interpretare anche le produzioni contemporanee, offrendo spunti tecnici e culturali ancora utili oggi.

Secondo Cavalli, la Biblioteca e la Guida Vinetia svolgono funzioni complementari: la Guida aggiorna e divulga lo stato attuale delle produzioni, mentre la Biblioteca custodisce e valorizza le radici storiche e scientifiche del territorio. Questa sinergia, ha sottolineato, consente di leggere il vino veneto in continuità tra passato e presente, come elemento centrale di cultura, economia e identità sociale.
 

Enoturismo: un volano per il Veneto


Emanuela Bincoletto, Presidente del Movimento Turismo del Vino (MTV) sezione Veneto, ha raccontato l’enoturismo veneto fra tradizione, esperienza e futuro, ricordando come visitare oggi una cantina significhi vivere un’esperienza che intreccia territorio, storia, persone e prodotti locali. Ha ripercorso la recente evoluzione normativa (Legge 205/2016 e Decreto del 2019) che ha definito standard di qualità, sicurezza e accoglienza, consentendo alle cantine di vendere legalmente esperienze e degustazioni e trasformare l’enoturismo in una voce strutturale di bilancio.

Sul piano economico, Bincoletto ha riportato per il 2024 un valore nazionale dell’enoturismo di circa 2,9 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente, con le cantine di MTV Veneto che registrano un aumento significativo del fatturato legato alle visite. Ha descritto l’identikit del wine tourist - età compresa tra 30 e 55 anni, un mix di italiani e stranieri con spesa pro capite più alta per chi arriva dall’estero - e le esperienze più richieste: visite in vigna e in cantina, picnic tra i filari, trekking, eventi con il produttore, attività per famiglie.

 

Verona: alleggerire la tradizione


Rispondendo alla domanda sul rapporto tra innovazione e tradizione a Verona, il referente della Guida per Verona e provincia Fabio Poli ha spiegato come i produttori veronesi abbiano saputo rimodularsi sui gusti del mercato, abbandonando progressivamente modelli stilistici molto estratti e pesanti in favore di vini più facili, dinamici e verticali. Ha osservato che, se si degustassero oggi gli stessi vini di qualche anno fa, anche i giudizi dei degustatori sarebbero diversi, segno che è cambiato non solo il vino, ma anche il metro di valutazione.

Un passaggio chiave riguarda l’appassimento, tecnica simbolo per il veronese che, pur esportata ovunque, nella sua terra d’origine viene in parte ripensata con disciplinari che lasciano maggiore libertà e una crescente attenzione a esprimere il territorio prima dello stile enologico. Fabio ha citato come esempio le UGA, le unità geografiche aggiuntive in Valpolicella, lette come una tendenza nella direzione di “less is more”: togliere ridondanze per rendere il vino più leggibile e riconoscibile, soprattutto a un pubblico giovane poco interessato alle narrazioni erudite, ma molto sensibile a freschezza e bevibilità.
 

Belluno: montagne in fermento


Per l’area bellunese, il referente Paolo Cavasin ha raccontato di una provincia che, negli ultimi anni, sta riscuotendo un interesse crescente, strutturata su tre aree principali: il Feltrino, la Valbelluna e l’Alpago. Nel Feltrino si conferma il ruolo dei vitigni autoctoni come Pavana e Bianchetta, in Valbelluna cresce la presenza di varietà internazionali mentre l’Alpago si sta consolidando come nuovo polo con progetti emergenti.

Paolo ha sottolineato come oggi Belluno copra quasi tutte le tipologie di vino richieste dal mercato, dai bianchi agli spumanti, fino ai vini dolci, con riscontri qualitativi sempre più evidenti. Ha accennato anche all’arrivo di nuove realtà, spesso orientate a vitigni internazionali come chardonnay e pinot, segnale di un territorio di montagna che non rinuncia alle proprie radici pur sperimentando anche linguaggi enologici moderni.

 

Treviso: il Prosecco come motore e laboratorio


Wladimiro Gobbo, delegato di Treviso, ha definito il Prosecco un ambasciatore non solo del Trevigiano, ma dell’intero Veneto e dell’Italia. Ha sottolineato che circa l’80% della produzione viene esportata e che, entro fine anno, si attende il traguardo di centinaia di milioni di bottiglie sulle tre denominazioni. Ha poi ricordato come dal 2009, quando “Prosecco” diventa una denominazione territoriale, il trend non si sia più fermato, trovando il proprio apice nelle colline di Conegliano Valdobbiadene, oggi patrimonio UNESCO.

Secondo Wladimiro, il fenomeno più significativo è la capacità del Prosecco di essere al tempo stesso versatile e identitario: diverso nei dosaggi e negli stili (spumante, frizzante, rifermentato in bottiglia “col fondo”), ma sempre riconoscibile per freschezza, profumi floreali e alcol moderato, in linea con una cucina e uno stile di consumo sempre più “light”.  Ha aggiunto che i consorzi stanno lavorando anche su versioni a più bassa gradazione alcolica, confermando un forte dinamismo e una lettura attenta dei nuovi consumi.
 

Venezia: il “nuovo” tocai e la laguna


Nell’intervento dedicato a Venezia e dintorni, il responsabile di quest’area per la Guida Vinetia Gianfranco Ferrarese ha ripercorso la vicenda del “bistrattato tocai”, al centro per anni della nota controversia sul nome che ha portato questo vitigno a perdere visibilità e credibilità sul piano commerciale. È emerso che, nella percezione di chi vive e lavora sul territorio, la varietà non è mai stata del tutto dimenticata, rimanendo presente nelle consuetudini locali e trovando lentamente una nuova collocazione nella denominazione Lison DOCG.

Oggi, il vecchio tocai – declinato nelle forme consentite dal quadro normativo – viene sempre più interpretato come parte di un'identità lagunare che vuole emanciparsi dagli stereotipi, valorizzando vini bianchi di forte personalità e buona attitudine gastronomica. Il lavoro della Guida aiuta a far emergere queste esperienze, dando voce a una laguna vitivinicola meno nota rispetto ai poli più celebrati della regione.
 

Vicenza: il metodo classico a base durella


Referente della Guida per Vicenza e provincia, Alberto Ferron ha evidenziato che, con l’entrata a regime del nuovo disciplinare del Durello Metodo Classico, il Veneto può oggi vantare una denominazione specifica dedicata a questo stile, radicata nei Monti Lessini e nella relativa matrice vulcanica. La durella viene descritta come uva autoctona “di montagna”, naturalmente acida e tesa, ideale per dare spumanti dal profilo unico nel panorama italiano.

I dati del Consorzio indicano che il Metodo Classico rappresenta ormai una quota significativa della produzione, vicina al 40%, segno di un apprezzamento crescente da parte del mercato. Alberto ha citato anche sperimentazioni recenti, come l’unione di annate diverse in un’unica cuvée, sottolineando che il lavoro non si ferma: l’obiettivo è affinare sempre più stile e riconoscibilità, con particolare attenzione al pubblico giovane che oggi guarda al Metodo Classico con curiosità nuova.
 

Rovigo: i vitigni ritrovati del Polesine


Michele Manca, referente per Rovigo, ha definito il Polesine un territorio di confine: storicamente legato alla Serenissima e oggi in fase di riscoperta, qui la linea di pochi filari “in giardino” ha tramandato vitigni che non hanno mai smesso davvero di esistere. Tra questi, spiccano mattarella, turchetta e basegana, oggi riportati in primo piano grazie a progetti che combinano ricerca agronomica, lavoro dei produttori e supporto di associazioni come AIS Veneto e realtà locali.

Secondo Michele, il valore di queste iniziative è duplice: da un lato culturale, perché salvaguardano un patrimonio genetico e di memoria che appartiene all’alimentazione quotidiana di un tempo; dall’altro produttivo, perché consentono di proporre vini originali, fortemente legati a suoli alluvionali complessi e a un’identità territoriale distinta. I vini da mattarella, anche nelle versioni frizzante e come spumanti sui lieviti, e da turchetta, declinata in rossi austeri, sono visti come punte avanzate di un Polesine che ambisce a diventare anche snodo culturale, non solo logistico.
 

Padova: i tagli bordolesi dei Colli Euganei


Serena Capuzzo, referente della Guida per la parte relativa a Padova e provincia, ha parlato di come il Veneto, e in particolare i Colli Euganei, sia terra di grandi tagli bordolesi, oggi al centro di una riflessione che punta più sul terroir che sulla semplice imitazione di modelli internazionali. Le aziende che lavorano con questo stile stanno progressivamente abbandonando l’idea di “vino internazionale” standardizzato per cercare una cifra più personale, legata a suoli vulcanici e collinari e a microclimi specifici.   

Questa ricerca di originalità passa attraverso scelte agronomiche più attente (rese contenute, gestione più fine della maturazione) e una vinificazione che privilegia equilibrio, freschezza e capacità di invecchiamento, più che potenza alcolica e sovraccarico di legno. Ne derivano rossi che, pur riconoscibili nella matrice bordolese, parlano sempre più chiaramente la lingua dei Colli Euganei e trovano spazio importante nella Guida Vinetia 2026
 

Il gusto che cambia e la sfida della valutazione


In chiusura, la coordinatrice (autodefinitasi "Mastino") Maria Grazia Melegari ha riportato il discorso al cuore del lavoro del progetto Vinetia: tradurre un panorama veneto complesso e molto dinamico in valutazioni coerenti e leggibili. Negli ultimi dodici anni, ha spiegato, i degustatori hanno percepito con sempre maggiore chiarezza l’evoluzione dei vini storicamente più strutturati verso modelli più snelli e freschi, citando ancora Verona e la progressiva minore dipendenza dal passito e dall’estrazione del passato.

La sfida sta nel trasformare questa complessità – fatta di territori diversissimi, vitigni autoctoni ritrovati, denominazioni mature come il Prosecco, nuovi spumanti da durella, rossi bordolesi in chiave euganea – in un’immagine unitaria, che non appiattisca le differenze ma consenta al lettore di orientarsi. Maria Grazia ha rivendicato per la Guida Vinetia un ruolo di “cabina di regia” esperta, in grado di leggere i punteggi e le note di degustazione alla luce degli ormai molti anni di esperienza sul campo, per offrire un racconto ragionato del vino veneto all’altezza della sua energia in trasformazione.

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La versione aggiornata con i dati 2026 della Guida Vinetia è online: buona consultazione.

Pubblicato: 10 dicembre 2025
Autore: Michela Aru
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