Lorena Ceolin
È un caldo pomeriggio di giugno, stiamo percorrendo le strette viuzze che si snodano tra le campagne di Lison, quando intravediamo davanti a noi l’inconfondibile casolare a bande rosso mattone dell’azienda vitivinicola “A Mi Manera” di Toni Bigai, una piccola realtà di 6 ettari nata nel 2005, che produce circa 35.000 bottiglie.
È proprio lui ad accoglierci e a darci ristoro all’ombra di una pergola; come si usa fare con gli amici, in attesa di iniziare la visita alla sua cantina.
Subito ci trasporta con i suoi racconti alla sua filosofia di fare il vino, alla scelta dei vitigni classici del territorio, al rispetto della tradizione, mescolando simpatia, schiettezza e competenza tecnica, dato che lui è anche enologo della sua azienda.
Gli spazi in cantina sono limitati, si tratta di una piccola realtà, dove vengono privilegiate le vasche di acciaio e cemento con temperatura controllata.
Ma è ormai ora di avvicinarsi ai nostri banchi di assaggio, il primo vino è il TAI 2013 VENETO IGT , in cui emergono subito delle piacevoli note floreali di piccoli fiori bianchi che odoriamo proprio in questo periodo dell’anno e che ci riportano al sambuco. Una fruttuosità non troppo matura, un cenno di erbe aromatiche, il ricordo della salvia; tutto ciò anticipa il sorso, fresco e minerale, lunga persistenza gusto olfattiva. Un friulano diverso, che non chiude con la consueta nota di mandorla, ma che prosegue a stimolare delicatamente con i suoi aromi di bocca. Per questo vino Toni si avvale di un tappo speciale, costituito da un tecnopolimero chimicamente neutro, che ha il vantaggio di ovviare al difetto del tappo, di dare uniformità aromatica tra le bottiglie da degustare e di ridurre la penetrazione di aria. Tra l’altro è un tappo che ben si presta alla decorazione grafica o alla comunicazione di un messaggio.
Ora nel bicchiere si muove lo CHARDONNAY 2013 VENETO IGT, i suoi riflessi virano verso il dorato, il naso è elegante con note floreali che ora mi conducono ai bianchi fiori di tiglio, note fruttate tropicali (ananas), ma anche una pera matura, un’albicocca. Il sorso è sorprendente: quel tocco di legno che non ti aspetti dall’analisi olfattiva, che si fonde perfettamente donandogli piacevolezza di beva e sensualità. Dopo una vendemmia tardiva, subisce una fermentazione parziale (circa il 45%) in legno di acacia.
A seguire il MY WAY 2013 (o a mi manera bianco), vino frutto di un uvaggio e assemblaggio di uve tocai, picolit, malvasia e chardonnay. Nel raccontarci questo vino non ci svela tutti i suoi segreti, sminuisce la sua arte di far vino, le sue capacità; ci dice semplicemente: “Aggiungo un po’ di questo, poi colmo la vasca con quello che mi è rimasto disponibile in cantina…”, per farci credere che sia un vino nato ogni annata per caso, ogni volta a suo modo, come se si trattasse di un’opera d’arte generata dall’ispirazione del momento. L’etichetta è geniale un scritta in corsivo fluo che si carica con la luce solare, un vezzo per accendere la passione, come una cena a lume di candela.
Seguono tanti altri assaggi: la Malvasia, il My Way Rosso, il Cabernet in 2 diverse annate (2013 – 2012) il Merlot, una pilsner tedesca che produce per gioco; cresce la convivialità. Toni nel mentre ci delizia con pane fresco, ossocollo, salame di cervo e un formaggio caprino di provenienza altoatesina affinato con asparagi selvatici, di un’intensità aromatica sconvolgente, l’aria della stanza è satura.
Si è fatta ora di andare, ci resta il ricordo di un piacevolissimo pomeriggio con un professionista del vino, un amico bizzarro che ci ha fatto sentire come a casa nostra. Grazie Toni, torneremo a trovarti.
