Bologna Champagne Experience 2025: Le degustazioni parte I
Camminando tra le aree tematiche della fiera suddivisa in aree geografiche vitivinicole della regione, si comincia il percorso a nord, nella zona delle Montagne de Reims dove l’unicità dei terreni gessosi convive coi il calcare che conferisce al pinot noir una tipica sfumatura minerale. Castelnau fa dell’attesa il proprio credo prolungando l’affinamento sui lieviti per un minimo di 5-7 anni; il Brut Millèsimè 2005, con prevalenza di chardonnay, si presenta brillante alla vista ed emana eleganti note di pesca, cedro maturo, crosta di pane e spezie; il palato è appagato da bollicine sottili al punto da apparire cremose e il finale agrumato è estremamente persistente; a stupire però è l’assaggio dalla remota annata 1992: una profusione di percezioni innonda l’olfatto spaziando dalla frutta a polpa bianca agli agrumi e alle note floreali tra cui la ginestra appassita in connubio con sensazioni tostate e di frutta secca; il paziente affinamento elabora richiami di crema pasticcera e pan brioche; il sorso arricchisce l’esperienza gusto-olfattiva con aromi di erbette esiccate, miele, liquirizia ed un richiamo di polvere da sparo. Nel villaggio di Ay, grand cru dal 1911, Henri Goutorbe, attraverso selezioni parcellari, esprime lo stile della maison vinificando esclusivamente in acciaio; lo Special Club 2012 omaggia il pinot noir (presente al 85 %) a cui questa micro zona è
vocata. Ammalia grazie alle note di piccoli frutti rossi su un fondo minerale che stuzzica pure il palato attraverso la sapidità; quest’ultima, fusa con la spiccata freschezza, fa dimenticare i tredici anni che si porta sulle spalle. Nello stesso prestigioso comune, Brimouncourt fa prevalere nei suoi blend lo chardonnay ben identificabile nel MMIX Cuvèe Millèsime 2009 (70% chardonnay, 30% pinot noir) le cui note di burro fuso e banana tratteggiano un profilo complesso integrato da sensazioni agrumate ed empireumatiche pur senza l’apporto del legno in affinamento. Jean- Philippe Trousset, sperimenta dosaggi zuccherini sempre più contenuti eppure sorprende la grazia con cui il Nuit Blanche, da pinot noir in purezza, avvolge il palato regalando sensazioni di frutta esotica, erbette, nocciole tostate e frutta disidratata.
Si scende verso sud per incontrare la Vallèe de La Marne. Si tratta della più estesa delle quattro sottoregioni i cui terreni si diversificano passando dai pendii gessosi orientali ai suoli occidentali argillosi e calcarei che spostano il gesso più in profondità influenzando la risposta sensoriale dei tre vitigni emblematici; è in questa regione che il pinot meunier, occupando più della metà delle vigne, trova la propria terra d’elezione. Nel villaggio di Bouzy, dove uno strato argilloso precede le craie donando rotondità ai vini, viene prodotto un interessante rosè d’assemblage, lo Special Club 2018 di Paul Bara che attinge in egual misura dai tre vitigni; I profumi di lampone e fragoline di bosco vengono verticalizzati da sensazioni agrumate e minerali che ritornano al palato nelle vesti della sapidità che ben racconta il sottosuolo e al contempo bilancia sapientemente il grado zuccherino di 7gr/l mantenendo il palato piacevolmente asciutto. Un doveroso tributo al vitigno endemico della Vallèe de La Marne è proposto da Telmont, i cui vigneti trovano sede nella riva destra del fiume, nei pressi di Epernay; Nel Meunier 2018 l’omonimo vitigno raggiunge 61% del blend; all’olfatto regala distinti sentori di fiori bianchi, frutta tropicale e note tostate a delineare una piacevole complessità; la permanenza sui lieviti di quasi cinquanta mesi regala sfaccettature di crosta di pane e chantilly giustapposte a sentori di uva passa e mandorle bianche. Paul Berthelot lo propone sia in purezza con il Brut Cuvèe Blanc de Noirs 1er Cru che in assemblaggio con il Brut Cuvèe de Reserve in cui le note di sottobosco e muschio del primo sorso fanno spazio alle successive sensazioni fruttate e balsamiche; al palato ritorna la frutta con accenni di mela e ribes. Jacquesson nella significativa serie “700” racconta le peculiarità delle diverse annate e come le stesse influenzino i vini identificandole anche in etichetta coi il numero progressivo degli assemblaggi dalla nascita della maison. Il Cuvée 743 racconta, pur con un 20% di vini di riserva, l’annata 2015 che suggerisce la prevalenza di pinot noir; il risultato è un vino dal colore dorato, dai profumi intensi di agrume, brioche, frutta secca e, al palato, percezioni di miele e propoli; molto verticale grazie alla piacevole sapidità e all’assenza di zucchero residuo chiude con una lunga persistenza.
Al di fuori delle le macro regioni si trovano l'area dedicata alle Grandi Maison, i principali detentori del mercato pur possedendo solamente il 10% dei vigneti. Ben ventisei Nègociant Manipulant partecipano alla manifestazione per veicolare non più l’interpretazione di uno specifico territorio quanto piuttosto il personale e consolidato profilo stilistico. Philipponnat si distingue già con i prodotti d’apertura, due eleganti sansannè a prevalenza pinot noir per poi alzare l’asticella con il Blanc de blancs 2018 ottenuto da grands crus della Còte des Blancs ed il brioso alter ego Blanc de noirs 2016 da nobili parcelle allevate a cavallo tra Montagne de Reims e Vallèe de La Marne: il primo, elegante e decisamente fine all’olfatto con sentori di pesca gialla, scorza d’agrume e percezioni di fiori di sambuco si fa setoso al palato grazie anche al delicato perlage ed esprime al retrolfatto sensazioni iodate assieme a note di mandorla e liquirizia. Il secondo, fresco e potente, elargisce un amplio ventaglio olfattivo sia floreale che fruttato in cui intervengono percezioni di violetta, acacia, albicocca e piccoli frutti rossi; il sorso fresco e robusto conserva le sensazioni olfattive con ulteriori suggerimenti speziati di liquirizia e anice stellato. Bollinger apre con lo Special cuvèe, preciso e bilanciato ma dimostra di meritare la propria fama con La Grande Annèe 2015 in cui il bouquet intenso ed estremamente nitido ricorda la susina gialla, il ribes e la mora che si fondono con suggerimenti di miele e mandorla tostata donando una singolare finezza; ben strutturato e dalla finissima effervescenza emana dopo il sorso nuove percezioni di mango e richiami speziati di vaniglia e cioccolato; Louis Roederer, la cui produzione è quasi interamente garantita dai vigneti di proprietà, eccelle con il Vintage 2016: un colore paglierino brillante prelude alla successiva esperienza olfattiva che sembra attingere dall’intera palette aromatica; il sorso, aggraziato dal sottile perlage, ribadisce la complessità olfattiva e la prolunga grazie ad una notevole persistenza.