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Anesi racconta l'Alto Adige

Camaleontico Alto Adige

Gruppo redazione Ais Treviso

 

Carattere alpino, impronta mediterranea. Roberto Anesi ha tracciato il suo viaggio enologico-sentimentale della Provincia autonoma. Un viaggio che è carta di identità di una regione vinicola dalla storia multiforme.

Alto Adige, o l'arte di cambiare pelle attraverso i secoli. La carta dei vini oggi dice “bianchi”, soprattutto, creati e maturati tra vette e valli. Ed è la traccia che ha seguito Roberto Anesi, miglior sommelier d’Italia nel 2017, ospite e amico di AIS Treviso, nella serata organizzata all’hotel Maggior Consiglio lo scorso 24 settembre. Bello però lasciarsi stupire e capire che non sempre è stato così, perché la storia plasma e ha plasmato anche il vino quando quel Sud Tirolo, parte più meridionale dell’impero austriaco e riserva di vini leggeri a bacca rossa (come la Schiava) per le corti asburgiche, si è ritrovato d’un tratto ad essere (anche) Alto Adige: la parte più a nord del regno d’Italia e poi della Repubblica. Un salto e siamo nel secondo dopoguerra: l'unione fa la forza. Lo capiscono i piccolissimi proprietari che decidono di puntare sulle cooperative… e sulle varietà a bacca bianca. Erano arrivate già nell’800, grazie agli scambi con Francia e Germania. Il “saper fare” vino, custodito nei monasteri, tramandato nei secoli e mai perso, fa il resto. Non si perdono le tecniche, non si perde la conoscenza di come selezionare i terreni e i posti migliori. Qualità e continuità, dunque, per un mercato che nell’ultimo mezzo secolo chiede a gran voce sempre più bianchi strutturati. “Siamo in montagna ma l’Alto Adige è caldo. Nascono vini alpini ma di impronta mediterranea e di equilibrio, in cui pesa l'influenza tedesca nell'uso del legno”. Eccola allora la carta d’identità che ha tracciato Anesi. Le sfumature non mancano e racchiudono nelle bottiglie le differenze tra vallate, che siano quelli dalla viticoltura eroica ed estrema della Valle Isarco e della Val Venosta, fino ai vini strutturati e longevi di zone come Oltradige, Terlano, Basso Atesino. Il resto è degustazione ed emozione. Per un camaleontico Alto Adige.

Vini in degustazione:

Sylvaner 2023 - Thomas Dorfmann (Villandro, Valle Isarco)

Naso pulito: mela, pesca, fieno, pepe bianco e menta. Al palato esprime energia e acidità. Risalta la parte salata. Sottile, ma con una bella ricchezza. Dimostra inaspettata struttura, precisione e versatilità, anche nella cucina internazionale.

Riesling 2023 - Falkenstein (Merano - Val Venosta)

Giallo paglierino che tende al dorato, luminoso e lucente nel calice. Sentori di albicocca e idrocarburo, buccia di agrumi, pompelmo e pepe bianco insieme ad una parte fumosa. In bocca la parte floreale accompagna un alcol bilanciato, con un sorso dinamico che gioca con freschezza e acidità. Vino completo, di grande equilibrio e fortemente varietale.

Pinot Bianco Sirmian 2022 - Nals Magreid (Nalles - Andriano)

Un pinot bianco che vuole essere un riferimento. Luminoso nel calice. Al naso mela, pera, fiori bianchi, ricordi di agrume, susina gialla e nocciolina americana. Al sorso esprime volume, cremosità e ampiezza, in ricordo di un'annata calda. Finale giocato su struttura, potenza e suadenza glicerica.

Sauvignon Voglar 2021 - Peter Dipoli (Egna)

Nel calice profumi esotici, tropicali, di frutta a pasta gialla matura ed erbe alpine. In bocca spiccano struttura, concretezza e lunghezza, con un’esplosività sacrificata in favore della longevità. Riassume eleganza e potenza, come fosse una “spremuta” di Loira e Friuli Venezia Giulia. Espressività pionieristica.

Gewürztraminer Nussbaumer 2019 - Tramin

Allo sguardo esprime un color oro denso, ricco, resistente. Olfatto di grande intensità, dove risaltano spezie, litchi, ylang-ylang, mango, zafferano e chiodi di garofano. Gustosa cremosità, di spessore e potenza, in cui la chiusura amaricante è in sinergia con note importanti di zenzero candito e toni vanigliati. Consigliato per cucine fusion e formaggi stagionati.

Chardonnay Riserva Freienfeld 2022 - Kellerei Kurtatsch

Grand cru dell’azienda. Giovanissimo. Complessità odorosa che richiama la Borgogna, con ananas stramaturo, nocciola, burro di arachidi, un tocco vanigliato e una nota minerale. Vibra in tutta la sua complessità nella fase retronasale. Sapore dirompente, con rimandi di banana e boiserie. Ampiezza che consente di giocare con la temperatura.

Appius 2020 - St Michael Appiano

Cuvée da vigne storiche (chardonnay, pinot grigio, pinot bianco, sauvignon blanc), con lungo affinamento sui lieviti. Giallo dorato lucente. Profumi stratificati, sfaccettati ed equilibrati: vaniglia, erbe officinali, albicocca, pesca, frutta esotica. Ha bisogno di un calice ampio. Al palato esprime una forza impressionante, non cede alla pesantezza e ha persistenza lunghissima. È un “bambino-fenomeno”. È l’essenza dell'anima dell’Alto Adige.

Pubblicato: 30 ottobre 2025
Provincia: Treviso
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