Carnet di viaggio
Dalla redazione
mercoledì 29 giugno 2022

Sicilia da scoprire... e degustare

Alberto Costa


Meravigliosa Trinacria. Qui il tempo è scandito da ritmi rallentati ma di consolidata precisione, peculiarità che ritrovo anche nei favolosi vini che hanno allietato il mio pur breve soggiorno alle Egadi e dintorni. Arida, baciata dal mare, dal sole e dal vento, fatta di suoli diversissimi tra loro, la Sicilia porta in grembo fantastici vitigni autoctoni e al contempo ospita orgogliosamente altrettanti internazionali: questa opulenza barocca offre una tavolozza pressoché infinita ai wine-maker locali e indigeni che possono così creare espressioni enologiche molto diverse tra loro, dando una dimensione che difficilmente ho trovato così sfumata dell’abusato termine “terroir”.

Quale, se non la barca, è il miglior modo per accedere e godere delle bellezze offerte dall’Arcipelago delle Egadi? Il porto commerciale più vicino per raggiungerle è Marsala che dista meno di 25 km dall’aeroporto di Trapani-Birgi intitolato a Vicenzo Florio per lo scalo civile. Una visita con degustazione proprio alle cantine dei “Leoni di Sicilia” o a quelle della Fam. Pellegrino sono un’opportunità da non perdere per comprendere l’importanza di un vino iconico italiano qual è il marsala; non meno interessanti le Cantine Donnafugata che sono il quartier generale della Fam. Rallo dove viene imbottigliato e affinato in una gigantesca barricaia tutto il vino delle loro tenute disseminate nelle principali zone vitivinicole dell’isola siciliana.

Imperdibili a Favignana Cala Prèveto, Cala Rossa e l’ex stabilimento dei Florio che ospitava la tonnara, prima al mondo in cui è stato usato l’olio come conservate del tonno al posto del sale, e che oggi ospita anche preziosi reperti della guerra punica e un centro per il recupero delle tartarughe. Levanzo, un’autentica perla del Tirreno che vive con il ritmo del sole, oltre a cale riconcilianti con la vita stupisce per le incisioni e pitture rupestri rivenute recentemente nella Grotta del Genovese. Infine, la più distante e, forse per questo la meno visitata sebbene forse sia la più bella, è Marettimo che offre scenari e cale dal mare abbagliante e cristallino.

Giusto qualche nota per lasciar traccia dei migliori ricordi.

Tra i catarratto da “wow” non posso far a meno di citare il pirandelliano A PUDDARA ’18 di Tenuta di Fessina che ad occhi chiusi mi ha riportato in Loira: questo bianco dell’Etna dapprima ha eccitato i miei ricettori olfattivi con sentori che definisco enigmatici; incipit di ginestra, quindi erbacei e minerali che lasciano spazio alla presenza tostata quasi affumicata che sembra preannunciare scontate morbidezze ed un corpo esuberante. E invece, quasi come in un dramma, va esprimendosi con precisione chirurgica nell’affilare il palato (preparandolo alla forchetta) in una dimensione di travolgente eleganza. Generosissimo in termini di gusto e profumi, senza dubbio è il miglior segno del troppo veloce passaggio di Silvia Maestrelli in questo mondo.

Di Baglio di Pianetto ancora superlativa l’interpretazione del catarratto biologico FERMATA 125 ‘20: privo di quelle sbavature vendute come “artistiche” -  che mi fanno sempre essere prevenuto nei confronti dell’approccio less-antropic-, mi ha colpito per la sua balsamicità e nota vegetale che ne esaltano il bouquet floreale ed agrumato; il suo persistente sorso è davvero scolpito nella lava.

Queste due bottiglie mi fanno pensare che il catarratto sia il rais degli autoctoni bianchi siciliani. Della stessa cantina non è da meno il TIMEO, esuberante Grillo bio ‘21 dai tratti per certi versi garganeggianti che lo rendono molto simpatico al mio palato. 

Chiusura d’autore e d’onore per chi mi ha ospitato tra le proprie mura di Marsala in una interessantissima visita: TANCREDI ’18 di Donnafugata è quell’interpretazione rossa di cabernet sauvignon, tannat e nero d’Avola allevati in terreni prevalentemente sabbiosi costieri che si veste di quel “vedo e non vedo” dalle intriganti trasparenze di pizzo. Ritrovo questo mood anche nelle sensazioni gusto-olfattivo dove non ostenta tutto subito bruciando il piacere della scoperta, ma stimola potentemente le papille gustative come non aveva fatto nessun altro mio precedente assaggio rosso isolano. Si fa davvero amare dalla volta palatina questo sofisticato trilogy cerasuolo che la coccola come fosse un pregiato abito in raso di D&G e gli permette, senza proferir bestemmia, di essere abbinato anche ai piatti di pesce tipici trapanesi.

 
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