Enrico Trentin
Lunedì 22 gennaio abbiamo vissuto una fantastica avventura nel Sud America. Guidati dalla profonda conoscenza e passione di Guido Invernizzi, abbiamo degustato vini boliviani provenienti dalle alture della cordigliera delle Ande, vini argentini dalle pendici del monte Tupungato e vini dalle coste atlantiche dell’Uruguay.
La viticoltura del Sud America nasce con l’epoca coloniale: attorno al sedicesimo secolo, spagnoli, francesi, italiani e tedeschi portarono la coltivazione della vite e la cultura del vino. Gli stati di maggior fama sono Argentina e Cile, seguiti dalle produzioni più ridotte di Perù, Bolivia, Sud del Brasile e Uruguay.
Dopo la caduta delle grandi dittature del ventesimo secolo, la qualità della produzione vitivinicola è incrementata notevolmente ed ora alcuni vini possono competere con i migliori del mondo.
In Argentina il cuore enologico batte a Mendoza, zona incorniciata dalla spettacolare catena montuosa delle Ande dove le vigne, ad alta quota, donano al vino complessità aromatica e notevole struttura. Molte di esse hanno più di 25 anni, spesso sono a piede franco visto che l'altitudine scoraggia la fillossera ad attecchire, inoltre le precipitazioni sono minime e il vento caldo che arriva dalle Ande, chiamato Zonda, mantiene l’uva asciutta e sana. Le uve più coltivate sono a bacca rossa, l’uvaggio principe è il malbec, arrivato dalla Francia (ricordiamo che si tratta di una delle sei varietà consentite per la produzione del vino Bordeaux).
Il primo assaggio è stato uno spumante della cantina Bodega Cruz di Mendoza. 25% chardonnay e 75% pinot nero provenienti dalle pendici del monte Tupungato, da vigne oltre i 1800 metri.
Si presenta di un giallo paglierino intenso, la bollicina è fine e persistente, al naso i profumi sono di scorza di agrume, frutta tropicale, pesca sciroppata, pan brioches e crema pasticcera. Al palato si identificano il frutto della passione e ananas, acidità vibrante e piacevole, le note citrine e sapide concludono con piacevole morbidezza e cremosità, persistente e per nulla amaricante.
Il nostro viaggio continua in Uruguay, paese affacciato sull’Atlantico, dove i territori più vocati alla viticoltura si trovano lungo la costa Sud. Il vitigno più prestigioso ed emblematico è il tannat, arrivato dalla zona dei Pirenei a sud ovest della Francia, in Uruguay si esprime in tutta la sua robustezza e tannicità.
Degustiamo il vino bianco da uva albarino di una delle più moderne e riconosciute cantine dell'Uruguay, Bodega Garzon.
Fermentazione in acciaio, affinamento di sei mesi sulle fecce fini. La livrea è di un giallo paglierino limpido e lucente. I profumi speziati ricordano l’anice e il sambuco, un sentore iodato fa pensare ad un vino sapido. In bocca si conferma tale e di buona freschezza, con ottima persistenza e quel pizzico di morbidezza che equilibra il tutto. I sentori sono di cedro e lime, l’alcool non è invadente e il retrogusto finale pizzica il palato ricordando la citronella.
Torniamo in Argentina, saliamo da Mendoza e siamo a Catamarca dove si produce l’uva bianca torrontes. I terreni sono aridi perché il clima è caldo e soleggiato, nonostante i 2000 metri di altitudine.
Abbiamo assaggiato il vino del francese Michele Rolan, prodotto nella sua cantina Bodega San Pedro de Yacochuya.
Giallo paglierino intenso, consistente e vivace. I sentori sono molto complessi e aromatici: note di gelsomino, camomilla, pesca, cedro, litchi, miele e un piccante zenzero candito, forte sapidità con sbuffi leggermente sulfurei. Al palato è complesso, pieno e croccante, continuano le note di zenzero candito e scorza di agrume. Grande struttura e alcool controllato per un'ottima complessità, finezza e persistenza.
In America Latina è largamente coltivato il vitigno Criolla, molto produttivo e poco esigente, è servito in passato per soddisfare la richiesta di vino e generalmente non viene utilizzato per produzioni di grande pregio.
Abbiamo degustato un vino prodotto dalla cantina Vagisto, nella regione di Cafayate, nel nord ovest argentino. Il colore è rosso granato scarico. I profumi sono vinosi, ricordano la ciliegia e il fiore appassito, note di sottobosco e terra bagnata. Al palato spiccano il lampone, una lieve acidità e un leggero tannino. Vino immediato con finale leggermente amaricante che ricorda il rabarbaro.
Continuiamo il viaggio nell’estremo sud dell'Argentina nella regione della Patagonia, dove il clima più fresco e ventoso contribuisce a produrre dei Pinot Noir eleganti con spiccata freschezza e aromaticità.
Abbiamo assaggiato quello di Cantina Fin del Mundo, annata 2021, affinato 12 mesi in botte. Si presenta di un rosso carminio tenue e una buona consistenza. Al naso arrivano profumi di fragoline di bosco, mirtilli e more, infine qualche leggera nota balsamica, erbacea e affumicata. Il gusto è fresco, molto fine e piacevolmente morbido grazie al sapiente uso del legno.
Prossima tappa in Bolivia che sta attirando sempre più l’attenzione degli appassionati di vino con i suoi vigneti in altitudine. Le prime barbatelle arrivarono dal Perù per mano di missionari francescani. La piccola zona vinicola si trova a sud del paese, alle pendici dei monti andini, dove si coltiva ad altitudini fra i 1600 e i 2300 metri.
Degustiamo un Syrah, vino iconico di questa zona, della cantina Uvairenda, annata 2017, fermentato in acciaio e maturato in botte grande. Colore fitto, quasi granato, denso e tintorio. Naso caratteristico: ciliegia, prugna disidratata, speziatura, nota di cacao e ancora erbe aromatiche come rosmarino, timo, spezie dolci e, a renderlo ancora più complesso, profumo di olive nere e pomodoro disidratato. Al palato spicca la frutta matura ma non stracotta, sapore di cacao, grande freschezza. Ritorna il sentore di olive nere e rosmarino, secco e moderatamente caldo.
L’ultimo vino argentino è il famoso Malbec della cantina Pedro de Yacochuya, annata 2019. Il colore è rubino molto vivo, i profumi sono di frutti rossi, foglia di pomodoro, peperone verde, note vegetali ben integrate, molto profondo e persistente. Le note di vaniglia sono eleganti e rendono il vino maturo e complesso. Al palato la frutta è una ciliegia croccante con note vegetali, ma ciò che spiccano sono la liquirizia e spezie dolci. Il tannino è tenace, seppur setoso.
Non si poteva concludere che con un raro vino Tannat dell'Uruguay, una delle migliori espressioni al mondo di questo vitigno. Annata 2021, affinato in legno, colore rosso carminio, quasi violaceo, molto denso e consistente, impenetrabile. Al naso troviamo intensi sentori di mora e mirtilli, cacao amaro, note mentolate, alcool addomesticato e fine. Al palato è incredibilmente setoso, carezzevole, elegante, opulento e pieno, con una grande classe. Il tannino è astringente ma tenuto perfettamente sotto controllo, nella sua lunga persistenza si sente il calore moderato dell’alcool, la sua lunga acidità e un vago sentore ematico. Vino di immensa complessità, equilibrio e piacevolezza.