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Dalla redazione
lunedì 18 settembre 2017

BAROLLO: internazionalità di Marca

Federico Cocchetto


Tradizione, modernità e internazionalità: queste le parole chiave che contraddistinguono l’azienda Barollo protagonista della serata “Degusta al Ristorante”, tenutasi giovedì 15 settembre nell’elegante cornice del ristorante Al Corder, in pieno centro storico a Treviso, con affaccio negli interni di Cà dei Carraresi.

I titolari dell’azienda vitivinicola sono i due fratelli Marco e Nicola Barollo, laurea in Scienze politiche l’uno ed Economia e Commercio l’altro, entrambi colpiti dalla grande passione per il vino ereditata dal padre Alfredo, vignaiolo di famiglia.

È con questa passione che nel 2001 i due decidono di acquistare a Preganziol, in piena Marca Trevigiana, una tenuta appartenuta ai vecchi Conti Marcello e gettare così le basi per l’azienda Barollo. L’impresa parte avvalendosi delle capacità del Prof. Curini per un periodo, poi dell’enologo Mario Barbieri e del winemaker Riccardo Cotarella.

L’obbiettivo, ci dice Marco, è quello di rompere gli schemi, far tesoro della tradizione reinterpretandola in chiave moderna. Tutto ciò per dare valore e prestigio ad un’area non adeguatamente valorizzata dal punto di vista enologico puntando non solo al mercato locale, ma soprattutto ai mercati internazionali. Ecco l’utilizzo del sistema di allevamento a cordone speronato, l’impianto di vitigni internazionali precoci quali lo Chardonnay, il Cabernet Franc e il Merlot in primis, l’utilizzo di tecniche di cantina stile Borgogna.

I prodotti sono stati presentati in tre capitoli:

Verticale dello “Chardonnay Barrique” 2014 – 2006 – 2003

Interpretazione stilistica borgognona, con l’utilizzo di legni di rovere francese, in cui il 2014 risplende nella sua aura di freschezza, con il fruttato di banana non ancora matura, di susina bianca acerba e lime. Diversamente, il 2006 ha completamente perso i bagliori verdi del 2014, ma il vivido e lucente oro che colora il calice invita subito all’olfazione: qui è una banana decisamente matura, con note di zabaione che preannunciano al palato morbidezza. E così è stato, coerentemente: la morbidezza si è fatta ben notare, donando grande equilibrio ad una base acida importante. La caldissima vendemmia del 2003 si è rivelata subito nell’ammaliante ambra chiara e, al naso, dichiarando quanto ampio fosse lo spettro olfattivo: karkadè, liquore al maraskino, biscotto e papaya sono state le prime note di una lista interminabile, se solo ci fosse stato più tempo per godere degli effetti del calore di quel millesimo su questo splendido vino.

Verticale del “Frank” – 2015 – 2012 – 2009

L’altezza dei vigneti di 85cm., le basse rese ettaro, circa 70q.li/Ha, le scelte vendemmiali e di cantina rendono letteralmente diverso questo Cabernet Franc da qualsiasi altro prodotto in zona. Il taglio che ne è derivato è in stile Loira: non vi è più l’erbaceo aggressivo che caratterizza molti altri colleghi del nostro territorio, ma ha preso piede una garbata eleganza, in cui la sensazione di pulizia del sorso è estrema. Il 2015 presenta una ciliegia croccante ed una sensazione alcolica forse maggiore di quella reale. Incredibilmente il tannino è si giovane, ma non allappante come ci si potrebbe aspettare. Nel 2012, invece, nonostante le note dolci e morbide siano quasi percepibili al naso, ma nettamente in bocca, presenta una tannino che allappa. Ma è il 2009 che, ancora una volta sorprende: colore splendido ed una susina rossa in macerazione, cui subito si aggancia la china, ci colgono con il tempo tiranno ed i più, compreso lo scrivente, si rifiutano di lasciare il calice.

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