Wine Experience
Dalla redazione
domenica 27 ottobre 2019

Visita alla cantina Menti

VITI, API, MICRORGANISMI E PERSONE AL LAVORO

Cristiano Grandini


La delegazione di Vicenza ha organizzato, lo scorso 19 ottobre, una visita alla Cantina Menti di Montebello Vicentino, nella Doc Gambellara. Michela, assieme al fratello enologo, rappresentano la quarta generazione di vignaioli e conducono ora la cantina.

 

Anche se la giornata si presentava grigia, uggiosa e a tratti piovosa, l’accoglienza che abbiamo ricevuto da Michela Menti è stata davvero calorosa. Il nostro viaggio inizia ai margini della vigna, tappa indispensabile per capire il territorio e l’uva nel contesto. Ci troviamo dunque a Selva, piccola frazione di 300 abitanti che si trova oltre la collina, in una delle valli più belle della denominazione Gambellara. La Doc è principalmente collinare e comprende i comuni di Montebello, dove siamo, Gambellara, Zermeghedo e Montorso. Questa valle viene anche detta "Conca d’oro", con diverse correnti storiche di pensiero sull'origine del nome: potrebbe essere dal fatto che si è sempre coltivato l’uva Garganega, che a maturità piena diventa di bel colore dorato, oppure derivare dal nome romano di Montebello (MonsAureus) zona strategica per le vie di comunicazione dell’epoca.

È esclusivamente coltivata a vigna, con pendenze che in alcuni casi sono importanti, oltre il quaranta per cento, e che richiedono una raccolta esclusivamente manuale. La tenuta dove ci troviamo si chiama Rivalonga, di proprietà della famiglia Menti da quasi 70 anni, e in questo vigneto di 5 ettari si coltiva principalmente la Garganega autoctona, nella quale la famiglia crede moltissimo. Non mancano recenti introduzioni di Glera allevata a guyot. Nelle zone più ripide la Garganega è allevata a pergola veronese, che permette un rigoglioso sviluppo vegetativo, ideale per lo sviluppo e protezione dell’uva. L’età media dei vigneti è di circa 50 anni, eccetto per quelli di Glera. L’azienda ha diversificato l’offerta dei prodotti producendo anche olio di oliva e miele, quest’ultime passioni del fratello enologo. La certificazione Bio per ora non c’è ancora, ma come ribadisce Michela, l’agricoltura sostenibile è da sempre nelle priorità e nelle corde di tutta la famiglia.

Il terreno della denominazione Gambellara è formato principalmente da roccia vulcanica e tufo grigio, duro, anche se alle intemperie tende a sbriciolarsi facilmente e diventare sabbioso; il colore è quindi scuro, quasi nero. Il terreno vulcanico dona ai vini una impronta inconfondibile, tipica di questo territorio e, come si dice da queste parti, ci ricorda Michela, terra nera, terra di grandi vini bianchi. La saggezza popolare in fin dei conti ha sempre un fondo di verità e non è smentita qui da un vitigno - la Garganega - che sa dare vini importanti. 

Una volta tornati in cantina, Michela ci accompagna e racconta le varie fasi della vendemmia, partendo  dalla raccolta in campo che quest’anno è iniziata leggermente in ritardo per la Garganega, attorno al 10 settembre, e  oltre metà settembre per la Glera.

Tutta l’uva raccolta, esclusivamente a mano, viene trasportata in cassettine o tramite rimorchio, a seconda della tipologia di vino che si vuole produrre; la gamma è molto ampia, partendo dai vini secchi fermi, passando per i frizzanti sino ai dolci passiti, come il Vin Santo. La passione per il lavoro svolto, per il racconto minuzioso delle varie fasi operative, traspare in ogni suo gesto. 

Sotto il portico si possono vedere lunghi grappoli appesi al soffitto, in appassimento secondo la metodologia detta a “picai”. Ricordiamo insieme un altro metodo: il riposo dei grappoli in piccole cassettine che vengono lasciati appassire in fruttaia.

Le uve destinate all’appassimento  vengono selezionate e raccolte solo dalla vigna migliore; gli acini devono essere perfetti in modo da garantirne la salubrità. Anche il modo di deporre i grappoli nella cassetta viene regolata da gesti antichi, sempre nell’ottica di ottenere uve sane e perfette.

L’uva appesa a “picai” viene poi destinata alla produzione del Vin santo, prodotto di nicchia, vino della tradizione, il cui valore in termini di produzione sono importanti. Le uve appassite vengono pigiate a marzo, usando un vecchio torchio manuale; il mosto poi viene messo in caratelli e lasciato ”senza pensieri” in soffitta, alla mercé di lieviti indigeni che procedono lentamente alla fermentazione. Il prodotto finale non viene filtrato, ma vengono eliminati solo i sedimenti per decantazione. Entrati in cantina, assaggiamo un sorso del mosto di Garganega in fermentazione da 2 settimane. Il sapore e il profumo fruttato della gioventù fa quasi pensare a sentori di un vino aromatico. Ma dopo poco più di un anno tenderanno a calare, per lasciare emergere le note sulfuree e minerali tipiche del territorio, che la maturazione esclusivamente in acciaio renderà ancora più evidenti.

La produzione complessiva dell’azienda Menti consiste di 25000 bottiglie annue. Come ricordato, recentemente è stata introdotta la Glera, per scelta puramente commerciale, che sta dando ottimi soddisfazioni in questo territorio vulcanico; il prosecco infatti risulta più strutturato.

Dopo la sosta in cantina, entriamo nella sala degustazione per procedere all’assaggio di quattro vini: il Rivalonga, L’insolito, il Dama bianca ed il Vin santo. Ci sembra giusto anche ricordare, tra i vini prodotti, il “Mens 2007” Recioto di Gambellara fermentato e maturato in barrique esauste. 

Alcuni colleghi Sommelier aiutano nel servizio e Michela ci guida nella degustazione e nella descrizione dei suoi vini: ogni dettaglio e particolare vengono condivisi con grande passione.

Il primo, Rivalonga 2017, è un Gambellara Classico, ottenuto quindi esclusivamente da zona collinare, che viene maturato in solo acciaio, per risultare un tipico rappresentante della zona. È prodotto esclusivamente con Garganega da piante di 50 anni. Elegante, raffinato al naso, vino schietto, indica chiaramente la sua origine ed è una etichetta storica della cantina, prodotta da oltre 30 anni.

Il secondo, Insolito 2017 IGT, sempre Garganega in purezza, è prodotto solamente in alcune annate. È un vino che si distingue dal Rivalonga, in quanto più strutturato. La maturazione avviene infatti in barrique esauste che aiutano ad arricchire il bouquet di aromi e profumi, come pure il corpo stesso del vino. Dopo circa 8 mesi di legno, l’affinamento prosegue in bottiglia per ulteriori 6 mesi. La freschezza rimane il filo conduttore della vita di questo vino. Tra i possibili abbinamenti consigliati e da lei provati, Michela propone gli gnocchi al pesto, il fegato alla veneziana, ed il coniglio alla ligure, suggerendo anche la pizza, ovviamente con gli ingredienti pensati per un buon accompagnamento finale.

Per i vini dolci assaggiamo il Dama Bianca 2018, Garganega veneto IGT, passito frizzante, e vino della tradizione in chiave moderna. Era prodotto già dal nonno di Michela, ed  ora i due fratelli si dedicano a produrlo come allora, seguendo l’appassimento in cassettine sino a primavera, seconda fermentazione in acciaio, con metodo Charmat. E’ un vino che è apprezzato come aperitivo, ma anche in abbinamento a formaggi, e c’è chi azzarda l’accostamento ai salumi. La versatilità dell’uva garganega è veramente straordinaria.

L’ultimo vino, Nostra Historia 2010, è un Vin santo di Gambellara del 2010, nel quale si ritrovano la tradizione. Le origini del Vin Santo, così come si faceva ai tempi del bisnonno! Per approfondirne le origini, il fratello di Michela, enologo della cantina, ha collaborato in sinergia con l’Università di Verona ed alcune aziende, dato che ogni cantina sotto lo stesso nome propone varietà di stili diversi. Questo percorso ha portato quindi a brevettare il lievito usato, unico nel suo genere, non dimenticando però che non esiste ad oggi un protocollo di produzione unico del vino, che è spesso confuso con il Recioto. I fratelli Menti procedono lasciando i caratelli in soffitta, cosi che la fermentazione segua l’andamento stagionale. L’unico sistema di filtrazione consiste in una decantazione a freddo, portando durante l’inverno i caratelli colmi all’esterno della cantina. Il  deposito  viene quindi rimosso. Il 2010 proposto rappresenta la seconda vendemmia di produzione ed ha ottenuto la medaglia d’oro al Merano Wine Festival. Dall’aspetto ambrato, ampio bouquet di aromi e lunga persistenza, è supportato da una buona freschezza, che lo rende molto interessante. Da provare con biscotti e pasticceria secca, cioccolato fondente e molto altro.

Al termine, un gradito buffet viene offerto dall’azienda Menti a tutti i partecipanti, prima dei saluti.

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