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Dalla redazione
lunedì 28 ottobre 2019

Vini dell’Etna: gioielli rari e preziosi

SERATA VULCANICA SULLE PENDICI DELL'ETNA

Vanessa Olivo


Una serata che si apre trasportandoci immediatamente in un’atmosfera siciliana: la musica tradizionale accompagna le immagini di un vignaiolo luminare, Salvo Foti, e di un evento unico che ha coinvolto pochi fortunati in un’insolita vendemmia.

 

È così che Vito Francesco D’Amanti, relatore AIS e siciliano Doc, ci introduce verso una terra che conosce da sempre, quella su cui si erge l’Etna, preparandoci a degustare delle perle enologiche esclusive da lui accuratamente selezionate.

La viticoltura sull’Etna incontra un territorio caparbio, che si concede solo ai pochi che lo sanno domare e che in realtà nasconde mille e più varianti di sé stesso. Infatti, quando si parla di viticoltura etnea si può sentir spesso il riferimento alla Borgogna del Mediterraneo: proprio come nella rinomata regione francese, anche qui si assiste a una parcellizzazione in microclimi e microzone più o meno vocate alla coltura della vite. Altitudine, esposizione, terreni formati dallo sgretolamento di lava di diversa età, ceneri, lapilli e sabbie, così come la vicinanza al mare sono alcuni dei fattori caratterizzanti la viticoltura etnea. Il versante nord, più caldo, predilige il Nerello mascalese e il Nerello cappuccio; il versante est, più piovoso, accoglie il Carricante; infine a sud troviamo pochi vigneti di Nerello mascalese e Nerello cappuccio.

Ma ora parliamo dei vini, piccole produzioni che solo un grande conoscitore e intenditore del territorio poteva scovare.

Nel primo, I Vigneri di Salvo Foti – Vinudilice – Spumante Metodo Classico, troviamo un calice dalla delicata e lucente sfumatura rosata di un petalo di rosa arricchito da un perlage fine e persistente. Curiosa l’origine di questo vino: l’uva, per lo più Alicante, Grecanico e Minnella, proviene dalla vigna Bosco, un vigneto dell’Etna Settentrionale a 1300 metri s.l.m. (forse il più alto d’Europa), ma la spumantizzazione avviene nella cantina altoatesina Arunda, la cantina più alta d’Europa. Il bouquet olfattivo esordisce con la fragolina di bosco, poi melograno, un delicato tocco floreale e una nota gessosa. Al palato inizialmente delicato grazie ad una bollicina setosa, per poi allargarsi in un tripudio di freschezza, sapidità e persistenza. Grande piacevolezza di beva che sfuma in ritorni di melograno e di arancia sanguinella saporita.

Il secondo vino, Primaterra – Primae Rosae – Etna Rosato Doc 2018, dona al calice un luminoso colore rosa cerasuolo e sprigiona profumi di spremuta di melograno, lampone, pietra lavica bagnata e un tocco quasi fumé. Sorso sottile, scorrevole, sapido con una percettibile astringenza, persistente con accattivanti ritorni floreali di rosa.

Il terzo calice, Vivera – Salisire – Etna Bianco Doc 2010, conquista con il suo colore giallo dorato con vivaci sfumature verdoline e gran luminosità. L’olfatto gioca su note di pietra focaia, cherosene, vaniglia, pompelmo, frutta esotica, zenzero e macchia mediterranea. Sorso pieno, ampio, corposo, sostenuto da una freschezza interminabile che termina con una scia di scorza di limone candita e frutta secca.

Il quarto vino, Tenuta di Bastonaca – Etna Rosso Doc 2014, rivela un colore rosso rubino con qualche sfumatura granata di media trasparenza. All’olfatto chiodo di garofano, cannella, cuoio, tabacco, pometto lazzarino sotto spirito. Sorso inizialmente timido, mostra poi i muscoli con un tannino ancora giovane in evoluzione, per poi sfumare con una persistenza che porta note di arancia sanguinella.

Il quinto vino, Gulfi – Reseca – Sicilia Igt 2011, figlio di viti centenarie di Vigna Poggio sul versante nord dell’Etna, sfoggia un luminoso rosso rubino con vividi riflessi granati. Un quadro olfattivo inizialmente schivo che si apre poi con una stratificazione di profumi: carcadè, geranio, arancia sanguinella, amarena sotto spirito, cacao, un tocco mentolato di resina, china, inchiostro, rabarbaro, mirto, macchia mediterranea. Al palato scorrevole, morbido con un tannino energico e una sapidità che sostengono il sorso in tutta la sua persistenza.

Si termina con Tenuta di Aglaea – Annacare – Etna Rosso Doc 2012, rosso granato che vira verso la tonalità aranciata. Esala profumi di mora di gelso, fiore di cardo, confettura di prugne, rosmarino, farina di castagno, un’impronta balsamica e un tocco fumé. Sorso morbido, alcolico e tannico, una persistenza suadente che sfuma su note di rabarbaro, liquirizia e sherry.

[foto di Bruno Bellato]

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