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Dalla redazione
venerdì 11 novembre 2022

San Martino...il mosto diventa vino

Storia e tradizioni di un'antica ricorrenza

Luigi Lago


“La nebbia agl’irti colli, piovigginando sale” i famosi versi di Giosuè Carducci che danno inizio alla poesia San Martino continuano proprio con la tradizione, in cantina “…. Per le vie del borgo, dal ribollir dè tini, va l’aspro odor dè i vini, l’anima a rallegrar”.

Infatti fra le tradizioni legate alla cultura contadina e al mondo del vino, una delle più popolari è proprio la festa di San Martino che si celebra l’11 Novembre. Si tramanda il famoso proverbio “a San Martino ogni mosto diventa vino”, in quanto il mosto avendo terminato la fase di fermentazione, viene svinato e si può consumare. E’ il momento del vino novello.

San Martino è il protettore della vite, patrono dei viticoltori, dei vendemmiatori e dei sommelier. La sua storia ha origine tanto tempo fa: Martino nasce a Sabaria Sicca in Pannonia, l’attuale Ungheria, nel lontano 316. Prima soldato, poi eremita e infine vescovo; si narra che, mentre usciva a cavallo dalla città francese di Amiens, dove viveva, vide un povero mezzo nudo e tremante per il freddo (un successivo sogno gli rivelerà che quel mendicante fosse Gesù).  Martino si impietosì, sguainò la spada, tagliò in due il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero. Al gesto del generoso cavaliere seguì immediatamente un cambiamento atmosferico, il sole si mise a scaldare come in estate. Il clima tornò tiepido e diede luogo alla cosiddetta “Estate di San Martino” che da allora si ripete ogni anno. 

La tradizione vuole che, proprio in virtù di questo fenomeno climatico che regalerebbe inattesi momenti di sole e temperature più miti, le famiglie contadine sfruttassero l’occasione per traslocare le aziende a termine della stagione agricola e per rinnovare i contratti di affitto dei fondi rustici, dei pascoli e dei boschi, secondo le regole della mezzadria.

Un’altra leggenda è legata alle oche: racconta che proprio alcune di esse, con il loro rumoroso starnazzare fecero scoprire il nascondiglio di Martino che non voleva diventare vescovo. Tutt’ora in diversi Paesi europei e in Alto Adige c’è la tradizione di mangiare l’oca a San Martino. 

E’ diffusa anche la processione delle lanterne e la tradizione di tenere accesa la lanterna fino a Natale. Non mancano nemmeno dolci ispirati alla ricorrenza, come il San Martino in pasta frolla a Venezia: un dolce che raffigura San Martino a cavallo decorato con glassa colorata e cioccolato.                  

Nel giorno che celebra il Santo, come da tradizione i bambini girano per calli e campielli di Venezia cantando e battendo una pentola chiedendo in regalo dolci e caramelle.

Come sempre “cin cin” e buona degustazione, questa volta, con un buon vino novello sperando di godere un altro po’ di sole con l’estate di San Martino.

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