Dalla redazione
venerdì 13 maggio 2016

I vigneti della Serenissima

I vigneti di Venezia aperti per la Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio

Gheusis S.r.l.


Scoprire l’origine, la provenienza e le caratteristiche delle antiche viti presenti in Laguna, campionarle e propagarle per dare vita a impianti che costituiscano una banca genetica delle varietà ricavate dallo studio. È questo l’ambizioso progetto del Consorzio Vini Venezia che, nel 2010, ha iniziato una ricerca insieme all’Università di Padova e Milano, il CRA-Vit di Conegliano e altri soggetti con lo scopo di creare una mappatura delle vecchie viti di Venezia, studiandone il Dna, per realizzare due vigneti: uno a Torcello e l’altro all’interno del convento dei Carmelitani Scalzi. Quest’ultimo aprirà le porte per gli ospiti della Giornata della Cultura del Vino e dell’Olio AIS.

Il Consorzio Vini Venezia ha infatti contribuito a riaprire le porte dell’antico Brolo di Cannaregio, regalando ai turisti di tutto il mondo la possibilità di vedere uno dei più antichi giardini di Venezia. È proprio qui, nell’orto giardino del Convento dei Carmelitani Scalzi, risalente alla metà del Seicento, che il consorzio ha dato vita a un vigneto, ottenuto dal materiale genetico prelevato e riprodotto dalle varietà presenti all'interno della laguna di Venezia, che comprende anche una collezione di Malvasie. Dopo aver creato un vigneto nell’isola di Torcello, utilizzando il materiale genetico prelevato dalle vecchie viti di Venezia mappate e studiate all’interno di conventi, broli, giardini e altri luoghi, il Consorzio Vini Venezia ha infatti contribuito a restaurare l'orto giardino del convento dei frati Carmelitani Scalzi, adiacente alla chiesa di Santa Maria di Nazareth, meglio conosciuta come chiesa degli Scalzi, uno dei più mirabili esempi dell’architettura barocca veneziana. Un progetto, firmato dall’arch. Giorgio Forti, che ha permesso la ristrutturazione e l’apertura al pubblico di uno dei più importanti luoghi di Venezia. Uno scrigno verde a salvaguardia della biodiversità della città lagunare dove sono state scelte e recuperate tutte le essenze floreali proprie dell’habitat veneziano. Sette aiuole raccolgono piante di tipo diverso, dal frutteto all’uliveto, dal bosco al prato. A ciascuna di esse si accompagnano, lungo il percorso, coltivazioni diverse, tra cui rampicanti (gelsomino, glicine, vite americana, edera, bignomia gialla, plumbago), alberi di noce, passiflora, iris, erbe aromatiche, alberi di alloro, alberi medicinali, melograno, kiwi, kaki, rose, frutti di bosco. A raccogliere i risultati di questo importante lavoro è anche il volume Il vino nella storia di Venezia, tradotto anche in inglese.


Per accedere alla visita è necessaria la registrazione nella pagina http://we.aisveneto.it/gncultura

 

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