Wine Experience
Dalla redazione
domenica 6 ottobre 2019

IN VISITA ALLA CANTINA ONGARESCA

UNA STORIA DI QUALITÀ E PERSONALITÀ

Cristiano Grandini


Sabato 28 Settembre, la delegazione AIS di Vicenza ha organizzato la visita alla Cantina Ongaresca, a ridosso dell'omonimo monte a Costabissara (Vicenza), alle estreme propaggini della Lessinia.

Ad accompagnarci verso i vigneti risalendo il colle, tra i nitriti dei cavalli delle scuderie vicine, c’era la nostra collega e collaboratrice dell’azienda Donatella Tolio. Arrivati in cima abbiamo potuto godere di uno scenario incantevole, con il sole che riscaldava l’aria fresca del mattino, illuminando i filari delle vigne ed il bosco limitrofo.

I vigneti, dieci ettari in tutto, furono acquistati circa dieci anni fa, da Sergio Traverso e Lorenzo Sinico, che hanno seguito la loro passione, occupandosi nella vita di tutt’altro. Inizialmente le uve confluivano nella cantina sociale, poi grazie al’intervento di un enologo veronese ed alla passione dei proprietari, si è iniziato a produrre il vino direttamente. Le uve coltivate sono quelle internazionali: Chardonnay, Pinot nero, Pinot grigio, Merlot e Sauvignon. Godono di un'ottima esposizione al sole, lungo la direzione nord-sud, e qui l’altitudine e le fresche brezze contribuiscono alla salubrità dei grappoli, anche di quelli più compatti. Durante la vista alla vigna, abbiamo avuto l'occasione di gustare la dolcezza di alcuni grappoli rimasti in pianta, il Pinot grigio dal colore ramato, lo Chardonnay ed il Pinot nero.

Ci viene detto che la primavera di quest’anno è stata fredda, fatto che ha penalizzato la produzione di uva. Il caldo successivo ha consentito l’inizio della vendemmia del Pinot grigio il 20 agosto, con il sole che ha supportato la maturazione dei grappoli e i temporali estivi che hanno graziato la zona. Con il Merlot in purezza, si produce il rosso più strutturato e di punta della cantina: prima della vendemmia, il lato est delle vigne viene defogliato, in modo che l'uva raccolga i raggi del sole del mattino non troppo intensi, e dopo la vendemmia i grappoli vengono messi in cassette ad appassire per circa venti giorni. Questo conferisce al vino struttura, morbidezza e nuovi profumi, ad ulteriore dimostrazione del fatto che il vino si inizia a  in vigna e poi in cantina.

La produzione totale della cantina è di circa 13.000 bottiglie tra fermi e spumanti. I terreni sono principalmente, argilloso-calcarei, la vendemmia è totalmente manuale, la forma di allevamento principale è il cordone speronato, tranne che per il Sauvignon coltivato a guyot. L’azienda inoltre sta affrontando il percorso per ottenere la certificazione biologica, sia in vigna che in cantina. I trattamenti che si effettuano sono a base di rame e zolfo in quantità limitata, usando anche concimi di origine naturale. Inoltre, durante la vinificazione non si fa uso di anidride solforosa, e i vini contengono solo quella prodotta naturalmente durante la fermentazione.

La filosofia della Cantina Ongaresca, ci viene detto che viene riassunta in una frase: la nostra idea di “buon vino” è rinunciare a produzioni abbondanti per ottenere vini di grande qualità e personalità, con lo sguardo alla tradizione e con rispetto del territorio. Colpisce subito l’occhio, la cura dedicata alle etichette delle bottiglie proposte, con un simbolismo che lascia molto spazio alla immaginazione e fantasia, anche se poi i titolari della cantina ci danno la spiegazione ufficiale: tre calici visti dall’alto che circondano la lettera greca omega, che evoca comunque un ferro di cavallo, richiamo naturale al maneggio adiacente.

La degustazione è stata informale, ogni vino descritto per storia, curiosità e caratteristiche. Il primo è stato un Pinot grigio del 2016, lasciato maturare in acciaio prima della commercializzazione. La sosta sulle fecce gli ha donato una buona struttura e nuovi sentori, il terreno calcareo argilloso ha poi completato il profilo del vino, donando freschezza, ma soprattutto mineralità. I sentori subito identificabili sono il minerale, il vegetale e le erbe aromatiche, con l’immancabile retrogusto di mandorla del Pinot grigio. Tra le curiosità che ci vengono svelate, ci dicono che esiste anche una versione spumantizzata del Pinot grigio, ottenuto con il metodo Martinotti lungo.

Il secondo vino è uno spumante Pas Dosè del 2013, Chardonnay 70% e Pino nero 30%, con 36 mesi di sosta sui lieviti, la sboccatura è del 2017, la produzione è di circa 5.000 bottiglie, al naso spicca la fragranza del pane appena sfornato che si fonde con un profumo floreale di fiori gialli maturi. In bocca la freschezza la fa da padrone, alternandosi con una sapidità ben presente ma che non impedisce di creare un piacevole equilibrio, che aiuta il vino a lasciare un buon ricordo in chi lo degiusta.

Per capire al meglio l’effetto della sosta sui lieviti, ci viene proposto subito dopo lo stesso vino, ma con alle spalle 60 mesi sui lieviti. La produzione si attesta sulle 1.000 bottiglie per anno. Subito l’occhio cade sulla fine e persistente bollicina che aiuta a veicolare al naso la netta ma eleganate sensazione agrumata; al palato, oltre a confermare le sensazioni del fratello minore, aggiunge una seducente e ben percettibile cremosità. Fuori progarmma: i proprietari, nel frattempo accomodatisi tra di noi, ci hanno dato la possibilità di degustare anche la versione 48 mesi, per permetterci di capire a fondo cosa comporti l’evoluzione più o meno prolungata sui lieviti.

Il quarto vino è un Merlot 100% del 2015, appena immesso nel mercato, prodotto di punta della cantina. La resa per ettaro è bassa (80 quintali), perché viene fatta una selezione dei grappoli direttamente in vigna e, a raccolta avvenuta, si procede con un appassimento per 20-30 giorni. Dopo la fermentazione, il vino sosta un anno in barrique nuove o di primo passaggio, poi in acciaio per un ulteriore anno. Ciò che colpisce subito l’occhio è un colore impenetrabile ma vivace; all’olfatto ci sono profumi intesi, con sentori di mora, cioccolato e vaniglia; il gusto è piacevole, morbido, con tanini intriganti e in via di maturazione, già piacevoli nonostante la relativa giovane età. Un vino che tra non molto potrà esprimere il massimo delle sue potenzialita.

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Visita in cantina: Ongaresca
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