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Dalla redazione
mercoledì 11 novembre 2020

Seminario: Alto Piemonte

LE DUE RIVE DEL SESIA

Giuseppe Conte


Sabato 24 ottobre il prof. Armando Castagno ci ha mirabilmente condotti in una intensa giornata di studio, approfondimenti e scoperta di un territorio unico, da sempre vocato alla coltivazione della vite. Questo impareggiabile seminario sull’Alto Piemonte ha magicamente coinvolto i presenti in un percorso di conoscenza di una zona ancora poco valorizzata - e magari anche non sufficientemente apprezzata - ma non per questo meno degna di essere catalogata fra le eccellenze italiane.

Il prof. Castagno, sommelier e relatore AIS, oltre che grande critico enoico, ha confermato anche la sua grande passione per questo straordinario territorio interessato, nel bene e nel male, dallo scorrere del fiume Sesia.

Posto incantevole, contrastato dal giallo delle colture e dal bianco perenne del monte Rosa, ma anche nostalgico e malinconico dove la viticoltura ha avuto la contrazione più clamorosa dell’intera penisola.

Il Sesia ha una lunghezza di circa 200 Km attraversa anche la val d’Ossola che, con i suoi 1600 mm d’acqua annui, è considerata la zona più piovosa d’Italia. Ecco quindi che a volte le grandi piene provocano ingenti catastrofi con notevoli danni non solo all’agricoltura, ma anche alla viabilità, con grave rischio perfino per l’incolumità dei cittadini.

Nelle due rive (destra e sinistra) del Sesia,  la viticoltura ha vissuto anni di autentico splendore, non solo per la notevole quantità di ettari vitati, ma anche per la grande qualità dei vini prodotti. L’industrializzazione degli anni ‘70, con relativo abbandono dei terreni, ha drasticamente ridotto i vigneti che da 30.000 ettari sono scesi a solo 212, il suolo allora occupato dalle viti è ora completamente invaso da immensi e impenetrabili boschi.

Parlando della riva sinistra del Sesia dobbiamo citare le denominazioni Colline Novaresi, Boca, Ghemme, Sizzano e Fara.

Terreni molto acidi, privi di umus con presenza di morena e porfidi striati rossicci con colori rosa (Boca), marrone (Ghemme), con forme di allevamento arcaiche chiamate ‘’maggiorina’’ utili a ritardare la vendemmia aumentando così la qualità dei vini.

Nel 1948 a Boca i CRU erano 13, ora sono ridotti a 4/5, le prime DOC sono state istituite nel 1969 e l’uva più specifica di questo territorio è il nebbiolo spanna dotato di una grande complessità di percussori aromatici che lo rende unico al mondo.

Gli otto vini rappresentativi di questa riva sinistra, sono stati ben descritti e interpretati da Armando con enfasi ed entusiasmo a dimostrazione del grande attaccamento per questi luoghi e per i suoi prodotti.

 

- Primo vino: Colline Novaresi Bianco Costa di Sera dei Tabacchei 2019- Alfonso Rinaldi

- Secondo vino: Colline Novaresi Nebbiolo Mot Ziflon 2016- Francesco Brigatti

- Terzo vino: Fara Barton 2016- Gilberto Boniperti

- Quarto vino: Sizzano 2015- Paride Chiovini

- Quinto vino: Ghemme dei Mazzoni Etichetta Nera 2016- Tiziano Mazzoni

- Sesto vino: Boca Selezione Adele 2016- Davide Carlone

- Settimo vino: Boca 2015- Barbaglia

- Ottavo vino: Boca 1985 Conti- Cantine del Castello

Dopo la piacevole pausa dedicata al pranzo, con il servizio di un gustoso bis di primi seguito da un piacevole dessert, il pomeriggio è iniziato con l’illustrazione della riva destra del Sesia. Le denominazioni rappresentative di questa zona sono Coste della Sesia, Gattinara, Bramaterra e Lessona.

Gattinara è la denominazione più vitata (91 ettari) dell’intero Alto Piemonte, ma è anche quella che ha avuto il maggior ridimensionamento.

A Gattinara sono scomparsi i piccoli appezzamenti, infatti ben 51 ettari sono di proprietà di una unica azienda e i restanti 40 divisi quasi tutti fra altre due aziende. Negli anni ’20 il Gattinara aveva una notorietà rilevante, paragonabile a quella del Barolo o Barbaresco dei giorni nostri.

I terreni variano, vanno da suoli di roccia porfidica di Gattinara, quindi pietra ruvida senza humus adatti a vigne resistenti chiamate ‘’osso’’, a quelli di terra rossa con presenza di ferro della Valferrana (valle del ferro), ma anche porfidi- calcari- sabbie marine di Bramaterra con Nebbioli più freschi e fitti. Presenza di ‘’Loess’’ e sabbie marine in Lessona, una lingua di terra con soli 18 ettari a denominazione di origine in un territorio unico con microclima particolare e suoli sabbiosi, dove il nebbiolo, la vespolina e l’uva rara si esprimono ad altissimi livelli.

Con i successivi 8 vini di seguito riportati, Armando ha confermato la sua bravura con una attenta e puntigliosa descrizione esaltando le qualità di queste eccellenze legandoli, per caratteristiche organolettiche, ai loro territori di provenienza.

 

- Primo vino: Coste della Sesia Rosato Al Posto dei Fiori 2019-  Le Pianelle

- Secondo vino: Coste della Sesia Rosso Feldo 2017-  Zambolin

- Terzo vino: Coste della Sesia Nebbiolo Castellengo 2016- Cascina Preziosa

- Quarto vino: Bramaterra Cascina Cottignano 2017- Colombera e Garella

- Quinto vino: Lessona 2015- La Prevostura

- Sesto vino: Lessona San Sebastiano allo Zoppo 2010- Tenute Sella

- Settimo vino: Gattinara Vigna Molsino 2014- Nervi

- Ottavo vino: Osso San Grato 2014- Antoniolo

 

La magistrale degustazione di questi prodotti si può riassumere nell’ultimo vino servito ‘’Osso San Grato 2014’’ che ha dato sensazioni uniche esprimendo una originale neutralità al naso con un non profumo di vetro (quello del bicchiere). In bocca invece ha trasmesso sconcertanti brividi di eleganti declinazioni con infinite note di ferro, di sale, agrumi, fiori e una balsa verticale di pietra nuda.

Questo Nebbiolo in purezza ha ben descritto l’alto Piemonte con una essenziale austerità preludio di longevità che dovrà essere confermata negli anni, l’inconfondibile retro messaggio è trasmesso non tramite gli aromi di naso, ma nella bocca che sembra quasi avvolta da un essenziale e per certi versi duro canto di sirene.

Giornata ed evento da ricordare quella trascorsa con il prof. Castagno che alla fine ha raccolto i convinti e meritati applausi dei presenti e il giusto riconoscimento di Alberto Romanato a nome della delegazione AIS di Padova.

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