Wine Experience
Dalla redazione
mercoledì 4 gennaio 2023

Trentodoc

Master sulle bollicine di montagna

Gianni Degl' Innocenti


Se con Master potevamo pensare ad un corso di approfondimento per orientarsi nel mondo affascinante del Trentodoc, al termine delle due serate possiamo ritenere più che soddisfatte le aspettative.

Due incontri impostati a moduli distinti, ben sette, per sviscerare con Roberto Anesi gli elementi geografici e connotazioni che intervengono a delineare l’articolato carattere delle bollicine trentine. Ogni modulo, un tema diverso, introdotto da una doviziosa prefazione teorica seguita dalla degustazione di spumanti per suggellare quanto spiegato, in un alternarsi di racconto e analisi sensoriali che ha fatto letteralmente volare il tempo delle due serate con 25 Trentodoc degustati.

Roberto ci ha accompagnati lungo un percorso esplicativo ed ordinato, partito dalla descrizione dell’ambiente vitato (vigne dai 300 ai 900 metri di altitudine), contraddistinto dalle notevoli escursioni termiche che regalano al vino il suo innegabile carattere di montagna, proseguendo con i numeri che vedono oggi 66 produttori per circa 220 diverse etichette, vere e proprie perle nella pletora di personalità diverse accomunate dal riconoscibile “carattere di montagna del Trentodoc”.

Dopo una breve introduzione della storia che ha fatto nascere questo fenomeno spumantistico, con l’innegabile importanza di Giulio Ferrari e delle importanti famiglie trentine da lui ispirate, continuando col raccontare il passaggio fondamentale del Trentino da fornitori di grandi rossi per l’impero Austroungarico a terra prevalentemente di bianchi a seguito dell’annessione all’Italia, ci siamo infine addentrati nel percorso dei vari moduli/ degustazione, vera e propria esperienza formativa del master.

VALLE DI CEMBRA e VALLE DEI LAGHI

La prima serata siamo partiti affrontando la Val di Cembra, forse la zona più identitaria della denominazione, nelle sue tre diverse connotazioni geologiche: alluvionale, porfirica e gessosa. Spumanti alpini, verticali e freschi, degustati in tre esempi. In seconda battuta, quasi ad evidenziarne il contrasto con i precedenti, gli spumanti della Valle dei laghi, valle sventolata dalla calda “Ora” e dal fresco “Peler”. Altitudini fra le più basse dell’area produttiva del Trento Doc e spumanti più ricchi e di espressiva pienezza.

LO CHARDONNAY DI MONTAGNA

Abbiamo poi esplorato le caratteristiche dello chardonnay, vitigno che ha trovato nel Trentino un suo habitat particolare, tanto da considerarlo quasi autoctono. Mutevole l’espressione di suoli, esposizioni ed altitudini che ne caratterizzano i risultati.

LIEVITI, LEGNO E MLF - La prima serata si è conclusa esaminando i vari contributi dell’affinamento sui lieviti, del legno e della fermentazione malolattica.

La seconda serata è risultata altrettanto interessante, se non più della prima, quasi dovesse celebrare il “gran finale”.

TREND CONSIDERAZIONI E FUTURO - Dapprima un rapido sguardo al futuro, ovvero ai nuovi e giovani produttori, interpreti di uno spirito imprenditoriale moderno, tecnico e formato su esperienze dirette nelle più famose zone spumantistiche di tutto il mondo.

Il TRENTODOC ROSÈ – Spumanti dalla delicata e difficile produzione che oggi, grazie alla migliorata tecnica di pressatura, si presentano eleganti, di bassissimo dosaggio e dal carattere gastronomico.

VALLAGARINA, VALLE DELL’ADIGE E VALSUGANA - Torniamo quindi ad occuparci delle identità geografiche, partendo dalla Vallagarina. Valle dai terreni poveri, vulcanici e basaltici, con altitudini dai 350 ai 550 metri, fortemente influenzata dal vento tiepido dell’Ora. Gli spumanti qui prodotti, prevalentemente a base Chardonnay, possono rappresentare la porta d’ingresso della denominazione proponendo vini leggermente più semplici, facili di beva e di una certa pienezza e larghezza al palato.

Arriviamo poi alla Valle dell’Adige e alla Valsugana. La prima rappresenta la zona più importante della denominazione, poiché oltre ad essere la più grande e intensamente vitata, accoglie la maggior produzione e i nomi più conosciuti. Zona prevalentemente calcarea e ricca di manganese, dalle escursioni termiche buone ma non esagerate, di carattere più continentale. Grande variabilità di suoli e di insolazione.

La Valsugana invece è la più piccola e recente zona della denominazione, la meno produttiva, con un suolo calcareo ideale per lo chardonnay. In genere valle più umida delle precedenti, permette di ottenere spumanti molto profumati e netti, meno sapidi rispetto al carattere usuale.

PINOT NERO DI MONTAGNA MEUNIER E PINOT BIANCO - Ultimo modulo dedicato ai vitigni permessi dal disciplinare. L’esigente pinot nero, pretendendo un contesto pedoclimatico a lui congeniale per esprimersi al meglio, ha visto sempre più produttori raccogliere questa sfida che ha preso piede solo nell’ultimo decennio. Piantato in cloni selezionati come i più adatti alla zone montane del Trentino, sono simili a quelli utilizzati in Alto Adige. Il meunier, altro vitigno reputato difficile, di fatto non è coltivato che in poco meno di tre ettari (conosciuta una sola etichetta che lo rappresenta in purezza). Infine, il pinot bianco, storicamente confuso con lo chardonnay. Negli anni Novanta l’Istituto di San Michele mappando il DNA, ha potuto scoprire chi ha piantato in realtà pinot bianco, ma più che altro a fondo valle, quindi in vigneti poco adatti alla spumantizzazione.

Un master da ricordare e, per chi vi ha partecipato, sicuramente da ripassare e studiare. Ora che abbiamo fatto ordine nelle nostre menti, per meglio concretizzare queste due serate non ci resta che correre in Trentino per immergersi e vivere direttamente quel seducente paradiso vitato. 

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