Lorena Ceolin
Ci sono luoghi che si visitano da turisti curiosi, e terre che diventano “spazi dell’anima”. Per Laura Vianello, miglior sommelier Veneto del 2015, l’Oltrepò Pavese è diventato uno di questi spazi, che fanno sobbalzare il cuore per la peculiarità dei suoi panorami, dei suoi vigneti, ma soprattutto per l’originalità ed il carattere dei suoi vini.
La delegazione AIS di Venezia ha voluto dedicare la serata di mercoledì 28 marzo proprio all’Oltrepò Pavese, raccontato dall’eclettica Laura Vianello, che ha saputo coinvolgere con grande capacità e maestria il pubblico e i produttori presenti, nell’approfondimento di questo territorio ancora un po’ sconosciuto.
Un territorio con una superficie totale di 1089 km2, un variegato lembo di pianure, valli e lievi colline che si estendono a sud della Lombardia assumendo la forma di un grappolo d’uva. Confina rispettivamente a ovest e a est con Piemonte ed Emilia-Romagna e da ognuna di queste regioni assorbe un diverso influsso culturale, enogastronomico e di tradizioni.
A livello mondiale, invece, è collocato all’interno del 45° parallelo nord, latitudine ideale per la viticoltura, a metà strada tra il polo nord e l’equatore, dove si trovano altre realtà importanti sotto l’aspetto viticolo come Bordeaux, Oregon e Piemonte.
Una immensa varietà di vitigni tipici come la croatina, la barbera, l’ughetta, l’uva rara, senza tralasciare il pinot nero, valorizzati grazie alla perseveranza dei produttori e alla sempre continua ricerca di un elevato standard qualitativo, pur sempre mantenendo un fortissimo legame con la storia e con la vera identità di questo luogo.
Nel corso della degustazione sono intervenuti i produttori, Fabio Marazzi per la Cantina Scuropasso, Andrea Picchioni per l’azienda omonima, Matteo Maggi per Colle del Bricco e Claudio Bisi per la cantina Bisi, i quali hanno raccontato le caratteristiche del territorio specifico, la storia e le tradizioni della loro azienda.
Il percorso degustativo ha inizio con una bollicina, Roccapietra – zero – 2010 – Cantina Scuropasso, un metodo classico a base pinot nero, un dosaggio zero, un prodotto che vuole esprimere l’essenza del territorio, la valle Scuropasso, da cui la cantina prende il nome. Un’ampia, lieve collina a 250 mt s.l.m che risulta essere sempre stata vocata alla produzione di pinot nero; in questa tipologia sono state impiegate uve derivanti da impianti di circa 30 anni di età.
Aristocratico è il suo aspetto, brillante e intenso giallo paglierino con un elegante e fine perlage, che disegna interminabili catenelle di bollicine nel calice. L’approccio olfattivo è mistico, una danza di spezie orientali che lascia spazio ad accenni fruttati di agrumi, cedro in evoluzione e a lievi note di salvia e di tabacco bianco. Al palato si esprime con gran nerbo, una freschezza quasi imbarazzante ma non aggressiva, che solo poi fa emergere la non inferiore sapidità che dona carattere al vino, ricchezza gustativa e persistenza in ritorni agrumati e di miele di acacia.
Il secondo assaggio è dell’azienda Andrea Picchioni – Ipazia 2017 – Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC (100% croatina). Si presenta in tutta la sua vivacità nel calice, rosso rubino con evidenti riflessi di gioventù. I riconoscimenti olfattivi ci riportano alla cantina, alla svinatura, al mosto, e gli conferiscono una caratteristica di genuinità. Le sensazioni fruttate sono croccanti e spaziano dalla ciliegia alla visciola, dalla marasca alla fragolina di bosco, che si mescolano a delle insolite sensazioni di speziatura dolce, liquirizia. Al palato la vivacità viene accentuata da una leggera nota petillant, il tannino appena percettibile ed in evoluzione è già ben modulato e la sensazione pseudocalorica ben integrata ne completa un quasi perfetto equilibrio.
Si fa apprezzare per la sua innata serbevolezza, quasi a potersi definire il vino della condivisione e dell’amicizia.
Nel terzo calice troviamo il Makedon 2016 – Colle del Bricco – Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC (100% croatina) che colora con il suo rosso rubino intenso e compatto le pareti. Stupisce all’olfatto per profondità e stratificazione di sensazioni, inizialmente fruttate scure di mora e prugna, successivamente floreali di petali di rosa per chiudere con lievi accenni di tabacco scuro. Al palato è agile e scattante, il tannino non invadente crea con la lieve carbonica una piacevole sensazione tattile che solletica e asciuga il palato. Si distingue per equilibrio, pulizia e piacevole avvolgenza.
Il quarto campione del produttore Bisi è una Barbera del 2015 denominata Senzaaiuto.
Una Barbera che vuole raccontare il suo territorio di origine, che viene messa a nudo dal produttore, quasi a diventare una scommessa, nulla viene aggiunto e nulla viene tolto. Il "Senzaaiuto" è un prodotto nel quale non vengono aggiunti solfiti e non vengono fatte chiarificazioni o filtrazioni. Nessun coadiuvante o additivo, solo lieviti indigeni per far partire la fermentazione spontanea.
L’aspetto è decisamente pieno e ricco, la tonalità è rosso rubino, la sua trama è fitta, quasi impenetrabile. Il primo naso non risulta pulito, ma con qualche roteazione si concede: piccoli frutti scuri a completa maturazione, sottobosco, muschio bagnato, corteccia, note di inchiostro e goudron. L’assaggio esprime ricchezza, originalità e carattere, tutto si è naturalmente bilanciato e rimane a lungo con ricordi di frutti di bosco. Un prodotto per degustatori educati, potremmo quasi definirlo “un vino per adulti”, un vino artigianale che esprime la barbera nella sua più piena territorialità.
Sempre dello stesso produttore, Bisi, viene proposto un vino convenzionale, ancora una Barbera: il Roncolongo 2015. Rubino di ottima luminosità e piuttosto compatto. Lo spettro olfattivo risulta incentrato dapprima su note fruttate dolci e mature che rievocano quasi la confettura, per poi far emergere note di speziatura dolce, legno nobile, tè nero, inchiostro, rabarbaro e china. Altrettanto ricco al palato, con un buon vigore tannico ed una vivace freschezza.
Il calice successivo Stafilo 2013 – Colle del Bricco sfoggia un rosso rubino vivo e sanguigno, l’olfatto esprime un timbro festoso di frutta polposa, ciliegia rossa e piccoli frutti neri, volge poi a sensazioni mentolate e di anice. Palato di perfetta rispondenza, equilibrato, leggiadro, delicato, pensato per un consumo immediato.
A chiudere la proposta degustativa Il Buttafuoco – Bricco Riva Bianca 2012 di Andrea Picchioni. In etichetta viene riprodotto un disegno della figlia di Andrea, una fatina con due fuochi in mano che vanno a rappresentare il potenziale di questo vino. Un prodotto che oggi puoi apprezzare, ma che domani potrà donarti grandi emozioni. Il calice si veste di un manto rubino intenso, si concede timidamente, l’impatto olfattivo è delicato e dona sensazioni di frutta polposa, di ciliegia, marasca e frutti di bosco, che si mescolano a ricordi balsamici, a note speziate e di cioccolato amaro. Sorprende al palato per la sua tonicità, per i tannini dirompenti e per la infinita, impeccabile e coerente persistenza. Sarebbe bello poterlo seguire nel tempo e sorprendersi di nuovo nello scoprire anche notevoli doti di longevità.
[foto di Bruno Bellato]