Daniele Adorno
Dopo le edizioni del 2020 e del 2021 annullate per la pandemia da Covid-19, nelle giornate di domenica 17, lunedì 18 e martedì 20 ottobre si è svolta la Vinitaly Special Edition, una formula diversa dal Vinitaly tradizionale che dal 1967 si svolge sempre nel mese di Aprile a Verona.
Anche se in forma ridotta, con solamente due padiglioni interamente dedicati agli espositori e un terzo che ha ospitato sale di degustazione per le Masterclass proposte al pubblico, l’edizione “speciale” ha riscosso un successo superiore alle aspettative, con la presenza di oltre 12.000 operatori professionali e 60 nazioni rappresentate. L’iniziativa, lanciata a ridosso del Vinitaly di aprile 2021, ha dato un segnale importante di ripartenza del mondo del vino italiano e del suo mercato.
L’accesso alla manifestazione, riservato esclusivamente a operatori e professionisti del settore e non a un pubblico di semplici appassionati e curiosi, ha particolarmente soddisfatto gli espositori che hanno sottolineato come questo format sia già da tempo auspicato per una fiera centrata sul mercato vitivinicolo internazionale. L’attento filtro dell’organizzazione di Verona Fiere in fase di emissione di accrediti e biglietti per l’ingresso, ha portato professionisti e specialisti del settore a confrontarsi “face to face” come non si è mai visto prima.
Particolare successo hanno riscosso le Masterclass, con le preiscrizioni andate velocemente in esaurimento. Segnale che il mercato è maturo per approfondimenti in competenze tecniche e nuove tendenze, dettate da una domanda sempre più vasta di prodotti ecosostenibili e che rispecchino sempre più l’unicità di ogni singolo territorio produttivo.
Dietro ai banchi, aziende pressoché esclusivamente italiane (da oltre confine solamente due cantine a conduzione famigliare della regione di Brda del Collio orientale lato sloveno). Anche tra i visitatori si è registrata prevalentemente la partecipazione con provenienza dagli stati europei limitrofi al nostro territorio nazionale. Sono mancati quasi del tutto gli Stati Uniti e con loro tutte le nazioni di lingua anglofona. E’ mancata in parte l’Asia e non si sono visti molti importatori Russi che negli ultimi anni avevano fatto registrare un interesse crescente per il settore. Per quanto riguarda le realtà nazionali, si è registrata da un lato la mancata partecipazione di molte illustri cantine, in attesa del Vinitaly ufficiale del 2022, e dall’altra l’affacciarsi al mercato di nuove realtà con un’impellente esigenza comunicativa resa ancora più urgente dai due anni di scarsi contatti pubblici.
Interessante poi, vedere i progressi produttivi e di marketing delle varie regioni.
A centralizzare l’interesse principale non poteva che essere la regione Veneto, ospite dell’evento. Una grande area interna al padiglione 6, suggerita nella sua importanza dallo stesso governatore Luca Zaia, ha raccolto i vari Consorzi di tutela dei vini veneti, creati per promuovere le eccellenze del territorio.
Notevole, per affluenza, consenso di pubblico, qualità dei nuovi prodotti e un packaging evocativo dei propri territori la regione Sicilia, che negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante sotto ogni punto di vista.
Un peccato la totale assenza di alcune regioni tra cui il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige, che è stato presente solo con alcuni prodotti spumantistici. La vicinanza temporale con il Merano Wine Festival 2021, dal 5 al 9 Novembre non ha sicuramente giovato.
La sfida del Vinitaly della prossima edizione sarà continuare a seguire la strada del rinnovamento della formula e riportare in fiera i grandi player internazionali conquistati nel corso degli anni pre-pandemia.
Arrivederci ad aprile 2022 per le conferme.