Elene Gris
Tre ettari di vigneti, tra i quali vitigni internazionali come chardonnay, pinot nero, scelte originali come gamaret e muller thurgau unite al teroldego già esistente, coltivati con grande attenzione tra gli irregolari terrazzamenti alle porte del Parco delle Dolomiti bellunesi.
Questo paesaggio, a dir poco bucolico, ha fatto da cornice alla visita in cantina avvenuta sabato 17 marzo.
Egidio D’Inca, uno dei soci della cantina, ci ha condotto in un viaggio dalla nascita storica della cantina fino ad oggi, illustrando brevemente i futuri progetti, sia a breve che a lungo termine, della “Maison” dolomitica.
Molti sono i vitigni coltivati nel piccolo appezzamento di terra, tra i quali spicca il pinot nero, da sempre ritenuto un vitigno difficile da coltivare: “A noi sono sempre piaciute le sfide” commenta Egidio: pertanto decisero, fin dall’inizio del loro cammino di produttori, memori dei trascorsi del 19°secolo nelle stesse zone e con lo stesso vitigno, di rilanciare la stessa sfida.
Durante la visita, suddivisa in quattro momenti principali, - la storia della cantina, il terroir, la vinificazione, la degustazione – Egidio lascia la parola al suo giovane collaboratore Alessandro Bee, che ci ha guidato tra i vigneti di chardonnay e pinot nero, illustrandoci con grande professionalità la tipologia di terreno, per lo più morenico, la coltivazione – prevalentemente a guyot - e il metodo di raccolta, rigorosamente a mano.
Addentrandoci nel cuore della cantina, i riflettori si sono puntati sulla vasta differenziazione delle cisterne in acciaio, con capienze da 30lt fino a 30hl, permettendo così anche le micro vinificazioni.
Non meno importante la porzione dedicata al loro vino di punta, il Mat 55, vincitore quest’anno del premio AIS Veneto come Miglior Spumante Metodo Classico, la cui fase di remuage, rigorosamente manuale, impegna Egidio e Alessandro due volte al giorno.
“Ogni anno d’inverno, quando la vigna è silente,” racconta Egidio “ io e Alessandro dedichiamo la maggior parte del tempo a roteare le bottiglie disposte orizzontalmente in enormi ceste.”
L’affinamento dei rossi avviene esclusivamente in barrique e interamente all’interno del sito per avere pieno controllo delle fasi di lavorazione e mettere in atto tutte le accortezze necessarie, poiché, "L'obiettivo della cantina -continua Egidio - è mantenere la tipicità degli aromi, e portare alla bocca il chicco d’uva”.
La parte finale della visita è stata dedicata ad un’emozionante e sensoriale degustazione dei prodotti dell’azienda, e si è conclusa con il magnum di Mat ‘55 vendemmia 2010 – sboccatura 2017, e il fratello Pinot Nero della medesima annata.
Vini Degustati:
- Sacolet, vino bianco rifermentato naturale da vigneti bellunesi, 11,5% 2021
- Sacolet, vino bianco fermo da vigneti bellunesi, 12%, 2020
- Sacolet, Vin Pétillant, 12,5%, 2020 (teroldego)
- Sacolet, Rosso da vigneti Bellunesi (merlot)
- Mat ‘55 , Metodo Classico, Pas Dosè, Vendemmia 2010, sboccatura 06/2017, 12,5% 2010 (50% chardonnay e pinot nero)
- Pinot Nero, Pian delle Vette, 13%, 2010
- Bianchetta Metodo Classico anno 2009 sboccatura 2016