Wladimiro Gobbo
La bollicina veneta rappresenta uno stile, quasi una filosofia di vita, che si è imposta a livello mondiale con numeri fino a qualche anno fa inimmaginabili. Piacevole, leggera e concreta, in grado di appagare tutti i palati con camaleontica capacità di adeguarsi alle più disparate preparazione culinarie della tradizione e della cucina moderna. Da quando, dopo il 2000, ha saputo destagionalizzarsi e via via farsi apprezzare non solo in occasione delle feste, è diventata quasi insostituibile, una garanzia di successo per chi la offre da sola o in abbinamento. Figlia di quel metodo che in Veneto, alla scuola Enologica di Conegliano, ha trovato i visionari inventori dello spumante rifermentato in grossi recipienti. Lavorazione che permette di esaltare i profumi propri del frutto con un ciclo produttivo dai tempi relativamente brevi e, soprattutto, economico rispetto a quello che prevede la rifermentazione in bottiglia.
Un numero di bottiglie prodotte annualmente che, comprendendo DOCG e DOC, arriva a circa 700 milioni, ma considerando anche le denominazioni generiche si supera il miliardo di bottiglie immesse nel mercato nazionale e soprattutto estero. Facile immaginarne il valore economico diretto e quello dell’indotto. Bollicine quindi che da Cenerentola sono diventate principessa, capaci di aprire porte a mercati nuovi e a far da traino per le altre tipologie di vino. È presente infatti nella carta dei vini di tutte le aziende.
Senza dubbio il merito va al Prosecco Superiore del Conegliano Valdobbiadene, ma l’estro dei produttori e le competenze del territorio hanno saputo crearne di diverse tipologie, tutte con la propria identità espressiva: dalla Lessinia con la durella, ai colli Euganei con il serprino e il moscato fino ad arrivare al Garda dove vitigni internazionali e autoctoni offrono anche versioni rosé. A tiratura decisamente più limitata quelle con il metodo classico o semplicemente rifermentato in bottiglia, col fondo, che esprimono comunque capacità produttive di alto livello nonché una tradizione da sempre legata al Perlage.
Bollicina di benvenuto, apripista, a tutto pasto e infine defaticante, versatilità e piacevolezza quindi, a prescindere dalle mode e dalle tendenze del momento, bensì compagna insostituibile della convivialità tipica veneta, italiana e mondiale. È proprio l’estero, così affascinato dall’Italian style, a costituire un importante terreno di conquista con i suoi spazi e le sue opportunità, anche se con abitudini culinarie diverse e dalle insolite caratteristiche: sapidità importanti, speziature inusuali, fritti di ogni sorte, nessuno comunque capace di contrastare la piacevolezza della bollicina "Made in Veneto".
Non ci resta altro quindi che fare un grande brindisi a Perlage e al salone che lo ospita, sabato 23 novembre, in Camera di Commercio, a Verona.