Redazione
In vista del 53° Congresso Nazionale AIS, la redazione ha avuto l’occasione di intervistare il Professor Marchioro, docente di Economia turistica applicata al Turismo dell'Università di Padova. Di seguito i momenti salienti dell’intervista, ecco cosa ci ha detto.
Prof. Marchioro, lei che ha un punto di vista privilegiato sul turismo, come vede il futuro del settore?
Il futuro lo vedo roseo. C'è forte interesse e il settore è in forte crescita. Il 2018 a livello mondiale ha registrato un incremento del 6% degli arrivi dei turisti e si è dimostrato il secondo miglior anno dal 2010.
E cosa c'è di nuovo nel turismo dei giorni nostri?
È arrivata la sharing economy. L'economia collaborativa è cresciuta negli ultimi anni in modo esponenziale e ha fatto registrare proprio nel settore turistico la sua avanzata maggiore. Ma anche i social media stanno facendo la loro parte: Facebook per esempio si è trasformato in una delle più potenti piattaforme digitali orientate al turismo, facendone uno strumento sempre più importante per l'industria del viaggio.
Va tutto bene, quindi?
Come sempre avviene c'è il rovescio della medaglia: la sharing economy fa infatti registrare proprio in ambito turistico anche il contrasto più acceso tra il punto di vista della domanda e quello dell’offerta. Sul versante della domanda, si assiste infatti a una continua espansione che non è collegata esclusivamente alla logica low cost. Al contempo, trova nella sempre maggiore tendenza alla personalizzazione, nella ricerca di esperienze uniche e autentiche, nel new tribes tourism, le sue radici più profonde. Il web prima e oggi la sharing economy ed il social commerce hanno reso il mondo più “piccolo”, più a portata di mano e di click, ma anche più conoscibile e sfaccettato, sicuramente meno standardizzato.
Cosa devono fare dunque le strutture recettive oggi?
Sul versante dell’offerta il cambiamento non va subìto, ma governato e gestito. Le destinazioni e le imprese turistiche per affrontare in modo serio i cambiamenti in atto devono organizzarsi. La risposta può apparire banale, ma non ha alternative. Se destinazioni e imprese non si organizzano, qualcun altro lo farà per loro e la cosa non sarà indolore, né dal punto di vista economico, né dal punto di vista del poter continuare ad incidere sulla strutturazione e sulla qualità della propria offerta turistica. Diversamente, destinazioni ed imprese potranno contare sulla sola leva del prezzo ed è noto che puntare al ribasso significa perdere in qualità e nel tempo in competitività.
Ci fa un esempio concreto?
Un bell'esempio è rappresentato dalla Francia. I nostri cugini nel 2002 hanno posto le basi di quello che è diventato il progetto “Open System Alliance Réseaux” ovvero un marketplace turistico con l’obiettivo di responsabilizzare gli operatori e considerare la destinazione come un intermediario. Oggi le destinazioni francesi più prestigiose utilizzano Open System. L’obiettivo è quello di mettere in relazione diretta il venditore e il consumatore, privilegiando i circuiti brevi della commercializzazione e favorendo la disintermediazione. Il sistema permette alle destinazioni di rivestire un ruolo centrale di facilitatore e di intermediario restituendo agli operatori il controllo della propria attività grazie alla fornitura di strumenti adeguati. Sul versante della domanda Open System offre al consumatore l’opportunità di prenotare l’intera esperienza turistica riunendo, in tempo reale, in un unico marketplace un’offerta eterogenea o diversamente poco accessibile e dando al turista i mezzi per fare, liberamente e semplicemente, i propri acquisti on line.